Gand. Le incredibili vicissitudini della «Pala dell’Agnello Mistico» di Hubert e Jan van Eyck, il più grande capolavoro della pittura fiamminga, ora al centro di un radicale recupero e di una mostra al Museo di Belle Arti
Marco Carminati Domenicale 02 02 2020
Nel celebre film Monuments Men -
dedicato all’epopea degli ufficiali alleati incaricati di recuperare i
tesori artistici sottratti dai nazisti in Europa durante l’ultima guerra
mondiale - si assiste, a un certo punto, a un ritrovamento clamoroso:
nella miniera austriaca di Altaussee, tra migliaia di opere d’arte
stipate nei cunicoli, emergono le tavole sparse del più importante
capolavoro di tutto il Quattrocento fiammingo: il colossale Polittico dell’Agnello Mistico,
dipinto dai fratelli Hubert e Jan van Eyck per la Cattedrale di Gand.
La gioia del ritrovamento è grande, ma subito oscurata da un dettaglio: i
monuments men si accorgono che all’appello manca una tavola del
polittico. La cercano alacremente, in preda a una comprensibile
agitazione: niente, la tavola non salta fuori. Si stanno per arrendere,
quando uno dei militari si infila sotto un tavolo improvvisato,
realizzato con un’asse appoggiata su due cavalletti, e si accorge che
l’asse altro non è che il pannello mancante del polittico di Gand
capovolto verso il basso. La pala è salva!

Le vicissitudini subite
dal capolavoro dei fratelli Van Eyck durante gli eventi bellici tra il
1940 e il 1945 furono in realtà solo gli ultimi episodi di una lunga e
incredibile catena di guai, tanto che pare un autentico miracolo il
fatto che il dipinto si sia conservato quasi intatto sino a noi. Ma
vediamo di capire che cosa è accaduto.
Il polittico di Gand venne
commissionato alla metà degli anni Venti del XV secolo da Joos Vijd,
scabino (magistrato di giustizia) della città e fabbriciere della
cattedrale. La scelta cadde sul pittore Hubert van Eyck, che lavorò poco
al progetto perché la morte lo colse nel 1426. L’impresa venne allora
affidata al fratello, Jan van Eyck e il passaggio di consegne è
documentato da un’iscrizione in versi posta sulla cornice del polittico,
che il recente restauro ha confermato essere originale. Questi versi
contengono - celata in un cronogramma - anche la data esatta del
compimento del dipinto: il 6 maggio 1432, giorno dell’esposizione della
pala nella cappella privata della famiglia Vijd nella cattedrale, allora
dedicata a San Giovanni e oggi a San Bavone.

L’opera colpì
subito per la sua spettacolare bellezza. Quando le ante erano chiuse (e
lo erano quasi sempre), il polittico mostrava nel registro superiore la
scena dell’
Annunciazione e in quello inferiore i ritratti dei
committenti, Joos Vijd a sinistra e la moglie Isabelle Borluut a destra,
entrambi nell’atto di adorare rispettivamente
San Giovanni Battista e
San Giovanni Evangelista,
dipinti come fossero statue di marmo. Nelle grandi solennità il
polittico veniva spalancato, ed ecco che dinnanzi agli occhi attoniti
dei fedeli rifulgevano in gloria i protagonisti dell’umana salvezza: nel
registro superiore
Dio Padre benedicente (abbigliato in sontuosissime vesti e con il triregno papale) accanto alla
Vergine Maria, a
San Giovanni, agli
Angeli intenti a cantare e suonare, e dinnanzi ai progenitori
Adamo ed
Eva, posti ai lati estremi del registro alto. In basso, dominava invece la scena di
Gesù come Agnello Mistico (da
qui il nome del polittico) adorato da una schiera di apostoli, santi,
pontefici, patriarchi, martiri, confessori, vergini e sapienti. Questo
corteo d’adoratori si estendeva anche alle tavole esterne del registro
inferiore con i
Giudici Giusti, i
Cavalieri di Cristo, gli
Eremiti e i
Pellegrini. Un’autentica meraviglia.

Nei
primi decenni di vita, l’opera fu oggetto di grandissima ammirazione e
durante il Quattrocento sappiamo che le scene dipinte nei comparti
venivano spesso riprodotte in
tableaux vivants messi in scena in occasione delle feste cittadine. Nel 1512 Albrecht Dürer sostò davanti al dipinto restandone estasiato.
I guai iniziarono a metà Cinquecento, quando si sentì la necessità di iniziare a “restaurare” il retablo.
Nel 1550 un primo tentativo di pulitura, affidato a mani inesperte, si
rivelò disastroso, tanto che si dovette subito correre ai ripari:
vennero chiamati due pittori di chiara fama, Jan van Scorel e Lancelot
Blondeel, i quali, nonostante il rispetto ostentato verso il polittico
(si dice che, durante il lavoro, baciassero in continuazione le tavole),
ridipinsero disinvoltamente interi dettagli dell’opera, in parte
alterandoli senza pietà.
Il peggio, però, doveva ancora venire. La
pala di Gand rischiò infatti di essere annientata dalla furia
iconoclasta protestante. Nel 1566, il capolavoro dei fratelli Van Eyck
venne smontato in fretta e furia dalla cappella Vijd e nascosto nella
torre della cattedrale. Qui, nel 1578, lo scovarono i calvinisti e lo
portarono nel Palazzo Comunale con l’intenzione di venderlo alla regina
Elisabetta I d’Inghilterra. L’“affare” fortunatamente non andò in porto,
e nel 1584 il polittico tornò nella cattedrale di Gand, senza però una
fissa dimora, spostato periodicamente da una cappella all’altra (Vijd,
Viglius, eccetera). Nel 1612 la pala si vide infliggere un ulteriore
“restauro” ad opera del pittor Novelliers di Bruxelles. Poi, come se non
bastasse, rischiò di perire tra le fiamme dell’incendio che distrusse
il tetto di San Bavone il 1° giugno 1640. Nel 1663 arrivò la tegola di
una nuova “pulitura” ad opera di Antoine Van den Heuvel.
Nel 1781
accadde un fatto singolare: Giuseppe II d’Asburgo-Lorena era giunto in
visita a Gand e, tra le altre cose, gli venne mostrato il polittico
della cattedrale privo però dei due pannelli laterali con le figura nude
di Adamo ed Eva, probabilmente ritenute troppo osé per essere poste
davanti ai morigerati occhi dell’imperatore d’Austria.
Questo primo pruriginoso “distacco” fu in realtà l’inizio dello smembramento del retablo.
Nel 1794 la Rivoluzione francese piombò su Gand e le truppe di
Napoleone si impossessarono della parte centrale del polittico con Dio Padre, La Vergine, San Giovanni e l’Adorazione dell’Agnello Mistico.
Tutta questa parte venne portata a Parigi mentre le ante laterali
furono lasciate in città, abbandonate in un deposito. La parte centrale
ritornò a Gand solo nel 1816, dopo il tramonto della stella di
Napoleone. Qui, il complesso avrebbe potuto essere di nuovo ricomposto, e
invece subentrò una scelta ferale e opposta: nel 1816 le ante laterali
vennero improvvisamente vendute al collezionista Nieuwenhuys di
Bruxelles, che le cedette al mercante Solly di Aquisgrana (1817) e che, a
loro volta, andarono a finire nei Musei Reali di Berlino, quando
Federico III imperatore di Prussia acquistò in blocco la collezione
Solly (1821). Arrivate nella capitale tedesca le ante vennero sottoposte
a un’ennesima pulitura, stavolta però andata a buon fine: sotto le
ridipinture, emerse la quartina dove si leggevano i nomi degli artisti
Hubert e Jan van Eyck e la data 1432.
Nel frattempo a Gand erano rimaste la parte centrale del polittico e i due frammenti con Adamo ed Eva.
Malauguratamente l’11 settembre 1822 scoppiò nel duomo un altro
incendio che investì proprio la cappella Vijd: la parte centrale della
pala venne molto danneggiata e di nuovo bisognò far entrare in azione i
restauratori, che sostanzialmente ridipinsero le tavole per coprire i
danni.
Anche nei decenni successivi il complesso non conobbe pace; nel 1861 i pannelli con Adamo ed Eva
lasciarono Gand per essere ceduti allo Stato belga ed esposti nel Musei
Reali di Bruxelles. Nella chiesa di San Bavone di originale restò solo
la parte centrale. Le ante (conservate a Berlino) vennero sostituite da
copie. Le ante berlinesi originali subirono invece un trattamento
traumatico: nel 1894 i pannelli lignei vennero segati nel senso dello
spessore in modo da poter esporre in museo, allo stesso tempo, le facce
interne ed esterne delle tavole.
Scoppiò la Prima Guerra mondiale e
Gand nascose quel che restava della pala per preservarla dai pericoli
del conflitto. All’arrivo della pace, le traversie dell’Agnello Mistico
sembrarono giungere a una svolta positiva. I trattati di Versailles del
1919 obbligarono la Germania a restituire al Belgio le ante del
polittico, ed anche le tavole con Adamo ed Eva rientrarono da Bruxelles. Nel 1920 il polittico di Gand risultava finalmente ricomposto nella sua sede originaria.
Fine
delle vicissitudini? Nemmeno per sogno. Nella notte tra il 10 e l’11
aprile 1934 una banda di ladri entrò in San Bavone e sottrasse due
tavole del polittico, una raffigurante San Giovanni Battista e l’altra i Giudici Giusti. L’11 maggio 1935 il San Giovanni Battista venne ritrovato, mentre i Giudici Giusti sparirono nel nulla e il polittico rimase monco.
Alla fine deflagrò anche la Seconda guerra mondiale. Il complesso dell’Agnello Mistico venne
di nuovo tolto dalla Cattedrale e nascosto nel castello di Pau. Ma qui i
tedeschi lo scovarono, lo prelevarono e lo nascosero prima a
Neuschwanstein e poi nelle miniere di sale di Altaussee, dove nel 1945
venne ritrovato dai valorosi monuments men alleati. Il polittico era smembrato e stremato, ma salvo.
Nel 1945 la Pala venne ricomposta: la tavola dei Giudici Giusti che
mancava all’appello per il furto (ancor’oggi irreperibile) venne
integrata con una copia. Il copista però si prese una piccola libertà:
modificò il profilo di uno dei Giudici Giusti per farlo assomigliare al sovrano regnante, sua maestà Leopoldo III del Belgio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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