lunedì 13 ottobre 2014

Mozart libertario e sessantottino?



In realtà la letteratura libertina è piena di esempi analoghi. C'è da vedere se si può parlare di emancipazione vera e propria. Comunque, interessante [SGA].


Leonetta Bentivoglio Lidia Bramani: E Susanna non vien. Amore e sesso in Mozart, Feltrinelli

Risvolto
Possono dei capolavori settecenteschi illuminare il presente, delineando una mappa di sentimenti ed eros tuttora attuale? Attraverso la trilogia di opere creata col librettista Lorenzo Da Ponte, Wolfgang Amadeus Mozart ha dimostrato di sì. In quel corpus miracoloso costituito da Nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte, il compositore ha scandagliato profeticamente ogni aspetto dell’amore, affrontando problemi come la violenza sulla popolazione femminile e la trappola in cui cadono le “donne che amano troppo”. Ha prospettato temi avveniristici come la possibilità di amare più persone, il sesso in adolescenza e nella quarta età, la scelta di essere single, la propensione alla bisessualità.
Le autrici esplorano, con rigore scientifico e prosa leggera e acuminata, questo perfetto congegno musicale tripartito: ne legano i contenuti politici e sociali alla vita di Mozart (ai suoi rapporti, alle sue frequentazioni, alle sue letture), mettono a fuoco l’anticonformismo e la preveggenza delle figure femminili, seguono le indicazioni sull’innocenza dell’adulterio dettate dallo scambio di coppie in Così fan tutte, mostrano i falsi miti del dongiovannismo. Ne deriva un universo che parla agli eterosessuali e agli omosessuali, a chi ha conquistato un’estasi monogamica non obbligata, ai poliamoristi in guerra con l’ipocrisia e agli amanti clandestini refrattari alla mistica della trasparenza.

Donne e amore così fa Mozar Don Giovanni chi? Ecco le vere libertineLeonetta Bentivoglio e Lidia Bramani ribaltano i falsi miti sul compositore e rileggono in chiave femminile i suoi capolavori Le autrici mandano in rovina la favola bacchettona del Grande seduttore Fiordiligi e Dorabella infrangono un tabù il tradimento non è più per soli uomini.

di Natalia Aspesi Repubblica 13.10.14
QUANTI Mozart esistono, quello delle tante biografie e della storia del suo tempo, l’ultimo ‘700, quello dei romanzi, dei film e della fiction, quello dei musicologi e dei letterati, quello dei direttori d’orchestra, dei registi, dei costumisti, quello che i suoi milioni di appassionati si immaginano ogni volta che ascoltano una sua composizione o assistono a una sua opera. Adesso due signore di grande sapienza non solo musicale e di piacevole scrittura, ribaltano le idee più diffuse sulla personalità e la genialità del grande compositore, ma anche il senso dei suoi personaggi, che sono raccontati attraverso la lettura senza fine della sua trilogia italiana, scritta assieme al poeta e librettista Lorenzo Da Ponte, e arricchita dallo studio della sua corrispondenza, della sua biblioteca, di quanto hanno scritto i suoi e i nostri contemporanei.

Leonetta Bentivoglio, giornalista culturale di Repubblica e autrice tra l’altro di Il mio Verdi, e Lidia Bramani, musicologa che ha scritto anche il saggio Mozart massone e rivoluzionario , sono precipitate per anni, ognuna per conto suo, nel suono e nelle parole di Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte, per poi trovarsi e discutere le loro ricerche e i loro punti di vista, femminili e femministi, riunendoli in E Susanna non vien – Amore e sesso in Mozart : «scoprendo nella trilogia un’avveniristica e coerente teoria degli affetti» assolutamente moderna e ricca di ogni avvincente sfumatura amorosa, e riservando la ricchezza puntigliosa delle loro ricerche, necessarie soprattutto agli studiosi, nelle note alla fine di ognuna delle quattro parti. Le donne di Mozart-Da Ponte sono tanto più simili a noi di quanto lo siano le Violette e le Mimi dell’’800, plasmate sull’immaginario maschile della donna dipendente e comunque destinata a morire tossicchiando. Le nozze di Figaro , ispirato alla commedia di Beaumarchais Il barbiere di Siviglia o la precauzione inutile , racconta con Mozart la novità della sorellanza tra donne, la Contessa e la sua domestica Susanna, malgrado la differenza di classe e l’intrusione tra loro degli uomini. L’anno dopo, nel 1787, la fantastica coppia musicista-librettista, affronta nel Don Giovanni una Donna Anna assetata di vendetta contro chi ha tentato di violentarla e ha ucciso il Commendatore suo padre, e una Donna Elvira abbandonata, che “ama troppo”, come le donne del saggio (1989) di Robin Norwood. E in Così fan tutte , opera considerata misogina sino a quando l’hanno riletta Bentivoglio e Bramani, Fiordiligi e Dorabella dimostrano come anche le donne possano non essere monogamiche, ma tradire l’amato senza smettere di amarlo pur attratte da un altro.
L’opera va in scena per la prima volta a Vienna nel gennaio 1790. Meno di due anni dopo, nel dicembre 1791, Mozart morirà di malattia, a 35 anni. In tutta la sua breve vita ha sempre amato le donne e rispettato il loro bisogno di libertà, come racconta nelle sue lettere: le sue amiche erano donne colte, poetesse, scrittrici, cantanti, protofemministe, ed era stato lui a spingere la sorella Nannerl a studiare e comporre. Amò moltissimo la moglie Constanze spesso vilipesa e incompresa dagli studiosi, come del resto Mozart, nel cui teatro per esempio Henri Ghéon rilevò «la paura per l’amore, il disprezzo per l’amore e la sofferenza per l’amore». Il che non appare nelle lettere a sua moglie, a cui scrive ciò che sogna di fare «con l’amabile culetto degno di baci» e le suggerisce di preparare «il nido bello e caro» per accogliere degnamente «il pargolino».
Le due autrici sembrano non voler mai abbandonare le partiture e i versi della trilogia, «una miniera sterminata e ipnotica». Eccole scandagliare Don Giovanni, e mandare in rovina la favola dell’eroe positivo «che ha incantato l’Ottocento, imbonito il Novecento» e ci ha manipolato nel 2000, «suscitando l’ammirazione di bacchettoni e sovversivi».
Mozart non ama il dongiovannismo, che spesso critica nelle sue lettere e neppure Don Giovanni, a cui nell’opera riserva una sola aria, essendo per le altre due travestito da Leporello. Mentre per il fedele don Ottavio, meraviglioso monogamo, Mozart riserva pagine di bellezza indimenticabile. «Quel che le incresce Morte mi dà», canta Ottavio e scrivono le esperte autrici che tutto sanno della musica, e riescono a farcela sentire, «la tonalità si scurisce, flauto e fagotto raddoppiano i violini, mimando i sospiri dell’amante. Gli archi tremolati esprimono la rabbia di Ottavio, mentre il disegno discendente dell’oboe, ripetuto per moto ascendente del fagotto, suggerisce il tormento».
Mozart, studiato oggi da due donne, rivela la sua sapienza di ogni forma d’amore, forse vissuta, forse solo intravista negli altri, e accolta con curiosità e spregiudicatezza. Per esempio, la disparità generazionale, nelle Nozze di Figaro , l’adolescente Cherubino circuito dalla giovanissima Barbarina a sua volta circuita dal maturo Conte, mentre la Contessa è attirata da Cherubino, e l’anziana Marcellina vuole sposare il gagliardo Figaro, innamorato della coetanea Susanna che lo ricambia ma è corteggiata dal Conte; fino a quando si scoprirà che Figaro è il figlio di Marcellina e tutto andrà a posto. La signora anziana e vogliosa viene quasi sempre attaccata dagli studiosi del teatro mozartiano, come “un errore”, mentre è a lei che viene affidato il compito di un manifesto antimisogino. «Sol noi povere femmine Che tanto amiamo questi uomini, Trattate siam dai perfidi Ognor con crudeltà». Le idee libertarie di Mozart vengono collegate a romanzi e film degli ultimi anni, e per esempio per il diritto alla sessualità delle donne anziane si citano Mario Vargas Llosa (Elogio della matrigna).
Abraham Yehoshua (Rito r n o dall’India ) e il celebre film di Hal Ashby Harold e Maude .
Il nuovo Mozart di cui Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani sono vistosamente innamorate, fa dimenticare soprattutto quel bambinone ridanciano dell’ Amadeus di Milos Forman (1984). Il suo ‘700 non è quello della Rivoluzione Francese, ma piuttosto quello della cultura massonica, di cui fanno parte anche i suoi importanti amici come il protosocialista Ziegenhagen e (probabilmente) anche il medico gesuita Mesmer inventore del magnetismo animale. Mozart era feroce con i privilegi degli aristocratici, ma era contrario alla spiccia loro eliminazione come in Francia, e pensava che la nobiltà aveva il dovere di mantenere i suoi patrimoni per metterli al servizio della società. Era colto, amava la scienza, la letteratura, il teatro, la nascente psicologia, la filosofia e gli studi giuridici, era cattolico, anticlericale, pacifista, animalista, molto tollerante. Era quindi, come ci racconta E Susanna non vien, un uomo del futuro, il meglio dell’oggi.

Il narciso Don Giovanni oggi sarebbe uno stalker
Bentivoglio e Bramani fustigano il protagonista di Mozart e Da Ponte
Corriere 10.11.14
 Per illustrare con un’immagine sintetica il senso dell’amore in Occidente, il filosofo Denis de Rougemont scelse il mito di Tristano e Isotta, per lo più noto nella versione musicata da Wagner. È lì che, per de Rougemont, si scontrano le due pulsioni opposte: il cavalleresco amour fou e il borghese e cristiano ordine matrimoniale.
Il lavoro critico che fanno Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani in E Susanna or vien. Amore e sesso in Mozart (Feltrinelli, pagine 284, e 16) cerca anch’esso nell’opera lirica gli archetipi per decifrare l’impalpabile materia amorosa. Ma con un metodo diverso: non utilizza un grande mito come sintesi bensì estrapola una pluralità di passi dalla trilogia mozartian-dapontiana ( Nozze di Figaro , Don Giovanni e Così fan tutte ) facendoli diventare lemmi di una moderna enciclopedia amorosa.
Già prima che il melodramma mettesse in scena stalker, femminicidi e altre fosche immagini, il libertario e massonico Settecento mozartiano aveva annunciato queste situazioni, affiancandole a una sovversiva leggerezza, alle costanze e incostanze amorose, alle ambiguità di ruolo e agli scambi sessuali che emergono oggi con forza. Mozart e Da Ponte (autore dei libretti) sono stati un caleidoscopio di quanto stava per accadere nel sesso e nell’amore dopo la fine dell’innocenza e dei divieti religiosi, e loro stessi — lungi dall’essere dei banali trasgressivi — hanno vissuto sulla propria pelle molte delle contraddizioni che pongono.
Sui loro personaggi le interpretazioni si sono moltiplicate, specie su Don Giovanni, prototipo della vita estetica sin dai tempi di Kierkegaard, variamente ribaltato nelle successive letture critiche e qui messo a nudo dalle autrici nel suo narcisismo inappagabile, nel suo essere un macchinatore meschino e sfacciato e nella sua sessualità predatoria.
Che su di lui l’ermeneutica contemporanea continui a esercitarsi è testimoniato, oltreché da questo libro, dalla lettura fatta dal regista Robert Carsen due anni fa alla Scala (dove Don Giovanni era un beffardo testimone contro le ipocrisie della società) e da un altro volume, La fedeltà di Don Giovanni di Roberto Escobar (il Mulino, pagine 160, e 16). Qui il burlador che ha abitato le pagine di Tirso de Molina, Goldoni, Dumas, Balzac, fino a Nietzsche e Saramago è interpretato come colui che segue la propria ragione e desiderio, una sorta di assoluto superumano, campione della «volontà di potenza». Proprio quanto stigmatizzato da Bentivoglio e Bramani.

La lezione di Mozart sull'amore
di Quirino Principe Il Sole 11.1.15
 «E Susanna non vien...», canta l'amareggiata contessa d'Almaviva nel III atto delle Nozze di Figaro: è l'inizio del recitativo cui seguirà l'aria «Dove sono i bei momenti». In quel crocevia drammaturgico, vibrazioni dolorose turbano la solidità dell'intreccio e dei ruoli. È un sisma che scuote ma non distrugge: dopo la folle giornata tutto si conclude in letizia, e le ferite dell'anima rimangono come tracce di colore. (Ma è letizia vulnerabile: dopo Le barbier e Le Mariage, Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais aveva completato la trilogia con La mère coupable, commedia "nera", livida, messa in musica nel 1966 da Darius Milhaud). La ferita non sanabile è il tempo che scorre e tutto logora. Non è azzardato sentire in «Dove sono...» un'anticipazione della Marschallin in Der Rosenkavalier: «Die Zeit, die ist ein sonderbarer Ding...». Ci piace afferrare in mano questo appiglio e aprire questa porta per suggerire ai lettori come entrare nel grande saggio di Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani. Il libro investe (è il termine giusto) il tema fondamentale della civiltà umana, quello che tra le civiltà mette a nudo le differenze e i gradi qualitativi: l'amore e la sessualità, secondo l'articolazione tutta occidentale in tre gradi, libido, eros, agápe.
Ma l'amore è tema sovente distorto o banalizzato o scambiato per altro fenomeno che ne è larva o scimmia. Perché non sfugga di mano, è necessario dargli una fisionomia definita storicamente ma, insieme, universale e sovratemporale. Simili fisionomie le troviamo nella letteratura: Saffo, Alcmane, Catullo, Properzio, i provenzali, Dante, Shakespeare, Goethe, Verlaine, Puškin. Li Tai-Pao. O nelle arti visive: Simonetta Cattaneo come Venere botticelliana, la misteriosa adolescente di Petrus Christus, le dame dagli occhi di gatto nei dipinti murali egizi. O nella musica: Lidia Bramani e Leonetta Bentivoglio uniscono una loro antica predilezione al migliore oggetto possibile di scelta. Tenendo per fermo che la più grave responsabilità delle deformazioni e adulterazioni a danno delle idee di amore, libido, eros, sessualità, ricade sul cristianesimo, e in particolare sulla tradizione cattolica post-tridentina, e considerando che la musica tanto più dichiara significati universali quanto più è alta e nobile e di geniale fattura, la fisionomia doveva essere quella di un compositore religioso in senso non triviale, e perciò «laico e anticlericale», maestro in un'arte alimentata «di scienza, di teatro, di letteratura, della nascente psicologia e di saggi giuridici e filosofici». Questo compositore rappresenta per essenza lo spirito occidentale. Le autrici del libro lo hanno "ascoltato" «in senso drammaturgico e musicale, alla luce del suo egualitarismo, del suo pacifismo, del suo sincretismo cristiano, del suo animalismo e della sua tolleranza», e con tali connotati non può essere se non Wolfgang Amadeus Mozart. Le tre opere "italiane" su libretti di Lorenzo Da Ponte si rivelano non soltanto fonti di felicità per i sensi e per l'intelligenza, ma anche un autentico, moderno e luminosamente laico Tractatus sull'amore e sulla realtà pericolosa e vulnerante del sesso, nel quale perfette chiavi di lettura decifrano a priori i fenomeni del nostro tempo, come il femminismo, le pulsioni bisessuali, le provocazioni salutari delle perseguitate "pussy riots". Ci colpisce la "singletudine" enunciata da Despina, l'autoerotismo adombrato da Cherubino, il "poliamore" che traspare da Dorabella e Fiordiligi, il supremo mistero del dongiovannismo. Così, quel recitativo con aria della contessa, che dà titolo al libro, è un dolente Tractatus in miniatura: l'immagine, aperta anche con coraggio tutto femminile allo sguardo pubblico e sociale, di una libido che fu, di un eros irrimediabilmente consunto, di un'improbabile agápe. Le tre opere come insegnamento di vita privata e civica: in tale direzione le autrici di questo libro magistrale continueranno a scavare. «Però, attenzione, Mozart è una miniera sterminata e ipnotica: il rischio è quello, esaltante, di non uscirne più».

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