mercoledì 20 gennaio 2016

Sinistra, destra e migrazioni dei popoli: un'intervista

L'altro giorno nel corso di una lunga intervista telefonica a una testata che si chiama linkiesta ho avuto modo di prendere posizione sulla questione della reazione di una parte rilevante della sinistra radicale di fronte ai fenomeni migratori, e più in generale, sulla deriva a destra di certi settori in direzione di un Fronte Transpolitico che vada oltre destra e sinistra.
Come sempre succede in questi casi, per ragioni di spazio, di quasi mezz'ora di conversazione sono rimaste poche battute che inevitabilmente possono ingenerare confusione. Una confusione che - nel ringraziare il giornalista per l'attenzione - è utile dissipare subito.
Se la sinistra di governo - quella moderata come quella radicale - con il suo approccio subalterno di carattere caritatevole-umanitario nulla ha capito della questione delle più recenti migrazioni dei popoli, non molto di più ha capito chi pensa di arrestare assieme a Salvini la terza fase della dislocazione capitalistica della forza lavoro.
Una gigantesca rivoluzione internazionale sta avvenendo, grazie alla quale le colonie dell'Europa si rimettono in piedi e attraggono quantità crescenti di ricchezza. E' un fenomeno che va salutato positivamente da chi crede nell'eguaglianza. Ma sebbene non sia necessariamente a somma zero, è inevitabile che in sua conseguenza diminuisca la quota di ricchezza a disposizione dei paesi occidentali.
Poiché in Occidente le differenze e le gerarchie sociali sono molto marcate, quanto rimane si concentra nelle mani delle classi dominanti mentre in basso si scatena la guerra tra poveri. Una guerra che in passato ha rischiato di sfumare in guerra di razza tra celtici e sudici e che adesso va sfumando in quella tra italici e barbari o tra europei e beduini islamici.
Nonostante tutto, infatti, i paesi europei continuano ad attrarre flussi migratori e lo fanno - oltre che per via delle guerre che questi stessi paesi scatenano - perché è questo il normale funzionamento dell'economia capitalistica, senza bisogno di immaginare ridicoli complotti o fantomatiche sostituzioni di popoli e religioni.
In regime capitalistico, alla guerra tra poveri che sfuma in guerra di razza si risponde come sempre si è risposto, unendo ciò che è stato e che viene diviso. Un nuovo fronte, dunque, sì: il nuovo fronte delle vecchie e nuove classi subalterne, contro il vecchio nemico di sempre, le classi dominanti [SGA].

“Aiuto, sono di sinistra ma sto diventando razzista” scriveva un disperato lettore di Repubblica nel 2007. Si moltiplicano i gruppi che difendono i popoli dal “genocidio per sostituzione” in nome dei salari. Lo storico marxista Azzarà: «La sinistra di governo non ha capito nulla di immigrazione»

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