venerdì 6 marzo 2015

I tempi di "Astrolabio"


Alfredo Casi­glia: Pagine sco­mode. La rivi­sta Astro­la­bio, Ediesse

Risvolto
I cinquant’anni dalla nascita de L’Astrolabio, la rivista fondata da Ernesto Rossi e diretta da Ferruccio Parri, offrono l’occasione per ripercorrere un tratto significativo della storia recente del nostro Paese attraverso la lettura e l’interpretazione degli avvenimenti politici, sociali, culturali (nazionali e internazionali) che la rivista ha fornito. Negli oltre vent’anni della sua vita, dal 1963 al 1984, L’Astrolabio ha rappresentato un punto di riferimento per un’area dell’opinione pubblica riformista e del mondo politico in generale; le sue pagine sono state veicolo di battaglie importanti, testimonianza di un impegno civile e politico erede della cultura azionista da cui sia Rossi che Parri provenivano. Se oggi è di qualche interesse ricordare quegli anni è anche perché essi presentano delle analogie con il passaggio politico che l’Italia sta attraversando. Allora, all’inizio degli anni Sessanta, il nascente centro-sinistra aveva suscitato grandi aspettative perché segnava una cesura con quasi un ventennio di politica centrista dominata dalla Democrazia Cristiana; oggi l’attenzione e le aspettative sono per un’altra cesura, quella con il ventennio berlusconiano, occasione da non perdere per restituire alla politica e alle istituzioni democratiche la dignità smarrita. Il presente volume e la connessa digitalizzazione della rivista costituiscono un progetto complessivo che nell’intenzione del curatore è volto a salvaguardare un frammento significativo della nostra memoria storica.


Astrolabio, gli inquieti anni dei cacciatori di stelle 
Memoria. L’esperienza della rivista «Astrolabio» in un saggio per Carocci. Il ruolo svolto dalla rivista nel dialogo tra Pci e Psi

Alessandro Santagata, il Manifesto 6.3.2015 

L’astrolabio è uno stru­mento per deter­mi­nare l’altezza di un astro. Nel suo signi­fi­cato eti­mo­lo­gico è l’oggetto per «pren­dere i corpi cele­sti» ed è que­sta l’immagine che più si addice a descri­vere gli obiet­tivi dell’omonima rivi­sta fon­data nel 1963 da Erne­sto Rossi e Fer­ruc­cio Parri. Pub­bli­cato a cura di Alfredo Casi­glia, Pagine sco­mode. La rivi­sta Astro­la­bio (Ediesse) rac­conta la sto­ria di que­sta rivi­sta attra­verso una ricca col­le­zione di testi­mo­nianze. I saggi di Carlo Pin­zani e Luigi Fenizi for­ni­scono le coor­di­nate della vicenda. 
Siamo nell’Italia della tra­sfor­ma­zione e in un con­te­sto segnato da una grande effer­ve­scenza cul­tu­rale. Le rivi­ste det­tano il passo del dibat­tito e al di fuori delle «due chiese» sta matu­rando una nuova sini­stra dalle mol­te­plici radici cul­tu­rali. L’Astrolabio nasce dalla volontà di farsi col­let­tore di que­ste espe­rienze. Il nucleo ori­gi­na­rio è quello degli ex-azionisti dispersi dopo lo scio­gli­mento del par­tito. Si tratta di un insieme ete­ro­ge­neo che spa­zia da set­tori de Il Mondo di Pan­nun­zio ai mili­tanti del movi­mento di Unità Popo­lare, nato dalla con­fluenza di Auto­no­mia socia­li­sta di Cala­man­drei e Codi­gnola e dell’Unione di rina­scita repub­bli­cana (Parri, Cas­sola). Il Par­tito socia­li­sta e quello social­de­mo­cra­tico rap­pre­sen­tano ini­zial­mente per que­ste com­po­nenti il punto di rife­ri­mento di una sini­stra anti-sovietica ma non anti-comunista. Il sogno nel cas­setto è ricom­porre l’unità delle sini­stre, rilan­ciata ancora nel 1962 da Parri sulle pagine de Il Ponte. La stessa aspi­ra­zione si trova alla base dell’Astrolabio, il cui primo edi­to­riale si pro­pone di dare pro­fon­dità sto­rica e morale al nuovo pro­getto del centro-sinistra. Tra i valori di rife­ri­mento ci sono quelli di giu­sti­zia, libertà e lai­cità, un punto quest’ultimo par­ti­co­lar­mente caro al giu­ri­sta e sto­rico cat­to­lico Arturo Carlo Jemolo. 
Nei fatti, il gruppo di Parri si pro­pone come uno sti­molo al Par­tito socia­li­sta in nome del «con­cre­ti­smo sal­ve­mi­niano» e della comune matrice anti­fa­sci­sta. In poli­tica estera sostiene la disten­sione, si schiera con­tro l’intervento sta­tu­ni­tense in Viet­nam e esprime un’attenzione par­ti­co­lare ai pro­cessi di deco­lo­niz­za­zione, dei quali Gian Paolo Cal­chi Novati segue gli svi­luppi. Sul fronte interno, di cui si occupa anche Umberto Segre, il soste­gno ai pro­getti di riforma strut­tu­rale si accom­pa­gna a un dia­logo con i comu­ni­sti reso pos­si­bile dallo stretto rap­porto tra Parri e Longo. Il prin­ci­pale risul­tato di tale sforzo sarà la for­ma­zione nel Pci del primo nucleo par­la­men­tare della Sini­stra indi­pen­dente alle ele­zioni poli­ti­che del 1968. Lo stesso anno l’esplosione della pro­te­sta stu­den­te­sca e la Pri­ma­vera di Praga spin­gono la rivi­sta ad accen­tuare le sue posi­zioni cri­ti­che verso l’Unione sovie­tica e il cen­tra­li­smo demo­cra­tico ospi­tando il con­tri­buto del lea­der stu­den­te­sco fran­cese Daniel Cohn-Bendit. 

Un mesto declino 
Nel decen­nio suc­ces­sivo, nono­stante l’uscita da sini­stra di Mario Signo­rino e altri gior­na­li­sti, l’Astrolabio con­ti­nuerà a fian­cheg­giare le istanze dei movi­menti con­tro la «stra­te­gia della ten­sione», per il disarmo e i diritti civili (dal divor­zio all’aborto). Gli anni Set­tanta sono anche quelli del «com­pro­messo sto­rico», accolto con entu­sia­smo da una rivi­sta che, nono­stante alcune vena­ture anti­cle­ri­cali, ospita al suo interno la voce di Adriano Ossi­cini e si è da sem­pre pro­di­gata per l’incontro con i cat­to­lici. Nel 1978 l’assassinio di Moro e lo sban­da­mento del Pci inva­li­de­ranno que­sto pro­getto di pari passo al pro­gre­dire di una crisi (eco­no­mica e di let­tori) che si rive­lerà deci­siva. La rivi­sta, diretta da Luigi Ander­lini, chiude i bat­tenti nel 1984, l’anno del primo governo Craxi e della fine di qual­siasi pro­spet­tiva di unità delle sini­stre. La società è cam­biata, la Sini­stra indi­pen­dente si è spac­cata e il labo­ra­to­rio aperto da Parri ha per­duto la sua mis­sione ori­gi­na­ria. Le stelle sono rima­ste al loro posto e il Paese si avvia verso un nuovo ventennio.

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