Émile Zola: Naïs Micoulin e altri racconti, traduzione di Paolo Fontana e prefazione di Pierluigi Pellini, Luigi Pellegrini Editore, pagg. 278, euro 18
Risvolto
Qui
proposto per la prima volta per i lettori italiani nella traduzione di
Paolo Fontana, e con il pregio dell’accurata e puntuale Prefazione di
Pierluigi Pellini, Naïs Micoulin e altri racconti raccoglie alcune delle
novelle originali, scritte «con sorprendente felicità e libertà
immaginativa» da Zola per il pubblico russo di «Viestnik Evropy» («Il
Messaggero d’Europa»), l’importante rivista pietroburghese cui Zola, su
incitamento di Ivan Turgenev, collaborò dal 1875 al 1880. Non banali
scritti d’occasione ma ampi racconti in cui Zola è capace «di infondere
vita nuova ai più vieti stereotipi narrativi», spesso contravvenendo a
quel principio fondamentale della poetica naturalista che consiste «nel
rinunciare al personaggio grandeggiante per mettere in scena la banalità
quotidiana di figure umane umili, senza qualità». Le sei novelle
raccolte da Zola sul finire del 1883 in Naïs Micoulin percorrono
registri «tra il ridicolo e il tragico» e hanno ciascuna un eroe, o un
anti-eroe, eponimo. A tre novelle drammatiche fanno seguito tre testi
ironici; in un paio Zola mette in scena il tema del redivivo: su un
registro patetico e nero La Mort d’Olivier Bécaille; in tono amaramente
burlesco la non meno bella Jacques Damour. Entrambe fonte sicura del Fu
Mattia Pascal di Luigi Pirandello.
Tra le novelle, quella che dà il titolo al libro, Naïs Micoulin (scritta da Zola nel 1877 durante il soggiorno all’Estaque, vicino a Marsiglia, dopo le fatiche dell’Assommoir) – l’amorazzo fra la figlia del mezzadro e l’erede della proprietà; il padre meridionale, violento e possessivo; la canina fedeltà che un uomo deforme vota a una ragazza bellissima – è un racconto formidabile: «grazie alla creazione di un personaggio di donna fra i più memorabili della narrativa francese del secondo Ottocento».
Tra le novelle, quella che dà il titolo al libro, Naïs Micoulin (scritta da Zola nel 1877 durante il soggiorno all’Estaque, vicino a Marsiglia, dopo le fatiche dell’Assommoir) – l’amorazzo fra la figlia del mezzadro e l’erede della proprietà; il padre meridionale, violento e possessivo; la canina fedeltà che un uomo deforme vota a una ragazza bellissima – è un racconto formidabile: «grazie alla creazione di un personaggio di donna fra i più memorabili della narrativa francese del secondo Ottocento».
Per la prima volta in Italia «La morte di Olivier Bécaille» con cui il grande scrittore francese anticipò i temi de «Il fu Mattia Pascal»
Gian Paolo Serino - il Giornale Gio, 20/11/2014
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