Intervento al convegno di Urbino "I poveri, la povertà", 4 dicembre 2014
E' un intervento rozzo e volgare - come non potrei fare altrimenti - in cui contrappongo l'emancipazione moderna dalla miseria, ottenuta anche grazie allo sviluppo delle
forze produttive, al lamento mistico e poetico che rimpiange un
inesistente bel tempo antico e condanna il prometeismo della metafisica umanistica.
Dopo la guerra perduta, Heidegger, che pure
alla produzione industriale di panzer ci teneva eccome e non era così sprovveduto da rimpiangere il Medioevo (ma pensava semmai a come imbrigliare la modernità), ha queste
cadute di ingenuità nostalgica e diventa di una banalità sconcertante.
Come un Alberoni della filosofia, o come una sorta di Galimberti, ecco il pensiero poetante, la logica del cuore, l'interiorità, lo spirito, ecc. ecc.
L'intervento ha già suscitato lo sdegno dei devoti ripetitori del Maestro. Tuttavia più che agli heideggeriani è rivolto alla sinistra: proprio questo Heidegger critico ante litteram dello sviluppismo, infatti, è il presupposto più o meno consapevole di gran parte delle ideologie della sinistra "radicale" contemporanea, a partire da Latouche [SGA].
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