Tel Aviv, 14 maggio 1948. Quando David Ben Gurion annuncia la nascita dello Stato d'Israele, per Yehuda Khan e Arik Scheinerman è un sogno che si realizza. Giovani, istruiti e ambiziosi, non vedono l'ora di mettersi al servizio del loro Paese. Yehuda, che studia agraria, vuole rendere fertile il deserto; invece Arik pensa alla carriera militare e, chissà, magari anche a quella politica: un giorno, Israele avrà bisogno di un leader forte e carismatico che possa realizzare un altro sogno. La pace.
Tel Aviv, 2011. Da quella maledetta notte di tre anni prima, da quel blitz che, per colpa sua, era finito in tragedia, Tom Hagen si sente un fallito, come uomo e come giornalista. Finché non si materializza davanti a lui una preziosa, forse unica, occasione di riscatto: la possibilità di pubblicare un dossier sulle attività illegali del governo israeliano. Hagen sa che quel dossier è come un fiammifero gettato nella polveriera del Medio Oriente. Ma non può immaginare la violenza dell’esplosione che lo travolge: nel giro di poche ore, si ritrova solo, in fuga, braccato da spie e assassini. E mentre ogni luogo diventa una trappola e ogni passo rischia di farlo cadere nell’abisso, capisce che la verità – tutta la verità – si nasconde nel passato di due famiglie che hanno attraversato la storia d’Israele. Perché nel passato è già scritto il presente e, forse, il futuro del mondo intero.
Acclamato dalla critica come il capolavoro di Frank Schätzing, Breaking News unisce slancio epico e avventure mozzafiato, decisioni epocali e sacrifici quotidiani, la disperata ricerca della normalità e la costante maledizione della guerra. Parla di ieri, di oggi, di domani. Parla di tutti noi, dei segni che lasciamo nel mondo. E, dopo averlo letto, non guarderete più la Storia con gli stessi occhi.
COLONIA Seduto al Wippn’bk Kafé sullo Ubierring, un viale alberato nella parte sud di Colonia («uno dei pochi quartieri risparmiati dalle bombe, che invece rasero al suolo il centro lasciando in piedi miracolosamente solo la Cattedrale»), Frank Schätzing racconta come gli venne l’idea di questo Breaking News , pubblicato in Germania a marzo e subito in testa alle classifiche (il libro esce in questi giorni in Italia, da Nord).
«Ora più che mai servono inviati nelle zone calde»
In «Breaking News» lo scrittore tedesco affronta il ginepraio mediorientale e immagina Sharon ucciso dagli estremisti12 nov 2014 Libero ALBERTO PEZZINI
Con Il Diavolo nella cattedrale ha vinto il premio Bancarella nel 2007. In Germania aveva fatto furore ancor prima con Il
Sharon, considerato un assassino dai Palestinesi, è praticamente il coprotagonista del suo romanzo. Non pensa di averne scritto una sorta di agiografia e, nel caso, non ha qualche rimpianto?
«Assolutamente no. Sharon resta il nucleo dell’intera storia. Tutto è cominciato qualche anno fa: ebbi modo di intrattenere una conversazione con amici sul conflitto in Medioriente e su chi sarebbe stato in grado di trovare una soluzione. Io dissi che l’ultimo uomo avrebbe potuto essere Sharon. È possibile che abbia voluto restituire ai Palestinesi la Palestina, ma rimase colpito da un fatale ictus. Il mio pensiero fu: non è stata solo un’emorragia. Che cosa sarebbe successo se i radicali avessero tentato di eliminarlo? Così è cominciata la storia e non è una celebrazione di Sharon. Aveva lati oscuri. Se uno legge il buio capitolo di Sabra e Shatila, comprende subito che non ho scritto un’agiografia. Da un altro punto di vista, ho evitato di demonizzarlo. Nei fatti va detto che Sharon è stato un personaggio importante».
Sharon era stratega brillante, e militare imprevedibile. Ben Gurion lo apprezzava moltissimo anche se - disse - il suo difetto era che non diceva mai la verità. Lei pensa che sia stato più abile come militare o come politico? È stato davvero responsabile dei crimini che gli vengono attribuiti?
«Per alcuni sì, mentre per molti altri è stato un capro espiatorio. Come generale ha ricoperto un ruolo essenziale. Specialmente durante la guerra dello Jom Kippur. Ma la sua influenza maggiore è stata senza dubbio come politico, avendo deciso l’assetto definitivo dei territori occupati. Puoi amarlo, oppure odiarlo. Ma è stato l’ultimo uomo forte di Israele e ha tentato di porre fine alla crisi».
Ha mai pensato che il protagonista del suo romanzo potesse assomigliare al Robert Redford di Spy Game?
James Patterson ha raccontato questa storia: sono seduti a un ristorante lui, Clint Eastwood e Morgan Freeman. Un signore si avvicina e chiede a Patterson un autografo. Clint corruga un sopracciglio: «Bisogna proprio che mi decida a girare un film importante». Lei crede davvero che la scrittura sia la più nobile delle arti?
«È una storiella carina. Io avrei chiesto un autografo a Eastwood. Comunque, penso che l’arte più nobile sia raccontare una storia in modo da colpire le persone».
Quante volte le è capitato di usare la sua videocamera per raccogliere il materiale per i suoi libri?
«Non l’ho mai spenta nei miei viaggi in Israele e Cisgiordania. Ho filmato ore e ore. C’erano così tante impressioni che mi colpivano, ed era impossibile ricordarle tutte. La mia telecamera è stata fondamentale per le descrizioni locali».
Il suo romanzo è Breaking News. Quanto contano per lei gli inviati in un mondo dominato da Internet?
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