giovedì 12 giugno 2014

Ancora lo "Zivago Affair"

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Zivago, l’arma segreta della Cia nella Russia di Krusciov
Un libro rivela: fu Londra a passare il manoscritto di Pasternak a Washington
di Anna Zafesova La Stampa 12.6.14
«Il messaggio umanistico di Boris Pasternak – che ognuno ha diritto alla sua vita privata e merita rispetto come essere umano, indipendentemente dalla lealtà politica o contributo allo Stato – è una sfida fondamentale all’etica sovietica del sacrificio dell’individuo al sistema comunista». E’ il 1958, la guerra fredda è in piena esplosione. Due anni prima l’Urss ha invaso l’Ungheria, mancano tre anni alla costruzione del Muro di Berlino e quattro alla crisi di Cuba, le due potenze moltiplicano il numero dei missili nucleari e danno caccia agli agenti del nemico. Ma il capo del dipartimento «sovietico» della Cia, John Maury, trova il tempo per scrivere allo storico direttore Allen Dulles – e indirettamente al presidente Dwight Eisenhower – memorandum che assomigliano più a saggi di critica letteraria che a dispacci operativi. 

Sul romanzo di un autore sconosciuto se non agli addetti ai lavori, che le case editrici sovietiche si rifiutano di pubblicare, i servizi segreti americani e inglesi lanciano un’operazione speciale che coinvolge i migliori agenti e i massimi dirigenti. E che resta segreta per quasi 70 anni: solo di recente la Cia ha desecretato un centinaio di documenti sulla «operazione Aedinosaur». 
Nel libro The Zhivago Affair: The Kremlin, the Cia, and the Battle over a Forbidden Book, in uscita negli Usa, il giornalista Peter Finn e la ricercatrice Petra Couvée ricostruiscono questo thriller politico-letterario. In Russia la letteratura è sempre innanzitutto un’arena di battaglia politica. Gli zar mandavano gli scrittori al confino, Lenin esigeva la sottomissione della letteratura al partito, Stalin leggeva con la matita in mano e poi elevava gli scrittori al rango di eroi oppure li faceva sparire nel Gulag. La storia del medico e poeta Yuri Zhivago – che finisce nel tritacarne della guerra civile, ne esce inorridito e trova la salvezza nel suo amore per Lara – oggi non sembra avere un contenuto «sovversivo». Ma all’epoca lo era. E i «filologi» sottili della Cia se ne rendono conto stabilendo che Il Dottor Zivago - appena pubblicato in Italia da Feltrinelli – è «più importante di ogni altra letteratura uscita finora dal blocco sovietico». «Una giornata di Ivan Denisovic» non è ancora stato scritto, e Maury nota che nel romanzo «non c’è appello alla rivolta, ma l’eresia che predica – la passività politica – è fondamentale». E’ un’arma forse altrettanto potente dei missili, e sul tavolo di Dulles arriva un memorandum che afferma che abbia «un grande valore di propaganda, non solo per il suo messaggio intrinseco, ma anche per le circostanze della sua pubblicazione».
Le circostanze sono drammatiche: nella sua dacia di Peredelkino, il villaggio di scrittori alle porte di Mosca, Pasternak vive nel terrore, isolato, minacciato e denigrato. Pochi mesi dopo sarà costretto a «rifiutare» il Nobel per non mettere a rischio la sua vita e la sua libertà. La Cia – che paragona la persecuzione del poeta a una «Ungheria letteraria» - intanto sta dando la caccia al manoscritto in russo. Che riesce ad ottenere però soltanto dai colleghi dell’Mi-6: due microfilm la cui origine resta ignota, perché nei file desecretati la Cia cancella tutti i nomi e gli 007 di Sua Maestà si rifiutano di aprire i loro archivi. Copie del Dottor Zhivago erano in possesso di russologi di Oxford che avevano visitato il poeta a Mosca, e ovviamente di Feltrinelli. Ma non si sa se fu uno di loro a consegnare all’Mi6 il manoscritto o se venne copiato di nascosto. 
Sono gli inglesi a consigliare di diffondere il romanzo, e la Cia si trasforma in casa editrice. Le voci che aiutò Pasternak ad avere il Nobel non vengono confermate dall’archivio, ma fece di tutto per «promuoverne la pubblicazione in più lingue». L’edizione in russo viene stampata in Olanda, dopo che Pasternak chiede di non pubblicarlo negli Usa per non aggravare la sua situazione. Il libro è distribuito a eventi internazionali dove sono presenti sovietici. Il primo lancio avviene al padiglione del Vaticano della Fiera universale di Bruxelles. L’attività editoriale ormai appassiona la Cia, e mentre Dulles continua a ricevere analisi raffinate (in una si sostiene che Pasternak è fondamentalmente «alieno» alla tradizione russa, il che gli avrebbe permesso di tradurre Shakespeare e Goethe), la Cia si mette a stampare il romanzo. Per facilitare il contrabbando arriva anche un’edizione in miniatura, «facile da nascondere nella tasca dei pantaloni», riferisce l’autore dell’idea.
Il progetto Aedinosaur coinvolge inevitabilmente anche Giangiacomo Feltrinelli, che l’onnisciente Agenzia menziona spesso, qualche volta sbagliandone il cognome (Previtelli e poi Feletrinelli) ma non dimenticandosi mai di qualificarlo come «comunista». Ma alla fine del 1958 al direttore della Cia viene chiesto di far avere all’editore italiano un visto Usa (che in quanto militante di sinistra non avrebbe potuto ottenere) perché «nessun evento recente è stato così lesivo per l’immagine dell’Urss come la pubblicazione di Pasternak da parte di Feltrinelli».
Pasternak muore nel 1960 e il suo funerale diventa una manifestazione di protesta. Olga Ivinskaya, il prototipo di Lara che gestì le trattative con Feltrinelli, finisce in carcere proprio mentre il mondo si innamora della sua eroina portata sugli schermi da Julie Christie. E per gli scrittori russi – e per la Cia – si apre una battaglia lunga 30 anni che ha visto nascere una nuova letteratura russa, il «samizdat», e il regime comunista vacillare sotto i colpi di romanzi pubblicati clandestinamente all’estero e contrabbandati in patria.

Rivelazioni Il Dottor Zivago, la guerra della Cia a colpi di romanzo
di Nanni Delbecchi il Fatto 17.1.15
Non c’è capolavoro della letteratura del Novecento più avventuroso del Dottor Zivago, non solo per quanto narrato da Boris Pasternak, ma anche per il modo in cui quelle pagine arrivarono tra le mani dei lettori occidentali, un intrigo che sembra uscito piuttosto da un romanzo di Le Carrè. Dopo la pubblicazione del libro The Zivago affair di Petra Couvée e Peter Finn avvenuta l’anno scorso negli Stati Uniti, ora la Cia ha messo a disposizione i documenti che permettono di ricostruire nel dettaglio l’operazione di propaganda indiretta di cui fu artefice.
Siamo nel pieno della Guerra fredda, quando Giangiacomo Feltrinelli a dispetto delle sue simpatie comuniste sfida le ire del Partito comunista sovietico e pubblica Zivago in prima edizione mondiale nel novembre 1957. La denuncia di un regime capace di purgare perfino i sentimenti fu un successo immediato, travolgente e per certi versi scioccante.
ZIVAGO era (e rimane) la più perfetta antitesi della retorica imposta dal realismo socialista, e soprattutto lo è in forma struggente, la prova che la nemica mortale di ogni ideologia è la poesia. Raramente letteratura e politica si erano fuse una all’insaputa dell’altra, quasi in reciproco dispregio; e tutto questo non sfuggì alla Cia.
Bisognava fare il possibile per sostenere la candidatura al Nobel di questo autore straordinario ma censurato e costretto all’isolamento nel suo Paese, e l’occasione si presentò con l’Expo di Bruxelles del 1958, uno dei rari eventi ai quali aveva l’opportunità di essere presente un gran numero di cittadini sovietici.
La Cia fece stampare in gran segreto la prima edizione russa del romanzo con l’intento di farle avere ai 15 mila visitatori attesi dall’Unione Sovietica; e siccome distribuirle attraverso il padiglione americano sarebbe stato un affronto troppo plateale, chiese aiuto al Vaticano che consentì di distribuire il Dottor Zivago ai russi cristiani che avrebbero frequentato il suo padiglione alla fiera mondiale.
IN POCHE ore le copie erano andate a ruba, e a quel punto le stampe clandestine si moltiplicarono: l'editore olandese Mouton pubblicò 10 mila copie dell’edizione russa che raggiunsero le principali città europee con invii mirati a quanti stavano per recarsi in Unione Sovietica. Come noto, lo zampino della Cia fu decisivo anche nell’assegnazione a Pasternak del Premio Nobel proprio in quel 1958. Il regolamento dell’Accademia Svedese imponeva che le opere del vincitore fossero pubblicate nella lingua materna dell'autore, e a questo scopo un gruppo di agenti riuscì a intercettare un manoscritto originale in lingua russa che poi, fotografato pagina per pagina, fu pubblicato su carta, intestazione e con le tecniche tipografiche tipiche delle edizioni russe. Pasternak non poté andare a Stoccolma a ritirare il Nobel, consapevole che non gli sarebbe più consentito di tornare in patria, ma il suo unico romanzo entrò nella leggenda; e come se non bastasse, il Dottor Zivago si era dimostrato meglio di James Bond.

Così gli americani realizzarono i tascabili pirata del “Dottor Zivago”
NICOLA LOMBARDOZZI MOSCA Repubblica 17 1 2015
Eccoli, visibili online con il fascino che hanno le scritte “Top Secret”. I russi hanno saputo ieri dai notiziari dell’ennesima malefatta compiuta ai loro danni dagli americani: l’uso di Il dottor Zivago per una operazione di propaganda in piena Guerra Fredda. La cosa era già nota da aprile, svelata dal libro di due ricercatori statunitensi che avevano esaminato carte desecretate della Cia. Ma in questi giorni di Nuova Guerra Fredda, a causa delle sanzioni Usa, qualsiasi notizia sulle “macchinazioni americane” serve alla causa. E così ai russi è stato suggerito come leggere i dettagli di quello che nella seconda metà degli anni ‘50 fu definito “Il Piano Marshall per i cervelli”. Un’operazione che consentì di introdurre clandestinamente in tutto il Patto di Varsavia opere proibite dal regime comunista. Il romanzo di Pasternak, scrittore mal tollerato e ridicolizzato da Stalin, ebbe un ruolo fondamentale. Le vicissitudini del dottor Zivago e di Lara erano state bloccate dalla censura sovietica. A lanciarlo all’estero ci aveva pensato nel 1956 Giangiacomo Feltrinelli. Nel sito della Cia si può leggere come i vertici dell’intelligence Usa considerino il testo “una sfida all’etica sovietica”. E come si prodighi per pubblicarlo in lingua russa ignorando i diritti di Feltrinelli. Significativo un dispaccio del 1959: «Saranno introdotte attraverso viaggiatori legali in Urss e da nostri agenti in contatto con turisti sovietici e funzionari russi delle sedi diplomatiche. Duemila copie saranno distribuite a partecipanti dell’Est Europa al Festival della gioventù di Vienna. Il libro è stato disegnato per essere nascosto facilmente in una borsetta o nella tasca di un pantalone».

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