giovedì 17 dicembre 2009

"Faro spirituale" o "base teorica"? Alcune riflessioni su una recente polemica politico-culturale

"Et spiritus tuus bonus superferebatur ad subveniendum nobis in tempore opportuno"
S. Augustinus, Confessiones, 13.34.49
di Stefano G. Azzarà

L'intervento di Andros Kyprianou, segretario generale di AKEL, alla presentazione della Federazione della Sinistra tenutasi a Roma il 5 dicembre scorso ha acceso una piccola polemica culturale all'interno della sinistra radicale. Già questo sarebbe di per sé un fatto positivo, vista l'asfitticità del dibattito teorico italiano. Purtroppo però la polemica appare tutto sommato abbastanza strumentale e fuori centro ed è perciò incapace di far compiere un passo in avanti al confronto delle idee.

Qualcuno ha accusato Fausto Sorini, che ha diffuso il testo dell'intervento, di aver manipolato la traduzione delle parole di Kyprianou per renderle più digeribili. Riferendosi ai comunisti ciprioti il segretario di AKEL ha detto che

"Il fatto che siamo il partito di governo, non ha minimamente influenzato il nostro carattere ed il nostro spirito rivoluzionario. Siamo sempre guidati dall’ ideologia marxista – leninista, che valorizziamo come strumento di analisi delle condizioni attuali, nonché come faro spirituale della nostra attività e dei nostri obiettivi. Siamo guidati dai nostri principi politici ed organizzativi, nonché dai valori e dagli ideali del socialismo"

Sorini in un primo momento avrebbe reso l'espressione "faro spirituale" con "base teorica", nascondendo o edulcorando in questo modo con consapevole volontà manipolatrice le incrostazioni dogmatiche di un'impostazione culturale - quella dei ciprioti e la propria - che vive anacronisticamente il marxismo come una sorta di religione.
Non entro nel merito dell'eventuale libertà di traduzione di un testo che non conosco nell'originale: tutto potrebbe nascere semplicemente da una svista. Credo però che questa polemica riveli qualcosa di più profondo e che per capirlo occorra partire da una precisazione generale, utile soprattutto per chi non si occupa direttamente di tematiche filosofiche.

La parola italiana "spirito" corrisponde al tedesco "Geist". In tedesco, tuttavia, questa espressione non è carica di quelle pesanti connotazioni religiose che sono invece ben vive in Italia, frutto principalmente - per semplificare - della secolare egemonia culturale della Chiesa cattolica nel nostro paese. "Geist" indica infatti uno spettro semantico ben più ampio e che include tra i suoi significati, tra gli altri, anche quello di "mente". Lo sapeva bene ovviamente Hegel, che ha intitolato una delle sue opere più importanti Phaenomenologie des Geistes, ricostruendo in maniera impareggiabile l'evoluzione delle capacità intellettuali umane nel loro nesso logico-storico; Hegel che parlava di "spirito oggettivo" (objektiver Geist) riferendosi al diritto, alla moralità e all'eticità che si materializzano poi nelle istituzioni e il cui "spirito assoluto" (absoluter Geist) include sì la religione ma anche l'arte e la filosofia. E lo sapeva bene ad esempio Wilhelm Dilthey, nello scrivere la sua Einleitung in die Geisteswissenschaften. Oppure, per venire all'Italia, Benedetto Croce quando a sua volta parlava, con chiaro riferimento a Hegel, di "filosofia come scienza dello spirito", raccogliendo sotto questo nome sia le attività teoretiche che quelle pratiche. E lo sapeva bene anche Hannah Arendt, che su questo tema ha riflettuto a fondo e quando ha scritto in inglese il suo testamento filosofico lo ha chiamato The Life of the Mind (tradotto non a caso in tedesco come Vom Leben des Geistes).
Già il legame da tutti conosciuto tra Marx e Hegel dovrebbe far capire che questa problematica nella tradizione marxista è ben risaputa e che tutto c'è tranne che un approccio ingenuo. Nell'Ideologia tedesca troviamo ad esempio questa considerazione di Marx, che non si preoccupa minimamente di utilizzare il termine che oggi invece si contesta con riprovazione a Kyprianou e a Sorini:

"Die Produktion der Ideen, Vorstellungen, des Bewußtseins ist zunächst unmittelbar verflochten in die materielle Tätigkeit und den materiellen Verkehr der Menschen, Sprache des wirklichen Lebens. Das Vorstellen, Denken, der geistige Verkehr der Menschen erscheinen hier noch als direkter Ausfluß ihres materiellen Verhaltens".

E anche Antonio Gramsci usa il termine "spirituale" molto di frequente e in senso molto ampio, distinguendolo implicitamente ma in maniera netta dal suo significato meramente "spiritualistico". E' il Gramsci che parla per esempio di "preparazione spirituale del Risorgimento" o di "vita spirituale e culturale", che lamenta come il proletariato sia stato storicamente "escluso dalla vita spirituale", che fa notare, riferendosi a Croce, come "la categoria" (concettuale) sia "il momento spirituale della pratica", ecc. ecc.

Insomma, la polemica di questi giorni sembra essere del tutto pretestuosa. Più che della volontà manipolatrice di Sorini, allora, essa mi sembra semmai indice di una cosa ben diversa. Del travaglio intellettuale, cioè - che in quanto tale va rispettato anche se non può essere condiviso -, di un'area politico-culturale come Essere Comunisti, che si riconosceva in passato nelle categorie oggi sotto accusa ma che con questo dibattito annuncia in sostanza di averne ormai preso le distanze. La polemica, in altre parole, rivela lo stato attuale dell'evoluzione culturale di quest'area, inevitabile corollario del mutamento di ruolo politico di un'elite periferica che dopo un lungo percorso è riuscita ad assumere un ruolo dirigente (sebbene in una formazione politica dalle dimensioni ormai ridotte e priva di un peso politico reale). Un'area che ha assunto all'interno del PRC una posizione centrale, che ha cambiato i suoi interlocutori e la sua composizione e che è necessariamente cambiata, essa stessa e la sua linea politica, nel corso di questa ricollocazione.
Essere Comunisti, perciò, rende palese in tal modo principalmente il proprio percorso di allontanamento dal marxismo-leninismo. E per legittimare questo salto di qualità della propria forma di coscienza sembra aver bisogno, anche se in maniera inconsapevole, non già di criticare le effettive degenerazioni messianiche e religiose del marxismo-leninismo, cosa che sarebbe del tutto condivisibile, ma di dichiarare che questa teoria è una forma di religione in se stessa, che non può essere altrimenti e che perciò va abbandonata. Sta a noi - a partire dal lavoro politico-culturale concreto che la nostra Associazione sarà in grado di svolgere - dimostrare che così non è e che anche un'eventuale assunzione di responsabilità politiche maggiori rispetto a quelle che di solito spettano a una minoranza comporta sì un necessario processo di apprendimento ma non una mutazione ideologica così radicale da configurarsi, come in questo caso, come un completo cambio di campo.

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