domenica 7 dicembre 2014

Non lasciare alla destra liberista la critica della decrescita e del populismo

Luca Simonetti: Contro la decrescita. Perché rallentare non è la soluzione, Longanesi, Milano, pagg. 270, € 16,00



L’infelice illusione di una decrescita felice
di Pierluigi Battista Corriere 8.12.14
Un po’ di ossigeno contro chi esalta il buio infelice della «decrescita felice». È un libro che si intitola Contro la decrescita (Longanesi), è scritto da Luca Simonetti, e andrebbe vivamente consigliato a chi non riesce a capacitarsi che un passato di penuria e miseria, dolore e rassegnazione possa essere indicato come un’Età dell’Oro. Un manuale utile per rintuzzare le solite, lugubri geremiadi contro il consumismo. Che poi è la possibilità per miliardi di persone di acquisire beni, opportunità e benessere in una misura inconcepibile in passato anche per i ceti più ricchi.
Una raffica di argomentazioni documentate e convincenti contro i detrattori della scienza che ha salvato una quantità incalcolabile di vite umane. Contro chi rimpiange l’armonia bucolica di un mondo scomparso senza ricordare che in quel mondo solo lo strato signorile della società poteva avvantaggiarsene, lasciando i contadini ad ammazzarsi di fatica, a morire per malattie oggi facilmente curabili, ad abitare in tuguri lerci e puzzolenti, mentre la mortalità infantile faceva strage di bambini denutriti. Un libro che ricorda la forza democratica del progresso, del consumo, della globalizzazione che strappa alla povertà interi continenti condannati a vivere in condizioni disastrose, dell’istruzione garantita a popoli costretti in passato all’analfabetismo, della diffusione di massa di consumi culturali insperati fino poche decine di anni fa.
Pensare che questo passato di stenti e di vita miserabile possa essere rimpianto come un Eden perduto testimonia della scomparsa di ogni elementare senso storico. Non sappiamo più da dove veniamo. Non abbiamo più la percezione dei tremendi costi sociali che la stagnazione economica, l’impossibilità di progredire, la subordinazione sociale, l’immobilismo culturale hanno gravato su un mondo che se non oltrepassava la soglia del chilometro zero, oggi idealizzato con rimpianto struggente, era perché non poteva conoscere quello che accadeva a più di un chilometro zero. Un mondo per cui lo slow food pativa la scarsità del food e la fatica disumana per procurarselo. Un mondo in cui i contadini di Ermanno Olmi venivano decimati al primo apparire di una malattia. Un mondo in cui la superstizione ostacolava persino i primi esperimenti di anestesia totale che avrebbero affrancato l’umanità da sofferenze indicibili. La non crescita era il vertice dell’infelicità. Questo libro ce lo ricorda.

Nessun commento:

Posta un commento