Carlo Emilio Gadda: Il guerriero, l'amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo, Adelphi (pagg. 267, euro 20)
Risvolto
Pochi personaggi hanno scatenato l'acredine e il sarcasmo dell'Ingegnere
quanto Ugo Foscolo («mi fa imbestialire» ha confessato in una lettera):
tanto che nel 1958 non ha esitato a fustigarlo in una virulenta,
irresistibile «farsa» a tre voci andata in onda sul Terzo Programma
della Radio. Le tre voci sono quelle della stolida e giuliva Donna
Quirina Frinelli, imbevuta delle auree riflessioni dell'amica
professoressa Gambini; del reboante e didattico Manfredo Bodoni Tacchi,
sfegatato ammiratore del poeta; e, infine, dell'insolente e sguaiato
Carlo De' Linguagi, implacabile accusatore del Basetta, colpevole ai
suoi occhi ‒ nonché a quelli di Gadda ‒ di cialtroneria, istrionismo,
virilità scenica ed esasperato narcisismo: «vantarsi del pelo... è
un'opinione da parrucchiere» sibila a proposito dell'«irsuto petto» del
sonetto-autoritratto. E, quel che è più grave, responsabile di un
«macchinoso ed inutile vocabolario», di una «sequenza d'imagini ritenute
greche e marmorine», di versi traboccanti di «vergini» e simili a
sciarade, nonché di veri e propri strafalcioni: «Il Foscolo è capace di
scrivere in una lettera “Ho passato un'intera notte a piangere”. È
fisiologicamente impossibile!» ha del resto dichiarato una volta Gadda
ad Arbasino. Ma a ben vedere Il Guerriero è molto più di un
divertissement: giacché gli esilaranti attacchi sferrati alla gipsoteca e
marmoteca foscoliana e all'epos di Bonaparte, il Nano, altro non sono
che l'impetuosa denuncia di una monolingua incapace, nella sua «lindura
faraonizzata», di dar conto della realtà – e della fasulla poesia dei
Vati, cui spetta il compito, in ogni epoca, di mascherare il volto
feroce della sopraffazione e della violenza.
Torna la burlesca pièce in cui l'Ingegnere ironizza sul poeta dei Sepolcri. E prende in giro se stesso
Giancristiano Desiderio Giornale - Gio, 19/11/2015
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