Il culto di Maria resiste al tempo
«La Madonna convertì Stalin e salvò la Russia dai nazisti» Nella riedizione di «Ipotesi su Maria» lo scrittore cattolico svela la svolta mistica del dittatore «Il culto per la Vergine è più forte della Chiesa». E su Padre Pio: «È un movimento di popolo» 10 feb 2016 Libero CATERINA MANAICI
Irresistibile Maria. A Lei non hanno resistito persino laicissime riviste radical chic come National Geographic (che a dicembre le ha dedicato la copertina definendola «la più potente Donna del mondo») e dittatori sanguinari come Stalin, che nel bel mezzo dell’invasione da parte dei tedeschi nazisti in Unione Sovietica ha ordinato di ripristinare processioni e venerazione alle antichissime icone della Madonna, come quella di Kazan. E si spiega anche come Vittorio Messori, giornalista e scrittore cattolico tra i più noti, letti e tradotti al mondo, abbia dedicato a Lei un libro che assomiglia per ricchezza e densità - ad una sorta di «enciclopedia», nel 2008 e che oggi lo abbia rieditato arricchendolo con 13 nuovi capitoli. Il libro si intitola Ipotesi su Maria, edito dalla Ares (pp.670, 21.50 euro). Come per la prima edizione, anche questa sta avendo un grosso successo di pubblico, con diverse ristampe in pochi mesi dalla pubblicazione. Segno inequivocabile che la Madre di Dio è argomento appassionante, inesauribile.
Nell’introduzione al suo libro lei ha spiegato che «su Maria non si dirà mai abbastanza». E in effetti lo dimostra con questi tredici nuovi capitoli. Dunque un’indagine che non finisce mai?
«Direi di sì. Nel mio libro ho alternato storia, aneddoti con esegesi biblica e apologetica, racconti e testimonianze di apparizioni, il che rende il libro “in tecnicolor”, per così dire, riflette cioè la natura del mondo mariano che è talmente ampio, luminoso, capace di donare serenità… Le dirò che ho aggiunto tredici capitoli all’opera del 2005, ma avrei potuto aggiungerne senza sforzo anche cento, tanto è inesauribile il tema».
E d’altra parte, mentre parrocchie e chiese continuano a registrare un’inarrestabile emorragia di presenze, i fedeli corrono proprio nei santuari mariani a pregare…
«Infatti. Dopo il Concilio tutti gli indicatori cattolici, se vogliamo definirli così, sono in caduta libera. Se guardiamo ad esempio a quel che succede alla Chiesa francese Secondo quanto raccontato dallo studioso russo, Edvard Radzinskij, la Vergine Maria apparve a un mistico libanese dicendo che l’Unione Sovietica si sarebbe salvata se fosse stata portata in processione l’Icona della Madonna Kazan (nella foto, XVII secolo). Il dittatore Josef Stalin prese molto sul serio l’avvertimento [Olycom] non possiamo non ammettere che quella realtà così splendente, potente e capace di donare grandi personalità sia ormai da decenni al collasso. Ma a Lourdes le folle si moltiplicano, negli ultimi anni si sono più che raddoppiati i numeri dei pellegrini. La rete straordinaria di santuari mariani che ricopre l’Europa in fondo costituisce l’autentica linea di resistenza della Chiesa».
In cosa consiste, se mai si può sintetizzare, questo potere attrattivo, questo fascino che non declina?
«Nel libro ho cercato proprio di dimostrare la mia stessa esperienza. Con la mia prima opera, Ipotesi su Gesù, da convertito ero rimasto abbagliato dalla figura di Cristo e quella di Maria era rimasta in penombra, nascosta. Poi ho capito che per conoscere veramente il Figlio devi conoscere la Madre, che testimonia la verità del Figlio, la sua incarnazione».
Proprio in questi giorni è esplosa la polemica sulla devozione popolare per padre Pio, i cui resti mortali sono stati traslati a Roma. In molti hanno gridato alla barbarie medievale, al neopaganesimo…
«Guardiamo alla realtà. I veri movimenti di popolo, all’interno della Chiesa, negli ultimi decenni, sono quelli nati intorno al fenomeno di Medjugorje (con tutte le cautele da usarsi sulla questione), durante le varie ostensioni della Sacra Sindone, la devozione verso Padre Pio. La devozione popolare è grande ricchezza della Chiesa, ne è anzi un asse portante, senza la quale probabilmente si assisterebbe ad un processo di protestantizzazione dello stesso mondo cattolico. E io posso ben dire che l’immagine della vecchietta con in mano il rosario è quella che mi scalda il cuore. E quella che mi commuove più profondamente è la figuretta di Bernadette, analfabeta, povera e ignorante che alza lo sguardo verso la Signora. Certo, non dobbiamo confondere il sentimento, il moto del cuore - ciò che più conta nella fede - con il sentimentalismo dolciastro, tantomeno con il fanatismo isterico. Credo infatti che si possa nutrire una devozione semplice, che nasce sponaneamente dall’anima e, nello stesso tempo, se mi si passa il termine, virile. Per fare un esempio, pensiamo ai grandi pellegrinaggi del Medioevo, che non erano certo manifestazioni isteriche o dolciastre, ma esperienze centrali nella vita di un uomo, in cui si rischiava la vita. Del resto, i cavalieri medievali facevano della devozione a Maria il cardine della loro missione».
Uno dei nuovi capitoli del suo libro è particolarmente affascinante, perché racconta una vicenda poco nota ma sconvolgente: la svolta di Stalin, che da persecutore della Chiesa ortodossa e della fede in ogni sua forma addirittura ordina di organizzare pellegrinaggi e preghiere durante l’invasione tedesca nel 1941. Può riassumere la questione?
«L’ho ricostruita attraverso la biografia di Stalin di uno studioso russo, Edvard Radzinskij, che apparteneva alla nomenklatura culturale sovietica, quindi molto attendibile perchè, in un certo senso, anche un testimone diretto di quei tempi e del modo di agire e di pensare del dittatore. Era noto che Stalin, dovendo fronteggiare l’invasione tedesca, assolutamente inaspettata da parte del suo “alleato” Hitler, avesse allentato la presa sulla Chiesa ortodossa perseguitata perché collaborasse alla “grande guerra patriottica”. Insomma, sarebbe stata una diretta conseguenza della realpolitik che avrebbe suggerito la nuova strategia. Ma il retroscena, o meglio, la vera ragione che stava dietro quanto accaduto, era rimasta nell’ombra». La verità quale è? «Stalin ebbe paura di un “avvertimento” arrivato proprio dalla Madonna, attraverso la testimonianza di un mistico libanese, il metropolita Elias, al quale era apparsa Maria avvertendo che l’Unione Sovietica si sarebbe salvata se fossero stati riaperti monasteri e chiese della Russia, se i pope in carcere non fossero stati liberati e se l’antica icona della Vergine di Kazan fosse stata portata in processione. Stalin prese molto sul serio l’ammonimento. Tanto che poi anche l’antico progetto di “estirpazione” totale della religione in Urss non fu perseguito».
C’è qualche santuario in particolare a cui lei è più affezionato, in cui si sente più a casa?
«A casa mi sento sempre in ogni santuario. Mi emoziona sempre molto la visione di Oropa, nel biellese: quando si è lì sembra di arrivare in una città sorta dal cuore delle montagne, una città nata proprio nel nome di Maria. Io poi ammetto di avere avuto un grande privilegio: ho potuto realizzare io stesso un piccolo, ma elegante santuario nei dintorni di Desenzano sul Garda, usando i miei risparmi e l’aiuto di qualche amico. Ovviamente dedicato alla Madre di Dio».
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