venerdì 27 novembre 2015

La mostra su Kuliscioff e Balabanoff a Milano


Il titolo di Libero è impagabile [SGA].

Anna Kuliscioff e Angelica Balabanoff: la guerra, l'emancipazione, il voto

Mostra documentaria in occasione del 90° anniversario della scomparsa di Anna Kuliscioff e del 50° anniversario di Angelica Balabanoff
27 novembre - 10 gennaio 2016

Questo testo è tratto da Anna Kuliscioff, Scritti, Fondazione Anna Kuliscioff
Il lavoro per emanciparsi
Anna Kuliscioff
Ho prescelto poi la questione del lavoro della donna, perché credo questo il nocciolo di tutta la questione femminile, convinta come sono di questa grande verità fondamentale dell’etica moderna, che vale per l’uomo come per la donna: che, cioè, il solo lavoro, di qualunque natura esso sia, diviso e retribuito con equità, è la sorgente vera del perfe­zionamento della specie umana.
E infatti, se ogni individuo dell’uno e dell’altro sesso, permettendoglielo le condizioni di salute e d’età, sentisse tutta la portata morale di cotesto ideale e dovesse procurarsi da sé i mezzi di sussistenza, partecipando in un modo qualsiasi nella gran divisione del lavoro sociale, certo sarebbe tolta una delle più grandi piaghe della società moderna – il parassitismo – fenomeno così raro fra gli animali inferiori d’una stessa specie e, purtroppo, così generale fra gli animali superiori della specie umana. [...]
Della piccolissima minoranza delle donne, che non vivono che di frivolezze, di visite e di toilettes, non parlo neppure, perché sono parassiti veri e degenerano al pari dell’uomo della loro classe. Il patrizio romano, che cercava di vomitare molte volte per la voluttà di poter riempirsi di nuovo, era degenerato al pari della matrona romana, che, dopo ri­tornata dai giuochi del circo, e dopo aver assistito all’agonia del gladiatore, si divertiva poi a torturare cogli spilli le sue schiave.
Ma il parassitismo morale della maggioranza delle donne, che è quello di cui voglio propriamente parlare, ha la sua origine invece nel servilismo e nella sottomissione. Nella sot­tomissione e nel servilismo come si è fatta la selezione morale della donna?
Questa ha dovuto sempre compiacere all’uomo in tutto e per tutto.Tutta la sua intelligenza e tutta la sua energia dovettero venire sempre dirette a contentare il suo padrone. Non un’idea, non un sentimento che non fossero i sentimenti e le idee del suo dominatore.
La donna fa l’eco all’uomo, la sua personalità è quasi abolita. E, se non fa l’eco, deve in famiglia, pro bono pacis, fingere almeno di farlo; onde quell’astuzia e proclività alla fin­zione, che tutti le rimproverano, è stata la sua unica arma di difesa e, se non altro, è una prova della potenza e della vitalità intellettuale della donna. Se non avesse finto e simu­lato – sarebbe demolita e ridotta al grado di vero automa.
Così avviene che i bambini, anche di buona indole, appunto e soltanto perché deboli, scappino facilmente a dire le bugie, e specialmente dove hanno genitori o custodi tirannici. Ma i bambini fortunatamente, se d’indole buona, perdono quel vizio e ne rifuggono, non appena hanno raggiunto un sufficiente sviluppo del loro carattere; le donne, per cotesto rapporto, non possono uscire mai del tutto dall’adolescenza. Purtroppo questo stato di cose non offrì le condizioni più favorevoli allo sviluppo del vero carattere nella donna.
Il carattere non si allea mai col servilismo.
E infatti gli uomini e le donne, e soprattutto queste ultime, se sono di carattere indi­pendente, vengono considerate ribelli, gente inquieta, turbolenta e pericolosa alla società. Basta che una donna affermi la sua personalità, perché le donne stesse le dicano subito la croce addosso, forse perché cosi piace all’uomo; e per compiacergli, preciso come nelle tribù selvagge, sono le donne che malmenano la sfortunata loro compagna, se per sua sventura perde, per qualche ragione, la grazia del padrone comune.

Anna Kuliscioff e l’emancipazione femminileAvanti on line 08-01-2016
Anna e Angelica, le regine russe del primo socialismo italiano 

La Kuliscioff era la compagna di Filippo Turati, la Balabanoff l’amante di Mussolini: due donne diverse legate dall’impegno civile e politico 

Amedeo La Mattina  Stampa 27 11 2015
La fucina intellettuale vibrava al numero 23 della Galleria di Milano. Era il salotto di Anna Kuliscioff, la casa della regina del socialismo italiano e del suo compagno Filippo Turati. Lì si riunivano l’intellighenzia riformista di Critica sociale e la redazione femminista della Difesa delle lavoratrici, nella quale lavorava Angelica Balabanoff. In quel luminoso appartamento, dove campeggiava un enorme ritratto di Karl Marx, Anna regnava sovrana. Ordinata, curata, elegante, sempre pronta con la battuta tagliente sulle labbra, odiava tutti coloro che contraddicevano il suo «Filippino», cioè Turati.
In quel salotto ogni tanto appariva un giovane baffuto con gli occhi spiritati, la mascella squadrata, il bavero del cappotto alzato e il cappello floscio da brigante. Era il giovane Benito Mussolini. La Kuliscioff non lo sopportava. Lo considerava un anarcoide ignorante e provinciale. Anna non aveva digerito la sconfitta subita dai riformisti nel congresso nel 1912 e la perdita dell’Avanti!, alla cui direzione i massimalisti vincitori avevano messo il focoso romagnolo. Un affronto doppio perché era stato estromesso Claudio Treves, il pupillo di casa Turati. E per ironia della sorte politica, del gruppo dirigente massimalista faceva parte la Balabanoff, che aveva un trasporto non solo politico per il giovane rivoluzionario. 
Era stata Angelica nel 1904 a scoprirlo in Svizzera e a educarlo ai testi del marxismo, alla cultura e alla filosofia europea. «Se non l’avessi incontrata in Svizzera, sarei rimasto un piccolo attivista di partito, un rivoluzionario della domenica»: è il riconoscimento (l’unico nei confronti di una donna) che il Duce tributava negli Anni Trenta alla rivoluzionaria russa. La quale intanto girava per l’Europa e gli Stati Uniti a gridare (inascoltata) contro il capo del fascismo, «traditore e puttano».
Anna e Angelica. Entrambe russe, ebree, poliglotte, coltissime, provenienti da famiglie ricche, innamorate dell’Italia, degli italiani, della nostra cultura e di quel socialismo mediterraneo che negli Anni Dieci del Novecento sviluppava la migliore tradizione riformista e incubava le sue «eresie» comunista e fascista. Le divisioni politiche tra l’aristocratica Anna e l’intransigente Angelica trovavano pace nella redazione della Difesa delle lavoratrici. Le loro battaglie per l’emancipazione delle donne non dovevano fare i conti solo con la mentalità maschilista. Gli avversari ce li avevano pure nel partito dominato da uomini. Kuliscioff insisteva affinché il gruppo parlamentare socialista presentasse una proposta di legge per riconoscere alle donne il diritto di voto. Turati a casa diceva sì, non ti preoccupare, ma quando arrivava a Roma non se ne faceva mai niente.
Anna era un medico, la «dottora dei poveri», che si era laureata con una tesi sull’origine batterica delle febbri puerperali, aprendo la strada alla scoperta delle cause delle morti post partum. Angelica era la «missionaria del socialismo», amica di Rosa Luxemburg e di Lenin. Nei comizi incantava con la sua oratoria da predicatrice. Nel «loro» salotto fece irruzione un’affascinante e giovane veneziana, Margherita Grassini. Anche lei ebrea, sposata con Cesare Sarfatti, un rampante avvocato sionista che aveva detto alla moglie: «Segnati il suo nome perché questo giovanotto sarà l’uomo del futuro». Margherita prese in parola il marito e diventò l’amante di Mussolini, strappandolo all’austera Angelica, che aveva assunto la carica di caporedattore dell’Avanti!.
La Grande Guerra divise Kuliscioff e Balabanoff. La prima, come molti riformisti di allora, finì per essere favorevole all’intervento dell’Italia in difesa della Francia. La seconda rimase un’inflessibile neutralista, venne espulsa dall’Italia e nel 1917 in Russia si tuffò nel fuoco della rivoluzione bolscevica. Si pentì amaramente di avere seguito Lenin. Dopo un lunghissimo giro di boa tra Europa e Stati Uniti, fece ritorno in Italia nel 1947. In odio ai comunisti si schierò con i socialdemocratici di Saragat. Fu l’ennesima cocente delusione che Angelica subì nella sua lunga e tormentata vita, al termine della quale si ricongiunse, anche idealmente, alla compagna Kuliscioff. 
Ora, da domani, quel salotto di Anna sarà esposto a Milano presso Palazzo Moriggia (Museo del Risorgimento). Fa parte della mostra organizzata dalla Fondazione Kuliscioff,. Foto d’epoca, manoscritti, poesie, articoli, giornali, riviste, opuscoli originali. Ci sono pure i disegni, anch’essi originali, che il vignettista Giuseppe Scalarini dedicò al tema della donna durante la Grande Guerra.

Kuliscioff e Balabanoff eroine dimenticate del socialismo reale3 dic 2015 Libero
Fu l'unico uomo del socialismo italiano, secondo la fulminante definizione di Antonio Labriola. Si riferiva adAnnaKuliscioff, l'eroina socialista di cui ricorrono i novant'anni dallamorte. Per ricordarla unamostra, aperta fino al 10 gennaio al Museo del Risorgimento di Milano che raccoglie documenti, manoscritti, lettere, libri, fotografie, opuscoli e giornali d'epoca. Insieme alla Kuliscioff, verrà celebrata lamemoria diAngelica Balabanoff che della madrina del socialismo italiano è stata l’erede , anche se con una storia tutta sua. A organizzare l'evento, insieme al Comune diMilano, è la fondazione intitolata alla stessa Kuliscioff presieduta da Walter Galbusera. Lamostra ricorda le battaglie politiche e civili delle due donne che lasciata la Russia zarista si rifugiano in Italia . Hanno vent'anni di differenza, sono di origine ebrea e hanno natali borghesi. Anna si dedica al socialismo riformista e alla causa femminile a cominciare dal diritto di voto alle donne . Angelica, conosciuti la Kuliscioff e Turati, si iscrive al Partito socialista impegnando tutta la sua vita, in Italia e all'estero, per questa causa. «Il nostro non vuole essere solo un evento rievocativo - dice Walter Galbusera - ma uno strumento di conoscenza e approfondimento di un periodo storicamente importante per l'Italia: l'affermarsi del movimento socialista, l'entrata in guerra, il nascente movimento femminile, la richiesta del voto alle donne, l'avvento del fascismo».

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