venerdì 21 novembre 2014

L'apogeo di mozart: un libro

Mozart sulla soglia della fortunaChri­stoph Wolff: Mozart sulla soglia della for­tuna. Al servizio dell'Imperatore, 1788-1791, Edt, pp. 224, euro 22

Risvolto
Il periodo imperiale di Mozart (1788-1791) rappresenta l'apogeo della sua carriera creativa. Furono anni segnati da ristrettezze e difficoltà; non fu però un tempo dominato dalla rassegnazione, dalla disperazione e dalla desolazione, e lo testimonia un profluvio di straordinarie composizioni. Non doveva essere una fine, ma un nuovo inizio.
«Sono sulla soglia della mia fortuna»: è quanto scrisse Mozart in una lettera del 1790 al suo amico e confratello massone Michael Puchberg. Due anni prima l’imperatore d’Austria Giuseppe II lo aveva assunto al suo servizio in qualità di “compositore da camera della corte imperialregia”, una carica prestigiosa, accompagnata da un buono stipendio e pochi obblighi lavorativi.
Ma ciò che più deve avere contato per Mozart fu lo straordinario riconoscimento pubblico che questa nomina comportava, e che presto si sarebbe diffuso in tutta Europa. Un riconoscimento che lo incoraggiò a intensificare il lavoro e migliorò le sue prospettive future, facendogli intravedere una lunga e fortunata carriera. La notizia della sua improvvisa morte, un anno più tardi, colse di sorpresa l’intero mondo musicale e alimentò una ridda di speculazioni sulle condizioni e le cause di quel tragico evento, che continuò a influenzare la ricezione della sua opera musicale fino ai nostri giorni.
Christoph Wolff, in questo libro, si pone la domanda: è possibile rileggere quegli ultimi

quattro anni di vita creativa di Mozart senza fissare gli occhi sulla catastrofe della sua morte prematura? La straordinaria opera compositiva che fece seguito alla nomina imperiale, inaugurata dalle tre ultime sinfonie dell’estate 1788, invita a una profonda riconsiderazione complessiva. Wolff esamina i più importanti avvenimenti biografici e le implicazioni musicali dell’incarico alla corte viennese e prende in esame il concetto di “stile imperiale” sulla base delle opere più rappresentative di questo periodo nei diversi generi musicali: pianistico, da camera, orchestrale, teatrale e sacro. Particolare spazio è riservato ai maggiori capolavori,
dal Flauto magico ai Quartetti “Prussiani”, dalle ultime sonate al Requiem.

Uno dei capitoli più illuminanti è inoltre dedicato all’ampio e spesso sottovalutato corpus dei lavori lasciati incompiuti

e ai tanti abbozzi autografi, capaci non solo di aprirci le porte del laboratorio creativo di Mozart e di chiarirci il suo metodo di lavoro, ma anche di farci intravedere con quale intensità stesse lavorando a un grandioso rinnovamento stilistico ed estetico della musica dei suoi tempi.


Il kompositor non era in bolletta 
Saggi. Christoph Wolff con il suo libro «Mozart sulla soglia della fortuna» sfata un mito e riconsegna la figura a tutto tondo del musicista

Luca Del Fra, il Manifesto 21.11.2014 

È un musi­ci­sta vivo quello resti­tuito da Chri­stoph Wolff nel suo recente Mozart sulla soglia della for­tuna (Edt, pp. 224, euro 22), un volume che scro­sta gli ste­reo­tipi che pre­sen­ta­vano il com­po­si­tore di Sali­sburgo in modo roman­ze­sco, ren­den­dolo incom­pren­si­bile più che enig­ma­tico, sof­fo­cato da un alone leg­gen­da­rio, che lo voleva roman­ti­ca­mente olim­pico e melan­co­nico, oppure più moder­na­mente liber­tino, filo­sofo e al con­tempo scur­rile, rivo­lu­zio­na­rio e, per­ché no, libero pro­fes­sio­ni­sta o impren­di­tore.
Musi­co­logo tede­sco di cui in Ita­lia sono stati tra­dotti negli ultimi anni una note­vole mono­gra­fia su Johann Seba­stian Bach (Bom­piani, 2003) e il bel­lis­simo Il Requiem di Mozart (Astro­la­bio, 2006) di cui que­sto nuovo volume appare la logica pro­se­cu­zione, Wolff col­pi­sce per la tau­ma­tur­gica capa­cità di pas­sare dalla musica, alla sto­ria, alla società, alla bio­gra­fia, al sistema pro­dut­tivo musi­cale con una sicu­rezza e una soli­dità d’impianto che fa impal­li­dire certa disin­volta musi­co­gra­fia, oggi tanto di moda. 
«Sono sulla soglia della for­tuna» è la frase d’attacco del suo libro: Mozart l’aveva pro­nun­ciata nel 1787 dopo essere stato nomi­nato dall’imperatore Giu­seppe II «Kom­po­si­tor» ben remu­ne­rato per la musica da camera della corte impe­rial­re­gia.
Un punto di par­tenza non casuale, per rico­struire gli ultimi quat­tro anni della vita del musi­ci­sta (1788 – 1791), spaz­zando via molti frain­ten­di­menti e leg­gende su un Mozart libero pro­fes­sio­ni­sta, vuoi per scelta, vuoi per­ché incom­preso da una corte vien­nese medio­cre e invidiosa. 
A carat­tere più storico-biografico, i primi tre capi­toli del libro gra­zie a una copiosa docu­men­ta­zione e una eccel­lente rico­stru­zione del con­te­sto sto­rico e sociale, seguono le tra­iet­to­rie pro­fes­sio­nali di Mozart, da sem­pre desi­de­roso di un rico­no­sci­mento uffi­ciale, orgo­glioso di averlo otte­nuto come «Kom­po­si­tor», alla ricerca di nuove cari­che anche fuori dall’Austria, pra­ti­ca­mente otte­nute con l’impegno uffi­ciale a farlo diven­tare anche «Kapell­mei­ster» della cat­te­drale di Santo Ste­fano a Vienna, men­tre giun­ge­vano cospi­cue offerte per­fino dall’estero: cor­reva il fati­dico 1791, anno che, seguendo il ragio­na­mento di Wolff, sem­brava dover segnare un nuovo ini­zio nella vita del musi­ci­sta e invece fu quello della sua morte. 
Sva­pora così anche l’immagine del com­po­si­tore incom­preso, sfi­gato e bohé­mien, sem­pre in bol­letta: in realtà Mozart, come viene rico­struito con dovi­zia di docu­menti e non senza diver­tita mali­zia, gua­da­gnava bene ma, dicono le evi­denze, tra abi­ta­zioni lus­suose, car­rozze e cibo spen­deva anche meglio – in appen­dice un per­ti­nente schema su red­diti, prezzi e affitti nella Vienna dell’epoca.
Resta da sta­bi­lire per­ché dal 1787 Mozart avesse perso molte delle com­mis­sioni dei suoi patroni della nobiltà vien­nese. Il motivo spiega Wolff risie­de­rebbe soprat­tutto nella guerra con­tro la Tur­chia in cui l’impero asbur­gico era stato tra­sci­nato dalla Rus­sia, che ottenne nel 1794 l’annessione della Cri­mea (terra, come si vede in tempi recenti, su cui ancora si guer­reg­gia). L’aristocrazia austriaca, impe­gnata fisi­ca­mente ed eco­no­mi­ca­mente sui campi di bat­ta­glia, era dun­que niente affatto incline a com­mis­sio­nare musica e finan­ziare serate cui non poteva par­te­ci­pare.
Dun­que da una parte i rico­no­sci­menti uffi­ciali, dall’altra il con­flitto: come reagì Mozart al nuovo clima? A que­sto rispon­dono i tre capi­toli finali di Mozart sulla soglia della for­tuna, dedi­cati alla musica degli ultimi anni di vita del com­po­si­tore (1788 – 1791). 
Sono pagine intri­ganti e, in linea di mas­sima, abbor­da­bili anche dai non spe­cia­li­sti: Wolff, scar­ta­bel­lando tra gli schizzi e le par­ti­ture incom­piute di Mozart, trac­cia tre diverse dire­zioni: la musica sin­fo­nica da camera; la musica tea­trale; infine, il ritorno alla musica sacra.
Ma soprat­tutto iden­ti­fica il comune deno­mi­na­tore dell’ultimo Mozart in un lin­guag­gio musi­cale inno­va­tivo, fatto di solu­zioni sem­pre più raf­fi­nate e colte ma usate in modo facile e tra­spa­rente. Uno stile non privo di con­trad­di­zioni, che Mozart stava ela­bo­rando con luci­dità e fatica, tra qual­che incom­pren­sione con il pub­blico, ma anche splen­dide affer­ma­zioni, come Die Zau­ber­flöte, il suo vero grande successo. 
Alla fine degli anni ’80 del Set­te­cento, Mozart era dav­vero, come pen­sava, sulla soglia della for­tuna? Il merito mag­giore del libro è averlo ripor­tato nei suoi panni, quelli di musi­ci­sta e non di mito, aprendo nuove pro­spet­tive di ricerca e di appro­fon­di­mento, da vagliare e pro­se­guire nei pros­simi anni.

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