mercoledì 10 novembre 2010
Castelvecchi pubblica un romanzo su Fiume!
Massimiliano Di Mino - P. Paolo Di Mino, Fiume di tenebra. L'ultimo volo di Gabriele D'Annunzio, Castelvecchi
Una terra meravigliosa e ribelle sceglie la strada dell’insurrezione, con un poeta a capo della rivolta e un manipolo di anarchici, avventurieri e arditi pronti ad accorrere per sostenere rivendicazioni che parlano di giustizia e di libertà. Questa è Fiume all’indomani della Prima Guerra Mondiale. Per molti un esempio da seguire ma, per il governo italiano, soltanto uno scandalo da sopprimere il prima possibile. In attesa che l’esercito dei Savoia compia il suo dovere, una congiura internazionale ordisce un piano per attentare alla vita di Gabriele D’Annunzio. L’esecutore di un simile intento è Italo Serra, un ufficiale specializzato in missioni coperte: uno dei tanti soldati che non possono e non vogliono tornare a casa dopo l’esaltazione tragica che il conflitto ha instillato nelle menti di una generazione di combattenti. Durante gli ultimi giorni di vita della reggenza dannunziana, nel corso del Natale di Sangue del 1920, quando le truppe regolari del generale Caviglia spazzeranno via il sogno fiumano, il capitano Italo Serra – ammaliato dalle personalità dello scrittore Giovanni Comisso, del tenente Guido Keller e della bella Ada – scoprirà come tutto ciò in cui ha creduto fino a quel momento sia soltanto un inganno: un’illusione fatta rivivere attraverso pagine sorprendenti, dedicate al lato sconosciuto del tentato omicidio di Gabriele D’Annunzio e a un episodio della storia contemporanea italiana a lungo rimosso e mistificato. ESTRATTO: «Il capitano Italo Serra, ufficialmente assegnato alla dodicesima compagnia dei Lancieri di Novara, ufficialmente disertore dal suo corpo di armata, dal suo esercito, traditore del suo re e del suo Paese, in quel momento non era nessuno: era qualsiasi cosa. Era uno qualsiasi di questi giovani uomini del Novantanove, del Novantasei, Novantacinque, persi qui nel cuore di Fiume, nel cuore fiammeggiante di questa irredenta Olocausta: anche lui seduto in mezzo a questi ragazzi della brigata Disperata, tutti ragazzini con l’alito ancora profumato di tenerezze materne che si danno l’aria di uomini solo perché sono sopravvissuti. Tutti i sopravvissuti finiscono per immaginare che la loro condizione abbia qualcosa di eccezionale, che il non essere morti sia dovuto a qualche loro merito o a qualche loro peccato. Peggio, molti arrivano a convincersi che sopravvivere sia vincere. In quel momento il capitano Serra era più che ragionevolmente sicuro che ognuno di questi ragazzini agli ordini del tenente Keller lo vedesse come uno di loro. Uguale a questi ragazzi sbandati che il tenente Keller aveva trovato nascosti nel cantiere navale, in uno stato miserevole. Cuccioli di cane che si tiravano addosso l’un l’altro bombe e proiettili di fucile tanto per distrarsi. Uguale a questi soldati sbandati e persi quaggiù».
MARIO BERNARDI GUARDI, SECOLO D'ITALIA del 9/11/2010 a pag. 8/9
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