giovedì 24 giugno 2010

Altro che diari del Duce! Trovato l'elenco delle imprese e delle banche italiane che finanziarono l'ascesa del fascismo

Gerardo Padulo lo pubblica sul Quaderno n. 1 di "Le carte e la storia". Trova piena conferma la tesi della genesi capitalistica del fenomeno [SGA].

FASCISMO & DESTRA IERI E OGGI
BRUNO GRAVAGNUOLO, UNITA' del 23/6/2010 a pag. 37

(Ansa) – Roma, 4 giu – Un elenco inedito dei finanziatori del fascismo in cui sono preminenti il ruolo di banche e imprenditori e quello della massoneria rimette in discussione l’interpretazione data dallo storico Renzo De Felice sul ruolo preminente dei ceti medi nell’avvento del movimento. Questo elenco, pubblicato nel primo Quaderno de “Le Carte e la storia” da Gerardo Padulo è infatti aggiuntivo a quello utilizzato nel 1964 dall’autore della “Storia del fascismo” per tracciare la sua interpretazione. De Felice tornò sul tema dei finanziamenti e dei contributi alla nascita del movimento nel 1975 per postulare una definizione che ha fatto cuola: il fascismo «nella sua fase di generazione e affermazione», sarebbe stato un «fenomeno dei ceti medi», in particolare di quelli emergenti. I nomi dei finanziatori, con i due saggi che lo corredano, sono stati pubblicati grazie alla intelligente disponibilità di Guido Melis e sono destinati a far discutere perchè la lista resa pubblica nella sua interezza da un attento lavoro, dà ragione più a Ernesto Rossi e al suo “I padroni del vapore” che a De Felice. Inoltre il bel quaderno della Collana “Biblioteca” dà conto del ruolo di “scuola quadri” che il fascismo assegnò, dopo la marcia su Roma, ad una casa editrice, “Imperia”, ampiamente sovvenzionata dalla massoneria. Quella stessa casa editrice contribu in maniera notevole al finanziamento del primo fascismo: siamo tra l’ottobre e il dicembre del 1922. In questa iniziativa entrano «con forti capitali uomini della massoneria; entrano e governano, costituendo la maggioranza del consiglio di amministrazione. La massoneria è stata un soggetto estraneo per molti anni alla ricerche storiche», segnala l’autore. Nonostante l’attento lavoro di ricostruzione dei contributi anche questo elenco tuttavia non è completo: mancano i finanziamenti massonici, quelli diretti, mancano quelli forniti indirettamente dalla casa editrice ’Imperià e non ci sono certamente altre contribuzioni. Le offerte oscillano tra le 200.000 lire del Credito italiano e le 100 lire di una drogheria. Vi risaltano tutti i nomi dei «padroni del vapore». Ci sono quasi tutti quelli dell’epoca. Tra i sovvenzionatori Max Bondi,Lorenzo Allievi, Giacinto Motta e Giovanni Agnelli. «Allievi e Motta erano uomini forti e rappresentativi dell’industria elettrica. Bondi era notissimo tra i “pescicani”: alla testa dell’Ilva era stato protagonista di mille imprese durante la guerra». Se all’epoca si fossero conosciuti questi finanziamenti «sarebbe stato possibile ai fascisti e ai loro estimatori sostenere che il fascismo era antisocialista quanto anticapitalista?» si chiede Padulo nel suo saggio. Una cosa è certa: la grande industria non ebbe alcun timore delle proclamate volontà rivoluzionaria e dal 1919 finanziò Mussolini. Il ministero dell’Interno sapeva di questi contributi, molti prima del 1922, e tacque. La «lettura» del fascismo come espressione dei ceti medi è entrata nella tradizione storiografica italiana e ora questo saggio lo mette in discussione perchè la loro « diversa aggregazione e dislocazione», in quella fase, sono «se mai conseguenza e non causa della dittatura».

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