martedì 25 settembre 2018

Problemi vari del "sovranismo" socialsciovinista. Reddito dei Signori, controrivoluzione neoliberale e Costituzione italiana. "Nazionale" e "internazionale" insieme

Materialismo Storico Blog riprende le pubblicazioni - più o meno - regolari: pian piano recupereremo i materiali interessanti usciti da luglio ad ora. Nel frattempo è in preparazione il numero 1/2018 di Materialismo Storico Rivista [SGA].









A prescindere da ogni valutazione di merito su questo strumento come soluzione di Welfare, le parole di Giggino Bibitaro sul reddito da fancazzo "ai soli italiani" sono il primo passo verso una ridefinizione della comunità dei liberi in termini castali, con l'introduzione di una duplice legislazione e la conseguente liquidazione dell'universalità del diritto.

Questo conferma che lungi dal costituire la difesa del proletariato bianco dall'esercito industriale di riserva, ciò che è in gioco nel "sovranismo" è esattamente il contrario: l'acquisizione di forza lavoro straniera semiservile a bassissimo costo - ancora più basso di ora -, in sintonia con la fase in corso di ricolonizzazione del mondo.

Le classi subalterne non ne avranno un soldo di bene e alla lunga anche le loro condizioni di vita peggioreranno. Potranno però consolarsi con l'orgoglio di appartenere a un Popolo di Signori.
La speranza è che la Costituzione italiana, nata da una guerra di liberazione dalla colonizzazione nazifascista e testimonianza di un'epoca di emancipazione e espansione della democrazia moderna, sia ancora abbastanza forte da difendersi da sola anche in un'epoca di controrivoluzione.
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Al netto dei dettagli, un ottimo articolo di Andrea Catone contro il "sovranismo" subalterno all'imperialismo USA e
contro il socialsciovinismo che ha perso la testa per Trump.

La sacrosanta critica della UE deve coniugarsi allo sforzo di dare una dimensione continentale al conflitto di classe.
La battaglia interna per salvare Marx XXI (e in generale un'area politica piccola ma che in passato ha avuto i suoi meriti) dai "comunisti per Salvini" forse non è ancora decisa, come invece temevo: c'è ancora qualche segno di vita da quelle parti. 

Mutamenti nel quadro mondiale. La politica internazionale di Donald Trump, la Ue, l’Italia da Marx XXI

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Del giusto modo di impostare la questione nazionale e - se e quando è possibile - di condurre il confronto su questo terreno con le destre e i "sovranisti" senza mettersi alla loro coda e rischiare di farsi egemonizzare.

Comunisti e fascisti: Karl Radek, 1923
"... Il fascismo non rappresenta una cricca di ufficiali dell’esercito ma un vasto, per quanto contraddittorio, movimento di popolo. Si appoggia a larghe masse che soffrono sul piano sociale e che vengono strumentalizzate dai circoli feudali e capitalistici per finalità che, se raggiunte, comporterebbero l’annientamento di queste stesse masse di funzionari, intellettuali, lavoratori manuali. Il Partito comunista... non solo può ma deve prendere posizione rispetto a un altro movimento di massa come il fascismo. Quando necessario, quando ci aggredisce, noi lo combattiamo con le armi in pugno. Ma al tempo stesso abbiamo il dovere di fare di tutto per capire se, in quella costellazione contraddittoria che è il movimento nazionalista in Germania, non ci siano cose che ci uniscono a quelle masse del movimento nazionale tedesco che non sono comuniste ma che, come ho detto, soffrono sul piano sociale...". Tanto più che la Germania è diventata una "colonia del capitale straniero".
Come doveva avvenire questo confronto con le destre, però? Ovvero come il Partito comunista - che, va ribadito, in Germania all'epoca non solo esisteva, a differenza di quanto accade da noi oggi, ma era diventato "un solido partito di massa" con tutto ciò che questo vuol dire - doveva condurre questa offensiva ideologica, volta non ad allearsi con quei settori politici e culturali ma a strappare loro le masse piccoloborghesi e egemonizzarle?
Ebbene "Nel 1919 Laufenberg aveva proposto un guazzabuglio di comunismo e nazionalismo. Noi chiariamo apertamente che non si può barare con le idee e di queste non si possono fare miscugli".
Infatti nonostante ogni possibile interlocuzione "Il Partito comunista tedesco è e rimane una sezione del movimento operaio rivoluzionario internazionale. È e rimane il partito del proletariato tedesco nelle città e nelle campagne".
Soprattutto però la KPD "è e rimane un partito che può concepire la liberazione del popolo tedesco solo come un momento della liberazione delle masse sottomesse di tutto il mondo".
Il lavoro egemonico è possibile perciò solo eliminando a monte ogni rischio di sciovinismo sociale, "Solo con chi si colloca su questo terreno" e cioè solo in una prospettiva coerentemente anticoloniale e anti-imperialista "possiamo unirci".

Fermo restando che il problema esiste, la situazione con il presente è profondamente diversa sotto molteplici aspetti.
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Patria, Costituzione & Herrenvolk Democracy: sinistra come sciovinismo sociale e ritorno alla tradizionale mentalità coloniale socialdemocratica?
Nella sua sconcertante ingenuità, il maldestro Fassina mostra i rischi del "sovranismo di sinistra" con una involontaria teorizzazione della Herrenvolk Democracy ("democrazia per il Popolo dei Signori").
Ovvero della democrazia premoderna che vale solo all'interno della Comunità dei Liberi, fondata su una "omogeneità" di base che può essere definita in molti modi, dal censo all'etnia (gli Stati Uniti ne sono il modello principale e non a caso un altro singolarissimo patriota costituzionale a senso unico, D'Attorre, si è distinto in passato per aver affermato che in nessun modo il Patto Atlantico va messo in discussione).
La conquista o la conferma delle garanzie per i pari, in sostanza, può essere conseguita in questo contesto solo mediante una netta separazione dagli esclusi e attraverso la costruzione ideologica di questi ultimi.
E' una cosa che aveva capito benissimo a suo tempo Nietzsche, quando si è reso conto che l'agitazione antisemita in Germania, che puntava all'espulsione degli ebrei dalla vita civile o addirittura dal territorio nazionale, aveva un legame con la spinta all'inclusione da parte delle classi subalterne. Le quali, tuttavia, a quell'epoca erano in grado di pensare la propria nazionalizzazione solo a danni altrui. Solo il leninismo - qui il vero salto di qualità rispetto alla socialdemocrazia - condurrà il movimento operaio su posizioni realmente universalistiche, a partire dalla condivisione dei presupposti della rivoluzione anticoloniale globale.
Il lapsus di Fassina si sposa purtroppo molto bene con l'intervento di un ex parlamentare del PRC, che all'assemblea di Patria e Costituzione ha pericolosamente assimilato le migrazioni ad una grottesca colonizzazione dell'Occidente da parte di popoli stranieri conquistatori. La speranza è che almeno qualcuno in quella circostanza non gliel'abbia fatta passare troppo liscia. Il timore è invece che il suo intervento abbia suscitato solo risatine di compiacimento.
Purtroppo - ma non imprevedibilmente -, quello "sovranista di sinistra" si rivela nella pratica un percorso assai confusionario e rischioso, nonostante le buone intenzioni di qualcuno. Siamo di fronte dunque a una paurosa regressione delle forme di coscienza.
La democrazia moderna, che nasceva in primo luogo dalle lotte del movimento socialista, era infatti proprio il tentativo di superare integralmente le diverse clausole d'esclusione (di classe, di genere, di etnia) della tradizione liberale. Un superamento che non era possibile per la socialdemocrazia, coinvolta anch'essa nell'esperienza coloniale europea e per lo più ferma a una coscienza economico-corporativa, ma che - appunto - ha a che fare con le conseguenze della Rivoluzione d'Ottobre e con la risoluzione del ciclo della Seconda Guerra dei Trent'anni (Prima e Seconda gurra mondiale) nel senso di una rivoluzione democratica internazionale.
Qui di fatto superiamo in un colpo solo la tradizione comunista e quella democratica.
Certamente non è possibile confondere Fassina e Patria e Costituzione con i volgari Rozzobruni, non fosse altro per le intenzioni soggettive di questo gruppo di ex PD e ex SEL. Tuttavia, l'impressione è che questo pezzo di sinistra continui a seguire l'onda dell'egemonia neoliberale di destra nelle sue diverse forme. E si sia rivolta, dopo il fallimento dell'universalismo astratto liberal (Ctlinton, Obama), al "sovranismo" delle destre particolariste, equivocato come questione nazionale.
Il fatto che tale questione venga agitata prevalentemente contro l'Europa e mai contro gli USA (la sua vera realtà), e che anche nella sua elaborazione costituzional-patriottica il problema delle migrazioni dei popoli - che pure è importantissimo e va gestito in maniera razionale - sia il problema pressoché esclusivo, sembra esserne conferma.
Il timore è che molti compagni in buona fede si accorgeranno troppo tardi di questi pericoli, così come troppo tardi si sono accorti della sbandata clintoniana presa in precedenza. E che non riusciranno a tenere a bada la Bestia, come già si evince dal fatto che non riescono nemmeno a tenere a bada e a censurare i commenti razzisti nelle loro bacheche.

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Urbinati ieri su Repubblica. Gli interessi della cordata capitalistica oggi prevalente negli Stati Uniti ad una disgregazione della UE e ad una balcanizzazione dell'Europa e le loro basi culturali sincretistiche orientate in senso particolaristico.
L'articolo ha il merito di individuare il vero nemico principale e la sua attuale strategia.
Ovviamente, bisogna evitare anche l'eccesso opposto di europeismo acritico e cioè di universalismo astratto. Coniugando invece questione nazionale e convergenza continentale, come insegna la storia della sinistra e dei comunisti italiani in particolare. Ma il problema quello là è.
Soprattutto dobbiamo reimparare il conflitto, che abbiamo dimenticato e senza il quale in Europa oppure fuori non si va molto lontano. E' un lavoro che dovremmo fare comunque, forse l'unico che ci competa in questo momento. Mentre, stanchi e impigriti come siamo, per lo più ci disperdiamo alla ricerca di finte alternative che - come un coniglio dal cilindro - proprio la fatica di tale lavoro sociale politico e culturale ci risparmino (come appunto Europa sì Europa no).
Una sola strada, sempre quella: unire ciò che è stato ridiviso.
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La sinistra è malata da quando imita la destra 

Le idee socialiste sono entrate in crisi quando governi di sinistra hanno applicato in economia le regole dei liberisti. E ora i progressisti rischiano di scomparire nel tentativo di emulare un'altra destra, quella xenofoba Brancaccio l'Espresso

Dopo la sconfitta di sistema che ha accompagnato la fine dell'URSS e l'esaurimento del ciclo del comunismo storico in occidente, la sinistra ha a lungo imitato la destra neoliberale, promuovendo politiche euromani all'insegna del primato del mercato, delle privatizzazioni, della compressione del costo del lavoro (e facendo numerose guerre in conto nato, aggiungerei).
Risultato: sinistra è oggi sinonimo di amici delle banche e affamatori del popolo.
Adesso, nella crisi della globalizzazione, pensando di recuperare il terreno e il consenso popolare perduto, si è messa a imitare un'altra destra, sempre neoliberale ma questa volta di stampo eurofobo, particolarista e "sovranista".
Anche in questo caso sotto l'ombrello americano. E anche in questo caso la sinistra che dovrebbe essere alternativa o consistenti frange di essa seguono la sinistra moderata e di governo.
Mai un ripensamento dei propri errori, mai un briciolo di autonomia, mai una lettura del mondo e un programma.
Un articolo di Emiliano Brancaccio che l'anno scorso anticipava una tendenza attuale e che condivido completamente.
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Wagenknecht-Lafontaine nuova eroina italiana dei prossimi quindici minuti e la riscoperta dell'acqua calda
"... La società tedesca è in maggioranza favorevole a un aumento degli stipendi e delle pensioni e a tasse adeguate per i grandi gruppi industriali. Ma il governo non fa quello che vuole il popolo...".
Ma chi l'avrebbe mai detto!
Sorvoliamo sul concetto di "popolo" non meglio definito. Sono le classi subalterne? È la comunità nazionale? È la cerchia dei liberi? Comprende il lavoratore in nero e il padroncino insieme? Il bottegaio incapiente e il suo commesso che ha un IRPEF più elevato?
Per chi non è stato iscritto alla SPD fino al 2005 e non ha mai votato né PD né le sue liste civetta come SEL e LEU, ma sempre e solo - sebbene malvolentieri - la pur scalcagnata sinistra e cioè PRC, PCI-pdci, PAP e dintorni, non c'è niente di nuovo nelle parole di Sara Wagenkecht.
Perché esigenze come l'aumento dei salari e delle pensioni o la tassazione dei grandi capitali sono cose talmente ovvie che non si capisce come le si possa considerare come grandi novità. Giusto se votavi Vendola o Bersani, avendone assorbito l'orizzonte politico, possono sembrare chissà cosa, ma se a sinistra non ne parlavamo troppo è più che altro perché le davamo ampiamente per scontate.
Queste cose le ha sempre dette anche brioscino, per dirne uno, senza che nessuno se lo sia mai filato. Come possano essere considerate tanto geniali è un mistero che si spiega solo con la nostra disperazione e il desiderio di trovare qualche modello straniero da imitare - il solito coniglio dal cilindro - per evitare di lavorare.
Fermo restando il diritto d'asilo, l'unico elemento di novità è perciò la posizione sulle migrazioni di natura economica.
Qui bisogna mettersi d'accordo: gli eurofobi che ritengono la Germania il Quarto Reich che annette i popoli con l'euro, come possono pensare che la stessa Germania sia anche soggetta a invasione sostituzionista?
Per il resto, siccome mi pare difficile che possa proporre una chiusura totale senza passare per il tso, si tratta anche per lei semplicemente di governare i flussi in maniera razionale, e anche questa non è una cosa originale.
Comunque da quel che capisco Wagenknecht - che non è una giovane speranza ma è dirigente politico ampiamente conosciuto da un decennio e da qualche anno moglie del virgulto Lafontaine - ha fondato una corrente ma non ha lasciato la Linke, per fortuna.
Speriamo che questo prevenga eventuali derive social scioviniste. Che sembrano però più attuali nei suoi improvvisi fan italiani, che a quanto pare l'hanno conosciuta solo adesso - che nelle sue parole.
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"Sovranismo" eurofobo o integrità dello Stato nazionale nell'esplosione secessionista della UE?
Sbagliero' sicuramente, come spesso mi capita. Ma mentre molti a sinistra si affannano a parlare di "sovranismo" in chiave eurofoba, mettendosi cioè alla coda delle destre particolariste (presumendo di poter contendere loro l'egemonia in mancanza di truppe e a tempo scaduto), a me pare che la vera questione nazionale si riproporrà presto molto diversamente da come pensiamo adesso.
E cioè non come riconquista di una fantomatica indipendenza italiana dal nazismo dell'UE ma proprio come difesa della integrità del territorio. Difesa cioè dalle spinte secessioniste che, in seguito alla rottura dell'UE - ma anche ad un aggravarsi della crisi fiscale dello stato e all'approfondimento delle richieste di autonomia degli enti locali, quelli leghisti in primis - porteranno il continente e soprattutto alcuni paesi più deboli la cui unità è strutturalmente e culturalmente più gracile a scomporsi. E a ridursi a un insieme di piccole aree geoeconomiche pseudocatalaniste, sempre variabili e sempre sotto il controllo USA.
Spiace che sia solo uno come Pino Aprile, le cui posizioni - esse stesse particolaristiche - non apprezzo, a porre il problema.
Forse vogliamo ripetere l'errore commesso proprio sulla questione nazionale. A lungo derisa a sinistra e poi riscoperta - dagli stessi derisori, che non sbagliano mai - quando era tardi e tutte le destre erano ormai salite su quel cavallo...
In realtà, l'alternativa vera è tra universalismo concreto e mediato da una parte e l'immediatezza propria del particolarismo come dell'universalismo astratto dall'altra. E non quella - codista come sono sempre codisti il movimentismo e lo spontaneismo che stanno nella corrente - tra dimensione nazionale come spazio del massimo potere conseguito dai subalterni e dimensione continentale come orizzonte di un conflitto più vasto e di costruzione del genere.


1 commento:

Lord Attilio ha detto...

Azzarà, le devo però far presente che in Cina le politiche migratorie sono molto severe, molto più severe di quanto un D'Attorre o una Wagenknecht potrebbero ipotizzare. Poi si potrebbe anche chiedersi: sono alcuni di noi che imitano le destra particolariste o sono le destre particolariste che in alcune cose hanno imitato noi per egemonizzare parzialmente il nostro blocco sociale?