giovedì 3 giugno 2010

Il giornalista Fulvio Grimaldi incatenato sotto la sede di Rifondazione

http://fulviogrimaldi.blogspot.com/
Lunedì, 31 maggio. Il giornalista ex-Rai-Tg3 e poi inviato di Liberazione, ha completato il primo giorno di protesta in catene sotto la sede di quello che fu il suo giornale. La protesta riprenderà domani, 1 giugno, e proseguirà fino a un incontro con il segretario nazionale del PRC, Paolo Ferrero e a una soluzione equa. Grimaldi protesta contro la legge bavaglio che sta per essere varata dalla maggioranza di governo e, in questo quadro, contro il licenziamento subito a suo tempo per la pubblicazione di un articolo su Cuba, non gradito all’allora segretario Fausto Bertinotti. Vinta la causa contro Liberazione per ingiusta interruzione del rapporto di collaborazione e la negazione della libertà d’espressione, in secondo grado, rovesciando il primo giudizio, il giudice ha condannato il giornalista a restituire a Liberazione la somma di 100.000 euro percepita come risarcimento del danno. Una sentenza che Grimaldi giudica iniqua e in violazione dell’articolo 21 della Costituzione e delle norme che regolano i rapporti di lavoro. Nonostante l’attuale direzione del partito abbia modificato la linea di Bertinotti, assumendo quella per la quale Grimaldi fu estromesso, essa insiste sulla pretesa della restituzione, pena l’esecuzione forzata sui beni del giornalista.

Dopo alcune ore si è presentato il direttore amministrativo del giornale, Mauro Belisario, e ha offerto a Grimaldi la seguente transazione: restituzione al giornale di metà della somma stabilita, ma prosecuzione della vertenza in Cassazione, al fine di poi ottenere la totalità della somma in caso di vittoria del giornale. Liberazione rasenta il fallimento. Se questo dovesse verificarsi, in caso di vittoria, Grimaldi non otterrebbe nulla dai liquidatori fallimentari, non essendoci probabilmente residui da liquidare ai creditori. In caso di sconfitta di Grimaldi, i liquidatori esigerebbero da lui i restanti 50.000 euro. Il giornalista considera l’offerta una trappola e ha insistito per la cessazione totale della vertenza, una volta che Liberazione abbia ricevuto metà della somma, anche alla luce del fatto che si tratterebbe comunque di una misura punitiva nei confronti di un giornalista che si è limitato a sostenere il diritto alla propria libertà d’espressione.

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