sabato 1 maggio 2010

Dividerci tra Roma e Milano? Alcune riflessioni sulla protesta dei ricercatori

TERRA del 30/4/2010 a pag. 10

Dividerci tra Roma e Milano? Alcune riflessioni sulla protesta dei ricercatori
di Stefano G. Azzarà

Premetto che sono stato rappresentante dei ricercatori nel Cda dell'Università di Urbino per due mandati e che adesso coordino l'area docenti della FLC-CGIL UniUrb. E premetto anche che in tutti questi anni ho spesso fatto riferimento a Marco Merafina e al CNRU, già per il semplice fatto che a lungo Merafina è stato l'unico collega a dedicarsi ad un'opera paziente di cucitura di rapporti tra i ricercatori di tutte le sedi, per rendere il più possibile unita e consapevole la nostra categoria. Così come è stato anche l'unico ad impegnarsi in maniera visibile per darci voce, sin dai tempi della protesta contro l'allora ministro Moratti e delle assemblee alla Sapienza. Quando nessuno sapeva cosa fare e nessuno faceva nulla, e quando anche alla CGIL non sapevano dare informazioni tecniche dettagliate (oppure quando si faceva purtroppo finta di nulla per coprire le tante scelte sbagliate dei governi di centrosinistra), Merafina c'era. Al di là del giudizio di merito sulle sue proposte, ritengo che di questo gli vada dato atto e che si debbano evitare gli attacchi personalistici.

Provo a esporre quel poco che ho capito, nella confusione della nostra vicenda, e a sollecitare al tempo stesso chiarimenti.
La mobilitazione dei ricercatori ha assunto ormai una dimensione nazionale crescente. La conoscenza dei danni che il DDL provocherà è adesso molto diffusa e meriterebbe una rivolta di tutto il sistema universitario. Tuttavia, nella consapevolezza del fatto che non riusciranno a impedirne l'approvazione, i ricercatori si sono giustamente orientati a ridurre il danno che ne deriverà per la loro categoria.
Infatti - e questa è una nota dolente - bisogna notare come di fronte a questo attacco senza precedenti al principio stesso della formazione superiore pubblica, l'Università italiana non abbia agito unitariamente. Nessun'altra categoria universitaria, nonostante la forza contrattuale ben superiore delle due fasce docenti, si è sinora mossa e tutti hanno lasciato sulle nostre spalle il peso della protesta, salvo invitarci al senso di responsabilità quando minacciamo di rifiutare gli incarichi di insegnamento.
Anche la CRUI e il CUN non sono andati al di là di proposte emendative e hanno accettato l'impianto complessivo del DDL. La verità è che, al di là delle affermazioni di facciata (e di una faccia che è spesso bifronte), ad alcune componenti interne all'Università italiana il DDL è molto gradito perché ne rafforza ulteriormente il potere gerarchico.


In queste condizioni, le riflessioni sulla necessità di contrastare il DDL nel suo complesso e di non limitarci a coltivare il nostro orticello sono giustissime ma rischiano di risolversi in semplice poesia. Non esiste la benché minima possibilità di fermare la nuova legge, perché si tratta di un provvedimento che è condiviso dalla maggioranza come dall’opposizione di sua maestà, il PD, e che ha il sostegno di Confindustria.
Spiace dirlo, e questa constatazione non deve certamente esimerci dal criticare l'impianto generale del DDL in tutte le circostanze possibili. Purtroppo, però, l'unica cosa che noi possiamo fare come ricercatori, nell'impossibilità di suscitare un movimento nazionale che fermi tutto (si decide in pochi mesi da qui all’estate e anche la nostra unità non andrà prevedibilmente al di là di quella data), è questa: cercare di ridurre il più possibile i danni per la nostra categoria, che è quella più colpita e sulla quale tutte le altre hanno cercato sin dall'inizio di scaricare gli oneri maggiori. Nel momento in cui sono gli altri ad attaccarci, questo non è il tanto vituperato “corporativismo” del quale sembriamo vergognarci ma si chiama legittima difesa.


Lungo questa direttrice, mi pare, si muovono ormai tutte le proposte in campo e perciò sotto questo aspetto – come qualcuno ha giustamente notato anche in questa mailing list - non c’è alcuna differenza sostanziale tra la proposta Merafina e quella sostenuta, per semplificare, dalla tendenza “torinese” ("milanese", dopo l'assemblea di Milano). Cerco però di entrare nel merito.
1) Da una parte abbiamo il CNRU e Merafina, che rappresentano soprattutto i ricercatori più anziani e sostengono in sostanza il passaggio di tutti i ricercatori con almeno 6 anni di anzianità alla fascia degli associati. A tal fine sono disposti a mantenere lo stipendio da ricercatore o a proporre una curva stipendiale intermedia inferiore a quella degli associati (secondo la loro proposta, comunque, dal nono livello in poi si otterrebbe un aumento stipendiale: si capisce che per i ricercatori più anziani, soprattutto ai fini pensionistici, sia una prospettiva non certo esaltante ma comunque accettabile).
E' una proposta che in prima battuta mi aveva lasciato perplesso, perché a) è penalizzante per i ricercatori più giovani e perché b) rischia di contenere un ope legis di fattto, che non distingue i meritevoli dai nullafacenti. Al referendum in rete sollecitato da Merafina, infatti, io avevo votato contro.

2) L'altra tendenza, quella “torinese” ("milanese"), chiede la modifica dello status giuridico con l'introduzione della terza fascia docente (che è diversa da un ope legis e si configura come un riconoscimento della situazione di fatto) e chiede inoltre il finanziamento ministeriale delle abilitazioni nazionali, almeno nel numero proposto di recente dalla CRUI di non meno di 2000 associazioni l'anno, con successiva chiamata diretta da parte dei Dipartimenti.


Spero di aver capito e riassunto bene e prego i colleghi interessati di correggermi nel caso in cui abbia sbagliato.
Ora, questo percorso “torinese”-"milanese", che in linea di principio potrebbe essere preferibile a quello proposto da Merafina, si scontra però con una difficoltà notevole. Comporterebbe cioè un aggravio di spesa che, mi pare, è di circa 160milioni di euro l'anno. Questo piccolo dettaglio rende molto ardua - o secondo alcuni addirittura utopistica - questa strada legata alle abilitazoini. Ed è questo il motivo per il quale ritengo che la proposta Merafina non possa essere senz'altro giudicata, come mi pare che alcuni colleghi facciano, come immorale e corporativa, e sia invece la più realistica e opportuna.
Invito i colleghi a riflettere su un punto fondamentale: se il DDL non venisse modificato in qualche punto essenziale e rimanesse tale e quale, per i ricercatori sarebbe la fine di ogni prospettiva di carriera. Perché, in assenza di concorsi – per i quali "non ci sono i soldi" - nei prossimi sei anni saremmo inevitabilmente soppiantati dai ricercatori a tempo determinato. Se noi seguiremo unicamente la strada “concorsuale” riceveremo probabilmente il plauso retorico dei campioni ipocriti della meritocrazia a spese altrui ma rischieremmo di farci del male da soli.
Siamo sicuri che percorrere unicamente la strada “virtuosa” delle abilitazioni nazionali non significhi rimanere cornuti e mazziati? Ed è meglio cornuti e mazziati oppure un ope legis?
Non voglio nemmeno parlare della terza fascia, che in mancanza di abilitazioni nazionali significherebbe legalizzare la situazione di fatto senza vedere un centesimo in più. Quantomeno, come ricercatori possiamo rifiutare gli incarichi di insegnamento; da professori di terza fascia saremmo obbligati a insegnare senza alcun aumento di stipendio.
Non è più logico allora, tenendo fermo l’obiettivo principale, che è quello di sbloccare le abilitazioni nazionali, mantenere aperta anche l’altra strada, evitando di demonizzarla in maniera così intransigente?

Rimane fermo il fatto che entrambe queste strade, quella del CNRU e quella dei milanesi, condividono il terreno della riduzione del danno e condividono anche gli strumenti di lotta. L’unico strumento che abbiamo, anzi, quello della indisponibilità all’insegnamento. Mantenendo aperte entrambe le strade, credo che dovremmo concentrarci ad allargare il più possibile questa forma di protesta tra i nostri colleghi, rendendoli consapevoli della posta in gioco [SGA].

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