domenica 3 novembre 2013

Heimat IV

L’altra patria, una nuova Heimat. Reitz è tornato
Il quarto capitolo della maestosa epopea dei Simon firmato dal regista tedesco Edgar Reitz è appena uscito in Francia
Valentina Longo 2 novembre Europa 2013 STAMPA

Edgar Reizt: “Racconto la Germania dimenticata quando eravamo poveri”
intervista di Fulvia Caprara La Stampa 11.12.13

ROMA. Una storia di emozioni ricambiate lega il regista tedesco Edgar Reitz, ospite oggi a Torino del Sottodiciotto Filmfestival, al pubblico italiano e, in particolare alla Mostra di Venezia, che ha sempre accolto le sue opere con attenzione, dal ’67, quando con Mahlzeiten vinse il Leone d’argento per la migliore opera prima, all’84, anno del successo internazionale di Heimat, vincitore del premio Fipresci. Nel ‘92 fu la volta di Heimat 2, mentre in settembre Reitz ha presentato al Lido la sua ultima opera Die andere Heimat Chronik einer Sehnsucht, stasera in programma al Sottodiciotto: «E’ vero dice l’autore un rapporto particolare mi lega all’Italia. Heimat 2 ha avuto più successo qui che nel mio Paese. Si è aperto, intorno al film, un dibattito che in Germania non c’è stato, e per me questa partecipazione è stata importantissima, mi ha dato un enorme incoraggiamento». Al centro del nuovo dramma familiare, una sorta di prequel del monumentale affresco di Heimat, la vicenda, ambientata a metà del secolo XIX nel poverissimo villaggio o di Schabbach, di due fratelli
diversi per indole e aspirazioni: il più giovane, Jacob, amante della lettura e deciso ad abbandonare il villaggio, e Gustav, determinato e bellicoso, in mezzo Henriette, amata da ambedue, e sullo sfondo «una Germania diversissima e quasi totalmente dimenticata», in preda alla tragedia della povertà che spingeva il suo popolo a emigrare in America del Sud. In questo senso, spiega l’autore, il film, pur riferendosi ad avvenimenti di 160 anni fa, parla d’attualità, spingendoci a osservare, come in uno specchio, le somiglianze tra gli immigrati di ieri, che eravamo noi, e quelli di oggi che approdano con ogni mezzo nei nostri territori: «In Germania, come in Italia osserva Reitz il fenomeno migratorio è stato in quel periodo fortissimo. Il che dovrebbe farci riconsiderare una situazione che oggi viviamo al contrario. Solo poco tempo fa eravamo uguali alla gente che ora arriva qui, dall’Asia, dall’Africa, sognando una vita migliore». Progetto risalente a «circa 20 anni fa», Die andere Heimat, pensato per il grande schermo, a differenza della precedente saga, nasce dall’esigenza di mettere in scena i due protagonisti: «Era importante, per me, raccontare due diversi modi di essere, due possibilità di scelta umana, seguire i sogni o adeguarsi alla realtà». Inevitabile pensare che Jacob e Gustav siano, almeno in parte, frutto di ispirazione autobiografica: «Certo, in ogni opera c’è qualcosa dell’autore. Parte della vicenda è autobiografica, e non solo simbolica». Il film è una coproduzione franco-tedesca: «Solo così è stato possibile girarlo. Mi ha impegnato per 4 anni, un sacco di tempo, non solo per trovare i finanziamenti, ma anche per le ricerche. In genere i film in costume costano di più degli altri, questo ha un budget contenuto».
Per il cinema, anche in Germania, non è un periodo facile: «Ci sono molti nuovi registi, il fatto è che, oggi, i film non possono essere realizzati senza il sostegno della tv. Ma la centralità della tv è pericolosa, grande e piccolo schermo sono differenti e la creatività cinematografica rischia di essere influenzata dall’estetica tv che è fondamentalmente giornalistica». In passato era diverso: «La mia generazione ha aperto le porte a un nuovo cinema. E’ stato difficile, ma allora non tutto era concentrato nelle mani del potere e il pubblico era meno preparato e curioso di oggi». Nel futuro di Reitz ancora mille idee da sviluppare: «Quando si è registi da tanto tempo, è normale avere molti progetti immaginati e non concretizzati. Spero di poterne realizzare presto qualcuno».

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