lunedì 20 febbraio 2017

Churchill era solo l'ultimo. La credenza negli extraterrestri nella storia

Il mistero degli antichi astronautiMarco Ciardi: Il mistero degli antichi astronauti, Carocci, pp 220, €19

Risvolto
Secondo la teoria degli antichi astronauti, gli extraterrestri hanno raggiunto il nostro pianeta nel passato, lasciando evidenti tracce del loro passaggio. Ma qual è l’origine di questa teoria? Per scoprirlo prepariamoci ad affrontare un affascinante viaggio, che ci porterà a incontrare la storia della scienza e della tecnica, la filosofia, la psicologia e i movimenti spirituali, la fantascienza e le pseudoscienze, il cinema, i fumetti, la radio, la televisione e molti altri settori del sapere umano e, forse, anche extraterrestre.
Quando si parla di “teoria degli antichi astronauti” ci si riferisce in genere alla possibilità che entità extraterrestri abbiano raggiunto il nostro pianeta nel passato, lasciando qualche traccia, più o meno tangibile, del proprio passaggio: si va dall’esistenza di particolari reperti archeologici, non spiegabili all’interno del contesto nel quale sono stati rinvenuti, alla manipolazione del codice genetico degli ominidi preistorici e, quindi, a un’influenza diretta sull’evoluzione del genere umano. 
La letteratura relativa a questo argomento, considerato da molti uno dei grandi misteri dei nostri giorni, è stata una delle più prolifiche e commercialmente redditizie della seconda metà del Novecento, e gode tutt’ora di buona, anzi, ottima salute. Ma il termine “teoria” sta in questo caso a indicare qualcosa che ha un fondamento scientifico, oppure no? 
Un modo per scoprirlo è quello di ricostruire l’origine di questa problematica, cercando di comprendere quali siano gli ambiti in cui essa si è effettivamente sviluppata e se, fra questi ambiti, possa essere compreso anche quello scientifico. 
Per raccontare questa storia, la cosa migliore da fare è indubbiamente quella di attingere soprattutto alle testimonianze dei suoi protagonisti. Verificare testualmente le loro affermazioni, mettendole a confronto, rappresenta infatti un elemento essenziale per comprendere la natura e l’originalità delle argomentazioni messe in campo. 
Prepariamoci perciò a un lungo e affascinante viaggio che ci porterà a incontrare la storia della scienza e della tecnica, quella della fi losofia, della psicologia e dei movimenti spirituali, della fantascienza e della pseudoscienza, del cinema, della radio, dei fumetti e di molti altri settori del sapere umano e, forse, anche extraterrestre.
Perché non possiamo non dirci Ufologi 
Un libro racconta la storia di chi crede negli extraterrestri: un mito radicato nell’umanità, con insospettabili seguaci 
Vittorio Sabadin Busiarda 19 2 2017
Se così tante persone nel mondo credono che gli extraterrestri esistano, siano più evoluti di noi e ci abbiano fatto spesso visita, la colpa (o il merito) è di un ampio stuolo di persone che lo ha ripetuto nell’arco di quasi due secoli. A loro ha dedicato un meticoloso saggio dello studioso Marco Ciardi (Il mistero degli antichi astronauti, Carocci, pp 220, €19), che dovrebbe leggere chiunque venga regolarmente preso in giro perché «crede» negli Ufo: ora potrà rispondere che è in buona compagnia, visto che «ci credevano» anche lo psichiatra C. G. Jung, il fisico Albert Einstein, l’economista John Maynard Keynes, il Nobel Frederick Soddy, il filosofo G. W. Leibniz e decine di altri studiosi e scrittori. 
Madame Blavatsky
La tesi di Ciardi, bisogna dirlo subito, è che da 150 anni chiunque si occupi della materia pesca sempre nello stesso stagno. Le direttrici della ricerca che bisogna condurre per credere agli Ufo sono state tracciate una volta per tutte nel 1877 da Helena Petrovna Blavatsky nel suo libro «Iside svelata», la bibbia della Società teosofica da lei fondata. Madame Blavatsky fu la prima a tracciare la via: molti miti religiosi sono concordanti; l’età dell’uomo va oltre la cronologia tradizionale; le prime civiltà non sono quantificabili; la storia del mondo si svolge in cicli segnati da immani catastrofi, l’ultima delle quali è stata il Diluvio; evoluzione e degenerazione caratterizzano questi cicli; lo sviluppo scientifico e mentale di alcune antiche nazioni può essere stato più elevato di quello attuale. 
Non ci vuole nulla, partendo da queste premesse, per sentire il bisogno di cercare i continenti perduti di Atlantide, Mu e Lemuria e per attribuire a civiltà scomparse le piramidi, le mura ciclopiche di Baalbek e di Tiahuanaco e i chiodi d’acciaio trovati in sedimenti di roccia preistorica. Molti di quelli che oggi si chiamano OOPArt (Out Of Place Artifacts, oggetti fuori posto) erano già noti a metà Ottocento, ma numerosi altri se ne sono aggiunti. Arthur C. Clarke, lo scrittore di fantascienza, ripeteva che non bisogna domandarsi dove sono gli extraterrestri, ma dove sono gli oggetti fabbricati da loro. Nella sua fantasia, mai troppo disgiunta dal possibile, uno di questi oggetti lo aveva collocato sulla Luna, dove gli astronauti di 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick lo trovano. Perché così lontano? Perché gli esseri umani, prima di confrontarsi con quel nero monolito, avrebbero dovuto progredire nelle loro nozioni scientifiche, fino a viaggiare nello spazio. Anche Jack London, in uno dei suoi ultimi racconti, The Red One (Il Dio Rosso), aveva immaginato che dall’isola di Guadalcanal arrivasse un suono misterioso, che si rivelerà essere un messaggio per l’umanità lasciato da una civiltà extraterrestre. 
Le colpe dei poeti
Leggendo il libro di Ciardi si finisce con il restare stupiti dall’infinito elenco di persone, celebri e rispettate, che non hanno escluso che la storia dell’uomo non sia andata come pensiamo. Che nel passato ne sapessero più di noi erano convinti anche Isaac Newton, che dedicò parte della sua vita alla ricerca alchemica, e l’economista Keynes, che nel 1936 acquistò i manoscritti del grande scienziato sulla trasformazione dei metalli. Il filosofo Leibnitz credeva che miti come le guerre di Titani e Giganti contro gli Dei fossero la memoria di eventi realmente accaduti. Ma i poeti, aggiungeva forse pensando anche a Omero, hanno poi imbrogliato ogni cosa, rendendo impossibile distinguere il vero dal falso. Responsabili di molti imbrogli sono stati anche i missionari cattolici, che hanno liquidato l’induismo e altre culture come semplici superstizioni, ritardandone colpevolmente la comprensione. Ciardi non dimentica di citare chi ha cercato di riportare un po’ d’ordine in questo campo, e ricorda giustamente il prezioso I grandi iniziati, il libro del 1889 nel quale Edouard Schuré lega ogni religione ad un unico filo. 
Le onde radio
Sui misteri degli antichi astronauti hanno indagato anche numerosi italiani. Guglielmo Marconi era ossessionato da onde radio di origine sconosciuta provenienti dallo spazio; L. R. Johamis (Luigi Rapuzzi) spiegava nei Romanzi di Urania come la razza umana fosse il risultato di una fusione tra una stirpe aliena, i Nohr, e i neardenthaliani; Peter Kolosimo (Pier Domenico Colosimo) divulgava con un facile linguaggio negli Anni 70 le prime strane teorie sull’evoluzione umana, ogni volta prudentemente chiuse da un punto interrogativo. Siamo sulla Terra da più di un milione di anni e i nostri ricordi non vanno più indietro di 5000: che cosa sappiamo realmente? Molto poco.
I fumetti 
Gli appassionati del genere troveranno gradevole la lettura del capitolo dedicato a come i fumetti abbiano contribuito nel secolo scorso a diffondere l’idea delle civiltà perdute e dei contatti con civiltà aliene. Non solo i più scontati Flash Gordon e Buck Rogers, ma anche le raffinatissime strisce di Jeff Hawke di Sydney Jordan, persino il Tintin di Hergé che si imbatte negli extraterrestri in 
Volo 714 destinazione Sidney
, e ovviamente anche gli indomiti Blake e Mortimer di Edgard P. Jacobs, autore di una suggestiva tavola nella quale l’ultimo disco volante parte da Atlantide proprio mentre l’estrema diga a protezione della città cede alle acque. 
Marco Ciardi non prende posizione, non ci dice se anche lui «crede che». Forse gli alieni esistono e ci osservano da millenni come fa un etologo che non vuole disturbare gli animali che studia. Ma forse, a forza di ripetere le stesse cose, la gente semplicemente finisce per credere che siano vere: accade in politica, può benissimo essere accaduto anche con gli Ufo. 
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