mercoledì 20 aprile 2016

Cinque saggi di Valéry

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Paul Valéry: All’inizio era la favola. Scritti sul mito, a cura di Elio Franzini, traduzione di Renata Gorgani, Guerini


In principio era (e sarà) il mito, parola di Valéry
Cinque scritti dell’autore francese editi da Guerini e associati

Corriere della Sera 19 Apr 2016 Di Pierluigi Panza
«Avevo vent’anni, e credevo alla potenza del pensiero»: inizia con questa folgorante fiducia nella filosofia, in lui mai venuta meno, il primo dei cinque scritti del poeta francese Paul Valéry raccolti e introdotti da Elio Franzini in All’inizio era la favola. Sono testi diversi (saggio, dialogo, lettera e melodramma), scritti tra il 1921 e il 1945, in cui Valéry s’interroga sul significato del mito.
Che cos’è il mito? «È il nome di tutto ciò che esiste e sussiste avendo soltanto la parola per causa». Il mito è il primo gesto, parola, geroglifico, metafora che interpreta la Natura. È la «logica» dell’inizio, l’elemento fondativo, l’arché, il logos non razionale ma iconico che è posto all’origine di ogni spiegazione, disciplina e religione. È l’originaria forza interpretante dell’uomo.
Tutto ciò in cui crediamo ha un mito di fondazione e il mito è il motore che, dall’origine, comprende e crea senso. La sua logica produttiva è quella della simbolizzazione, propria dei processi artistici.
Il mito compone, realizza legami e li manifesta attraverso un’epica: il lampo di Zeus è l’origine della vita, Anfione che sposta le pietre suonando la lira è il primo architetto...
La Natura naturante è la madre del mito; l’arte è la sua «natura seconda » attraverso la quale si esprime. E questa espressione ha creato vere e Paul Valéry allo scrittoio. I cinque testi pubblicati sono stati scritti tra il 1921 e il 1945 proprie forme simboliche che spiegano i meccanismi profondi della conoscenza e della vita umana, come mostrato dal filosofo kantiano Ernst Cassirer in Filosofia delle forme simboliche (1923-29). E spiegano anche la nascita delle diverse identità che hanno generato comportamenti e modi d’essere differenti nel mondo, capaci di generare ogni volta stupore (altro tema caro a Valéry).
Il mito, come l’amore, è un infinito ricorrente che si realizza per istanti e si sublima nelle figure dell’arte come forme del possibile. L’uomo come misura di tutte le cose (Protagora) è l’unità di misura del mito mentre la favola è la sua modalità espressiva. Dove nel Faust di Goethe all’origine di ogni cosa c’è l’azione, in Valéry all’origine c’è il mito, ovvero la parola che si fa favola.
Gli orientamenti della civiltà contemporanea, caratterizzati da un’affannosa ricerca dell’utile e lontani dalla ricerca di verità o senso, sono in realtà anch’essi vere e proprie espressioni di mitologie: il mito della velocità, il mito della memoria universale che si concretizza oggi in enormi database, il mito della clonazione della vita... Tutto già scritto in forma di favola. Curiosamente, nel mito vale la formula della conservazione della massa del chimico Lavoisier: «Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma» in forme nuove. Il mito, infatti, è una spiegazione anche della scienza moderna.

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