giovedì 3 giugno 2010

L'elogio del "comunismo eretico", ideale e immaginario, equivale alla delegittimazione della storia comunista del Novecento

E' quel che ho cercato di dire a proposito della recensione del libro curato da Pier Paolo Poggio uscita qualche tempo fa su Liberazione. L'intervento di Piero Ostellino lo conferma e conferma anche che lungo questa china, alla fine, non è possibile nemmeno salvare Marx in quanto "classico" della storia del pensiero, come desidererebbero le anime belle.
In questo senso, questa volta non condivido la scelta di Angelo d'Orsi, che è una scelta certamente in buona fede ma a rischio di strumentalizzazione. L'opposizione tra marxismo (o comunismo) "ortodosso" ed "eretico" è una variante di quella tra marxismo "orientale" ed "occidentale": rozzo e incline alla violenza totalitaria il primo, raffinato ed attento alla dimensione dell'egemonia il secondo. Si tratta di una coppia concettuale intrinsecamente eurocentrica, che non ha però fondamenti nella realtà storica e nella storia delle idee marxiste. Da un lato, sia in Russia che in Cina che nel Terzo Mondo decolonizzato il marxismo e il comunismo sono indubbiamente il risultato dell'introduzione di idee occidentali. Dall'altro, proprio con Lenin, Mao e altri autori "orientali" si sono raggiunte acquisizioni teoriche decisive. E Trotzki, il capo spesso spietato dell'Armata Rossa, è anche lui eretico oppure l'immagine dell'eresia fa parte di una guerra civile interna al movimento comunista stesso? Non parliamo poi di Gramsci, che in alcun modo può essere definito "eretico", salvo voler dar retta alle posizioni revisionistiche di chi vede in lui un criptotrozkista lasciato marcire in galera dallo stalinista Togliatti [SGA].
ANGELO D'ORSI, IL FATTO QUOTIDIANO del 2/6/2010 a pag. 14

PIERO OSTELLINO, CORRIERE DELLA SERA del 2/6/2010 a pag. 39

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