martedì 24 ottobre 2017

Lucciole per lanterne, fischi per fiaschi, secessioni dirittopopuliste scambiate per rivoluzioni socialiste catalane. C'è sempre qualcuno più Agamben di te che ti agambenizza



Quel poco che rimane della democrazia moderna in Europa - quel poco che sinora la guerra di classe dei ricchi non è riuscito a smantellare del tutto – viene messo in discussione oggi prevalentemente tramite le spinte secessioniste delle aree più ricche, nelle quali l’egemonia proprietaria è più radicata.

Sono spinte che sollecitano indignazione morale e solidarietà transpolitica tramite la denuncia del centralismo "coloniale" dello Stato e facendo appello alla protezione dei diritti dei popoli oppressi. Come esiste un "dirittumanismo" che detourna i diritti dell'uomo, perciò, esiste un "dirittopopulismo" che distorce non di meno il principio di indipendenza.

Nella cornice della UE, la creazione di entità regionali a geometria variabile, flessibili e transitorie, è infatti la via più facile per aggirare l’ostacolo costituito dalle pur sconfitte democrazie nazionali.
Per quanto riguarda l’Italia, è questo il rischio principale.

Complimenti perciò ai furbissimi compagni che, refrattari all’analisi della situazione concreta e cioè al calcolo dei rapporti di forza e non avendo mai compreso la sostanza della lotta di classe, equivocano clamorosamente il concetto di autodeterminazione dei popoli sottomessi. E immaginano perciò di aver appena fatto la rivoluzione socialista in Catalogna.

Costoro sono in realtà seguaci di Woodrow Wilson, più che di Lenin. E anche se non lo ammetterebbero mai, sarebbero in buona compagnia con quell'Agamben che ha oggi il paradossale merito di aver mostrato in quale assurdo abominio vadano a finire l'odio anarchico per lo Stato e la concezione foucaultiana del potere [SGA].

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