lunedì 14 dicembre 2009

No Global? Un libro sulla geografia e le trasformazioni dei centri sociali da Seattle a oggi

La riflessione sulle forme dell'agire politico nel mondo contemporaneo e sulle trasformazioni delle pratiche dei movimenti antagonistici è un terreno molto interessante e si lega molto strettamente alla questione della crisi della forma-partito e ai processi ideologici degli ultimi decenni. Per comprendere gli aspetti positivi e i limiti - limiti di assorbimento nel mercato ma soprattutto limiti politici - di certe esperienze è utile un libro uscito di recente, segnalato dal Corriere della Sera [SGA].

Movimenti e centri sociali, la nuova mappa

Andrea Mambretti: «Non esiste dialettica tra giovani e istituzioni perché prevale la componente politico-ideologica». La previsione. Secondo gli esperti la crisi li riavvicinerà alla gente e la presenza sarà più forte che negli Anni ' 90. La geografia Da Barcellona a Amsterdam: tutte le tregue che si stanno per rompere in Europa. Il caso (economico) del Tacheles di Berlino. Cosa è rimasto 10 anni dopo il debutto no global a Seattle. In Italia i luoghi alternativi sono 120. I riferimenti politici.
di Stefano Landi, "Corriere della Sera", 13 dicembre 2009 p. 15


La protesta di Seattle ormai è solo un ricordo. Accadeva dieci anni fa: la città americana, che ospitava il meeting del Wto, si trovò presa d' assedio da decine di migliaia di giovani. Fu il debutto del movimento no global, più un punto d' arrivo che di partenza. Proprio nella capitale del Nord Ovest americano si iniziò a fare la conoscenza con un termine black bloc, che sarebbe diventato sinistramente famoso durante il G8 di Genova. Ma è lecito chiedersi oggi cosa rimane di quel movimento, messo a confronto con la crisi economica. C' erano anche idee, in quel calderone. Oggi, quella rete trasversale e variegata viene raccontata da Alex Foti nel suo Anarchy in the EU (Agenzia X): storia di movimenti pink, black, green ai tempi della Grande Recessione...

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