Mutamenti nel quadro mondiale. La politica internazionale di Donald Trump, la Ue, l’Italia da Marx XXI
Le idee socialiste sono entrate in crisi quando governi di sinistra hanno applicato in economia le regole dei liberisti. E ora i progressisti rischiano di scomparire nel tentativo di emulare un'altra destra, quella xenofoba Brancaccio l'Espresso
Dopo la sconfitta di sistema che ha accompagnato la fine dell'URSS e l'esaurimento del ciclo del comunismo storico in occidente, la sinistra ha a lungo imitato la destra neoliberale, promuovendo politiche euromani all'insegna del primato del mercato, delle privatizzazioni, della compressione del costo del lavoro (e facendo numerose guerre in conto nato, aggiungerei).Risultato: sinistra è oggi sinonimo di amici delle banche e affamatori del popolo.
Adesso, nella crisi della globalizzazione, pensando di recuperare il terreno e il consenso popolare perduto, si è messa a imitare un'altra destra, sempre neoliberale ma questa volta di stampo eurofobo, particolarista e "sovranista".
Mai un ripensamento dei propri errori, mai un briciolo di autonomia, mai una lettura del mondo e un programma.
Un articolo di Emiliano Brancaccio che l'anno scorso anticipava una tendenza attuale e che condivido completamente.
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Wagenknecht-Lafontaine nuova eroina italiana dei prossimi quindici minuti e la riscoperta dell'acqua calda
"... La società tedesca è in maggioranza favorevole a un aumento degli stipendi e delle pensioni e a tasse adeguate per i grandi gruppi industriali. Ma il governo non fa quello che vuole il popolo...".
Ma chi l'avrebbe mai detto!
Per chi non è stato iscritto alla SPD fino al 2005 e non ha mai votato né PD né le sue liste civetta come SEL e LEU, ma sempre e solo - sebbene malvolentieri - la pur scalcagnata sinistra e cioè PRC, PCI-pdci, PAP e dintorni, non c'è niente di nuovo nelle parole di Sara Wagenkecht.
Perché esigenze come l'aumento dei salari e delle pensioni o la tassazione dei grandi capitali sono cose talmente ovvie che non si capisce come le si possa considerare come grandi novità. Giusto se votavi Vendola o Bersani, avendone assorbito l'orizzonte politico, possono sembrare chissà cosa, ma se a sinistra non ne parlavamo troppo è più che altro perché le davamo ampiamente per scontate.
Queste cose le ha sempre dette anche brioscino, per dirne uno, senza che nessuno se lo sia mai filato. Come possano essere considerate tanto geniali è un mistero che si spiega solo con la nostra disperazione e il desiderio di trovare qualche modello straniero da imitare - il solito coniglio dal cilindro - per evitare di lavorare.
Fermo restando il diritto d'asilo, l'unico elemento di novità è perciò la posizione sulle migrazioni di natura economica.
Qui bisogna mettersi d'accordo: gli eurofobi che ritengono la Germania il Quarto Reich che annette i popoli con l'euro, come possono pensare che la stessa Germania sia anche soggetta a invasione sostituzionista?
Per il resto, siccome mi pare difficile che possa proporre una chiusura totale senza passare per il tso, si tratta anche per lei semplicemente di governare i flussi in maniera razionale, e anche questa non è una cosa originale.
Comunque da quel che capisco Wagenknecht - che non è una giovane speranza ma è dirigente politico ampiamente conosciuto da un decennio e da qualche anno moglie del virgulto Lafontaine - ha fondato una corrente ma non ha lasciato la Linke, per fortuna.
Speriamo che questo prevenga eventuali derive social scioviniste. Che sembrano però più attuali nei suoi improvvisi fan italiani, che a quanto pare l'hanno conosciuta solo adesso - che nelle sue parole.
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"Sovranismo" eurofobo o integrità dello Stato nazionale nell'esplosione secessionista della UE?
Sbagliero' sicuramente, come spesso mi capita. Ma mentre molti a sinistra si affannano a parlare di "sovranismo" in chiave eurofoba, mettendosi cioè alla coda delle destre particolariste (presumendo di poter contendere loro l'egemonia in mancanza di truppe e a tempo scaduto), a me pare che la vera questione nazionale si riproporrà presto molto diversamente da come pensiamo adesso.
E cioè non come riconquista di una fantomatica indipendenza italiana dal nazismo dell'UE ma proprio come difesa della integrità del territorio. Difesa cioè dalle spinte secessioniste che, in seguito alla rottura dell'UE - ma anche ad un aggravarsi della crisi fiscale dello stato e all'approfondimento delle richieste di autonomia degli enti locali, quelli leghisti in primis - porteranno il continente e soprattutto alcuni paesi più deboli la cui unità è strutturalmente e culturalmente più gracile a scomporsi. E a ridursi a un insieme di piccole aree geoeconomiche pseudocatalaniste, sempre variabili e sempre sotto il controllo USA.
Forse vogliamo ripetere l'errore commesso proprio sulla questione nazionale. A lungo derisa a sinistra e poi riscoperta - dagli stessi derisori, che non sbagliano mai - quando era tardi e tutte le destre erano ormai salite su quel cavallo...
In realtà, l'alternativa vera è tra universalismo concreto e mediato da una parte e l'immediatezza propria del particolarismo come dell'universalismo astratto dall'altra. E non quella - codista come sono sempre codisti il movimentismo e lo spontaneismo che stanno nella corrente - tra dimensione nazionale come spazio del massimo potere conseguito dai subalterni e dimensione continentale come orizzonte di un conflitto più vasto e di costruzione del genere.
1 commento:
Azzarà, le devo però far presente che in Cina le politiche migratorie sono molto severe, molto più severe di quanto un D'Attorre o una Wagenknecht potrebbero ipotizzare. Poi si potrebbe anche chiedersi: sono alcuni di noi che imitano le destra particolariste o sono le destre particolariste che in alcune cose hanno imitato noi per egemonizzare parzialmente il nostro blocco sociale?
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