Possono dei capolavori settecenteschi illuminare il presente, delineando una mappa di sentimenti ed eros tuttora attuale? Attraverso la trilogia di opere creata col librettista Lorenzo Da Ponte, Wolfgang Amadeus Mozart ha dimostrato di sì. In quel corpus miracoloso costituito da Nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte, il compositore ha scandagliato profeticamente ogni aspetto dell’amore, affrontando problemi come la violenza sulla popolazione femminile e la trappola in cui cadono le “donne che amano troppo”. Ha prospettato temi avveniristici come la possibilità di amare più persone, il sesso in adolescenza e nella quarta età, la scelta di essere single, la propensione alla bisessualità.
Le autrici esplorano, con rigore scientifico e prosa leggera e acuminata, questo perfetto congegno musicale tripartito: ne legano i contenuti politici e sociali alla vita di Mozart (ai suoi rapporti, alle sue frequentazioni, alle sue letture), mettono a fuoco l’anticonformismo e la preveggenza delle figure femminili, seguono le indicazioni sull’innocenza dell’adulterio dettate dallo scambio di coppie in Così fan tutte, mostrano i falsi miti del dongiovannismo. Ne deriva un universo che parla agli eterosessuali e agli omosessuali, a chi ha conquistato un’estasi monogamica non obbligata, ai poliamoristi in guerra con l’ipocrisia e agli amanti clandestini refrattari alla mistica della trasparenza.
QUANTI Mozart esistono, quello delle tante biografie e della storia del suo tempo, l’ultimo ‘700, quello dei romanzi, dei film e della fiction, quello dei musicologi e dei letterati, quello dei direttori d’orchestra, dei registi, dei costumisti, quello che i suoi milioni di appassionati si immaginano ogni volta che ascoltano una sua composizione o assistono a una sua opera. Adesso due signore di grande sapienza non solo musicale e di piacevole scrittura, ribaltano le idee più diffuse sulla personalità e la genialità del grande compositore, ma anche il senso dei suoi personaggi, che sono raccontati attraverso la lettura senza fine della sua trilogia italiana, scritta assieme al poeta e librettista Lorenzo Da Ponte, e arricchita dallo studio della sua corrispondenza, della sua biblioteca, di quanto hanno scritto i suoi e i nostri contemporanei.
Il narciso Don Giovanni oggi sarebbe uno stalker
Bentivoglio e Bramani fustigano il protagonista di Mozart e Da Ponte
Corriere 10.11.14
Per illustrare con un’immagine sintetica il senso dell’amore in Occidente, il filosofo Denis de Rougemont scelse il mito di Tristano e Isotta, per lo più noto nella versione musicata da Wagner. È lì che, per de Rougemont, si scontrano le due pulsioni opposte: il cavalleresco amour fou e il borghese e cristiano ordine matrimoniale.
Il lavoro critico che fanno Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani in E Susanna or vien. Amore e sesso in Mozart (Feltrinelli, pagine 284, e 16) cerca anch’esso nell’opera lirica gli archetipi per decifrare l’impalpabile materia amorosa. Ma con un metodo diverso: non utilizza un grande mito come sintesi bensì estrapola una pluralità di passi dalla trilogia mozartian-dapontiana ( Nozze di Figaro , Don Giovanni e Così fan tutte ) facendoli diventare lemmi di una moderna enciclopedia amorosa.
Già prima che il melodramma mettesse in scena stalker, femminicidi e altre fosche immagini, il libertario e massonico Settecento mozartiano aveva annunciato queste situazioni, affiancandole a una sovversiva leggerezza, alle costanze e incostanze amorose, alle ambiguità di ruolo e agli scambi sessuali che emergono oggi con forza. Mozart e Da Ponte (autore dei libretti) sono stati un caleidoscopio di quanto stava per accadere nel sesso e nell’amore dopo la fine dell’innocenza e dei divieti religiosi, e loro stessi — lungi dall’essere dei banali trasgressivi — hanno vissuto sulla propria pelle molte delle contraddizioni che pongono.
Sui loro personaggi le interpretazioni si sono moltiplicate, specie su Don Giovanni, prototipo della vita estetica sin dai tempi di Kierkegaard, variamente ribaltato nelle successive letture critiche e qui messo a nudo dalle autrici nel suo narcisismo inappagabile, nel suo essere un macchinatore meschino e sfacciato e nella sua sessualità predatoria.
Che su di lui l’ermeneutica contemporanea continui a esercitarsi è testimoniato, oltreché da questo libro, dalla lettura fatta dal regista Robert Carsen due anni fa alla Scala (dove Don Giovanni era un beffardo testimone contro le ipocrisie della società) e da un altro volume, La fedeltà di Don Giovanni di Roberto Escobar (il Mulino, pagine 160, e 16). Qui il burlador che ha abitato le pagine di Tirso de Molina, Goldoni, Dumas, Balzac, fino a Nietzsche e Saramago è interpretato come colui che segue la propria ragione e desiderio, una sorta di assoluto superumano, campione della «volontà di potenza». Proprio quanto stigmatizzato da Bentivoglio e Bramani.
La lezione di Mozart sull'amore
di Quirino Principe Il Sole 11.1.15
«E Susanna non vien...», canta l'amareggiata contessa d'Almaviva nel III atto delle Nozze di Figaro: è l'inizio del recitativo cui seguirà l'aria «Dove sono i bei momenti». In quel crocevia drammaturgico, vibrazioni dolorose turbano la solidità dell'intreccio e dei ruoli. È un sisma che scuote ma non distrugge: dopo la folle giornata tutto si conclude in letizia, e le ferite dell'anima rimangono come tracce di colore. (Ma è letizia vulnerabile: dopo Le barbier e Le Mariage, Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais aveva completato la trilogia con La mère coupable, commedia "nera", livida, messa in musica nel 1966 da Darius Milhaud). La ferita non sanabile è il tempo che scorre e tutto logora. Non è azzardato sentire in «Dove sono...» un'anticipazione della Marschallin in Der Rosenkavalier: «Die Zeit, die ist ein sonderbarer Ding...». Ci piace afferrare in mano questo appiglio e aprire questa porta per suggerire ai lettori come entrare nel grande saggio di Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani. Il libro investe (è il termine giusto) il tema fondamentale della civiltà umana, quello che tra le civiltà mette a nudo le differenze e i gradi qualitativi: l'amore e la sessualità, secondo l'articolazione tutta occidentale in tre gradi, libido, eros, agápe.
Ma l'amore è tema sovente distorto o banalizzato o scambiato per altro fenomeno che ne è larva o scimmia. Perché non sfugga di mano, è necessario dargli una fisionomia definita storicamente ma, insieme, universale e sovratemporale. Simili fisionomie le troviamo nella letteratura: Saffo, Alcmane, Catullo, Properzio, i provenzali, Dante, Shakespeare, Goethe, Verlaine, Puškin. Li Tai-Pao. O nelle arti visive: Simonetta Cattaneo come Venere botticelliana, la misteriosa adolescente di Petrus Christus, le dame dagli occhi di gatto nei dipinti murali egizi. O nella musica: Lidia Bramani e Leonetta Bentivoglio uniscono una loro antica predilezione al migliore oggetto possibile di scelta. Tenendo per fermo che la più grave responsabilità delle deformazioni e adulterazioni a danno delle idee di amore, libido, eros, sessualità, ricade sul cristianesimo, e in particolare sulla tradizione cattolica post-tridentina, e considerando che la musica tanto più dichiara significati universali quanto più è alta e nobile e di geniale fattura, la fisionomia doveva essere quella di un compositore religioso in senso non triviale, e perciò «laico e anticlericale», maestro in un'arte alimentata «di scienza, di teatro, di letteratura, della nascente psicologia e di saggi giuridici e filosofici». Questo compositore rappresenta per essenza lo spirito occidentale. Le autrici del libro lo hanno "ascoltato" «in senso drammaturgico e musicale, alla luce del suo egualitarismo, del suo pacifismo, del suo sincretismo cristiano, del suo animalismo e della sua tolleranza», e con tali connotati non può essere se non Wolfgang Amadeus Mozart. Le tre opere "italiane" su libretti di Lorenzo Da Ponte si rivelano non soltanto fonti di felicità per i sensi e per l'intelligenza, ma anche un autentico, moderno e luminosamente laico Tractatus sull'amore e sulla realtà pericolosa e vulnerante del sesso, nel quale perfette chiavi di lettura decifrano a priori i fenomeni del nostro tempo, come il femminismo, le pulsioni bisessuali, le provocazioni salutari delle perseguitate "pussy riots". Ci colpisce la "singletudine" enunciata da Despina, l'autoerotismo adombrato da Cherubino, il "poliamore" che traspare da Dorabella e Fiordiligi, il supremo mistero del dongiovannismo. Così, quel recitativo con aria della contessa, che dà titolo al libro, è un dolente Tractatus in miniatura: l'immagine, aperta anche con coraggio tutto femminile allo sguardo pubblico e sociale, di una libido che fu, di un eros irrimediabilmente consunto, di un'improbabile agápe. Le tre opere come insegnamento di vita privata e civica: in tale direzione le autrici di questo libro magistrale continueranno a scavare. «Però, attenzione, Mozart è una miniera sterminata e ipnotica: il rischio è quello, esaltante, di non uscirne più».
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