L’appassionata e documentatissima biografia ( L’oro del tempo contro la moneta dei tempi. André Breton, piuttosto la vita, Castelvecchi, pp. 411, € 28) che la nostra maggiore studiosa del surrealismo, Paola Dècina Lombardi, ha dedicato al suo controverso padre-padrone André Breton (uscita nel cinquantennale della morte, settembre 1966), si conclude con un aneddoto a sua volta controverso. Da Breton pranzano René Magritte e sua moglie Georgette, che ostenta una croce al collo. Breton non ci pensa su un momento: «Signora, o si toglie quella croce, o non posso mangiare alla sua tavola». Al che Magritte si alza, prende per mano Georgette, esce senza dire una parola.
È solo una delle tante «rotture», nella vita del Papa del Surrealismo: «rotture» con le sue donne – quattro mogli e altre stelle filanti – e coi compagni di strada. Coi quali, le une e gli altri, Breton segue sempre lo stesso copione: colpo di fulmine, amour fou, esperienza fusionale, dissenso – apertamente teorico o politico, segretamente pulsionale –, «espulsione» e damnatio memoriæ. La lista fa impressione: da Aragon a Ernst, da de Chirico a Dalì, da Tzara a Trockij, da Bataille a Leiris, da Artaud a Queneau, sino al giovane Jacques Lacan (le cui prime pubblicazioni escono sulla rivista surrealista Minotaure).
La cosa più giusta l’ha detta un altro pittore, Roberto Sebastian Matta: «Le persone che hanno litigato con Breton hanno litigato con una parte di se stessi. […] Coloro che lo odiano, odiano se stessi». Uccidere simbolicamente il Padre-Papa – folgorato da Freud, poi deluso dall’incontro con lui (ma che coi sogni e le nevrosi commerciava da quando era studente di medicina e infermiere durante la Grande Guerra, e che da Pierre Janet aveva preso la definizione di «scrittura automatica») –, per tutti i suoi figli-traditori, fu l’unico modo per rendersi adulti. Il tipico «maestro avverso», insomma: che Dècina Lombardi considera un «moralista classico», alla stregua di Montaigne e Pascal, della modernità. Breton conservava un saggio di Croce, Ciò che è vivo e ciò che è morto della filosofia di Hegel: ed è il caso di porsi, rispetto a lui, la stessa domanda. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
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