mercoledì 27 gennaio 2016

Compagno Galasso: "nella società postmoderna i rapporti di classe non sono affatto svaniti ma si sono irrigiditi e squilibrati"


Galasso mette giustamente in evidenza anche alcuni limiti del marxismo, con i quali da tempo tuttavia il marxismo stesso si confronta. Ma ce ne fossero di liberali come lui [SGA].

La società liquida è una categoria troppo ingannevole
Sotto la veste della grande mobilità si possono nascondere processi gerarchizzanti e selettivi spietati: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre di più 

27 gen 2016  Corriere della Sera Di Giuseppe Galasso
In realtà, malgrado gli indubbi meriti di Zygmunt Bauman, padre di questa teoria, nel mettere in evidenza alcune componenti del vivere sociale nella società cosiddetta postmoderna, in questa società le strutture e le relazioni sociali, coi relativi rapporti di classe, non sono affatto svaniti, né sono diventati effimeri. Mantengono, invece, la loro presenza e forza, e solo si può dire che, com’è facile intendere, per alcuni versi sono diventati più dinamici, articolati ed equilibrati, per altri versi si sono irrigiditi e squilibrati. 
Così, è certo che le vecchie classificazioni sociali (agrari e contadini; proletariato e borghesia; piccola e grande borghesia, e simili) non sono più fungibili. Ne risente non poco l’azione politica, che ha perduto con ciò strumenti tradizionali, ma utili, per non dire indispensabili, di misura e di proiezione programmatica della propria azione. 
Il fatto è, però, che, se le vecchie classificazioni sono diventate infungibili, altre se ne sono generate, che sono reali e forti, anche se variamente configurate in modo nuovo nelle loro dinamiche e tipologie. Esse riflettono, infatti, gli effetti dell’attuale processo di lotta, selezione e differenziazione sociale, ossia di una dimensione ineliminabile e onnipresente del processo storico. E questa non è una semplice eco di giaculatorie marxistiche. L’analisi marxiana era legata a teorie, previsioni e ideali, con i quali il corso e l’esperienza della storia non sono stati clementi, e hanno mostrato tutta la debolezza di una dottrina monistica, deterministica e totalizzante. Ma è del tutto errato, e non ha giovato, né giova o gioverà a nulla, credere che il conflitto degli interessi all’interno di ogni società e nei rapporti fra società diverse e la sua specifica e autonoma logica fossero una esclusività di Marx e del marxismo. Si tratta, invece, di motivi di osservazione e riflessione e di elaborazione pratica e teorica presenti in tutta la tradizione del pensiero occidentale, per cui si è sempre parlato di caste, classi, ceti, gruppi e raggruppamenti sociali. 
La società non è, insomma, mai «liquida», neppure sul piano della psicologia sociale. Può essere lievemente strutturata, ma in qualche misura lo è sempre, e non lo è di meno oggi, in un’epoca in cui si è potuto pensare che le relazioni sociali si siano addirittura «liquefatte». L’apparenza inganna. Proprio sotto la veste della grande mobilità e variabilità si possono nascondere (e, a ben vedere, non sfuggono) processi selettivi e gerarchizzanti addirittura più intensi di quelli così appariscenti del passato, e per nulla labili o volatili. 
Quei beati possidentes, quegli happy few della clamorosa statistica sui più ricchi del mondo non sono funghi nati dopo una notte di pioggia ai piedi di 62 alberi sparsi qua e là per il globo. Sono la punta massima di processi di selezione e stratificazione sociale attivi in tutta la società contemporanea. Anzi, in essa tanto più attivi quanto più dinamico, possente e accelerato è lo sviluppo tecnico, e quindi anche economico, di questa società.

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