venerdì 6 marzo 2015

Ripubblicato il libro su Renato Caccioppoli


Roberto Gra­mic­cia: Vita di un mate­ma­tico napo­le­tano. Renato Cac­ciop­poli, la regola e il disor­dine, Edi­tori Riu­niti Inter­na­zio­nale, pp. 208, euro 16,50

Risvolto

Renato Caccioppoli è stato uno dei gtandi personaggi del '900 italiano. Matematico geniale e cattedratico anticonformista, amatissimo a Napoli, sua città natale, è stato anche un magnifico pianista e un cultore di tutte le arti.
Nipote dell'anarchico Mikhail Bakunin, spirito libertario e inquieto, il ruolo politico svolto nella lotta antifascista prima e in quella per la pace poi, sarà la testimonianza di un impegno irriducibile liberato da ogni retorica.
La sua sarà una vita eccentrica, in cui il disordine finirà per essere piegato agli scopi della ricerca del vero e del bello, fino ad assumere dignità di metodo.
Vivere senza riprendere fiato sarà il suo modo di esistere anche nelle molte e importanti relazioni umane e sentimentali, sino al suicidio avvenuto l'8 maggio del 1959 e raccontato nel film di Mario Martone "Morte di un matematico napoletano".


Renato Cacciopoli, un flâneur ribelle a ogni ortodossia 
Saggi. La vita del matematico napoletano Renato Caccioppoli in un libro di Roberto Gramiccia

Giuseppe Allegri, il Manifesto 6.3.2015 

È la vita di Renato Cac­ciop­poli, quella rac­con­tata con grande coin­vol­gi­mento da Roberto Gra­mic­cia, in Vita di un mate­ma­tico napo­le­tano. Renato Cac­ciop­poli, la regola e il disor­dine (Edi­tori Riu­niti Inter­na­zio­nale, pp. 208, euro 16,50). Un libro che viene final­mente ripub­bli­cato in una nuova ver­sione e il cui titolo ricorda il cele­bre film di Mario Mar­tone e Fabri­zia Ramon­dino, Morte di un mate­ma­tico napo­le­tano, con un superbo Carlo Cec­chi inter­prete degli ultimi giorni di vita di Renato Cac­ciop­poli. Gra­mic­cia, medico, scrit­tore e cri­tico d’arte, pre­fe­ri­sce invece resti­tuirci l’intera bio­gra­fia, poli­tica, let­te­ra­ria, poe­tica e mate­ma­tica di Renato Cac­ciop­poli, a cen­to­dieci anni dalla nascita e a cin­quan­ta­cin­que dal sui­ci­dio. Sono pagine che si leg­gono tutte d’un fiato, con il merito di tor­nare a rac­con­tare le vicende di que­sto soli­ta­rio mate­ma­tico attra­verso il Nove­cento napo­le­tano ed ita­liano, nella sua piega che dall’opposizione al fasci­smo, giunge a una mili­tanza comu­ni­sta, in un rap­porto di amore/odio con la diri­genza del Pci napo­le­tano. Come del resto ha sapien­te­mente rac­con­tato anche Ermanno Rea, con il suo Mistero napo­le­tano (Einaudi), dove Cac­ciop­poli è uno dei protagonisti. 
«Il nipote di Baku­nin», così veniva chia­mato Renato, poi­ché il grande pen­sa­tore e rivo­lu­zio­na­rio anar­chico Michail Baku­nin era suo nonno materno. E una sorta di influenza tra­smessa per via ere­di­ta­ria rimarrà inde­le­bile nel gio­vane e poi nel maturo Cac­ciop­poli, con quella radi­cale pro­pen­sione all’indipendenza di pen­siero e giu­di­zio: nella ricerca e nell’insegnamento della mate­ma­tica, come nella vita quo­ti­diana. Così il libro di Gra­mic­cia si arti­cola in tre parti: la vita; oltre la mate­ma­tica; le affi­nità elet­tive; lasciando anche spa­zio a due appen­dici sull’opera mate­ma­tica di Cac­ciop­poli, redatte da Ennio De Giorgi e Carlo Sbordone. 
Dalle pagine di que­sta bio­gra­fia roman­zata risalta la figura geniale e tor­men­tata di Cac­ciop­poli, grande intel­let­tuale e appas­sio­nato mili­tante poli­tico anti­fa­sci­sta nei tempi prima bui, poi esplo­sivi, quindi delu­denti, che dagli anni Venti del regime pas­sano per la par­te­ci­pa­zione alla Resi­stenza e arri­vano alla prima disil­lu­sione repub­bli­cana nei con­fronti dello «Stato dei par­titi» e dello stesso par­tito comu­ni­sta. Ma Renato Cac­ciop­poli è soprat­tutto il flâ­neur soli­ta­rio, in giro per la tanto amata Napoli, tra libre­rie, caffè, trat­to­rie, taralli, birre ghiac­ciate e bic­chieri di vino, fino all’alba. Gambe e pro­filo sot­tile, il ciuffo di capelli ribelle sulla fronte, un vec­chio imper­mea­bile inglese sem­pre indosso, al collo una sciarpa, a volte senza cami­cia, in tasca una copia de l’Unità o L’Espresso. Eppoi dai bar appena aperti, magari per l’ultimo cic­chetto, andava all’università: un po’ sgual­cito e sto­nato, sicu­ra­mente sem­pre visio­na­rio, «’O genio», come veniva chia­mato da allievi e col­le­ghi, per l’abilità mate­ma­tica e la potenza delle sue lezioni, spesso tenute in napo­le­tano, da lui intesa come vera lin­gua della mate­ma­tica. Sotto gli occhi affet­tuosi di Savino Coro­nato, il prete assistente. 
È l’irregolare, l’eretico, il for­mi­da­bile casi­ni­sta matto Renato Cac­ciop­poli, quello che fre­quenta cir­coli e sezioni del Pci, da comu­ni­sta senza tes­sera di par­tito, com­men­tando film, decla­mando poe­sie, suo­nando il piano nelle affol­late not­tate di Palazzo Cel­la­mare. Pre­fe­rendo le note di Debussy al tra­di­zio­nale comi­zio e quelle della Mar­si­gliese per sfi­dare gli uffi­ciali fasci­sti, quindi accom­pa­gnan­dosi con i sot­to­pro­le­tari che incro­ciava ogni giorno, insieme con gli ultimi fre­quen­ta­tori della vita not­turna napo­le­tana. Soprat­tutto è il rac­conto di una furiosa e sfer­zante intel­li­genza, irri­du­ci­bile a qual­siasi gab­bia con­cet­tuale, da spa­valdo e iro­nico com­bat­tente con­tro ogni dog­ma­ti­smo e ortodossia. 
E bene fa Gra­mic­cia a tes­sere una rete di affi­nità elet­tive, intorno alla figura di Cac­ciop­poli: gli eroici furori di Gior­dano Bruno; la visio­na­ria poe­sia e vita di Rim­baud; l’anarchismo meto­do­lo­gico di Feye­ra­bend. Quindi la splen­dente Fran­ce­sca Spada, figura cen­trale della Napoli comu­ni­sta dopo la Libe­ra­zione, com­pa­gna di Renzo Lapic­ci­rella, gio­vane e fra­terno amico di Cac­ciop­poli. Con lei Renato con­di­vide la pas­sione per il piano, che suo­ne­ranno spesso insieme. Fran­ce­sca e Renato: li lega una scal­ma­nata voglia di fare a pezzi il mondo, con la cer­tezza che andrà a finire male, per loro. E così sarà: ambe­due sui­cidi a due anni di distanza l’uno dall’altra, dispersi nella soli­tu­dine. Ma il libro di Gra­mic­cia è un anti­doto alla ras­se­gna­zione e un mes­sag­gio alle gio­vani gene­ra­zioni: col­ti­vare la pro­pria indi­pen­denza per tor­nare a lot­tare insieme con­tro tutte le ipo­cri­sie e le ingiu­sti­zie, risco­prendo Renato Cac­ciop­poli e la sua indo­ma­bile sete di libertà.

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