martedì 9 novembre 2010

Il libro di Lucio Ceva sulla guerra civile spagnola

Lucio Ceva, Spagne 1936-1939. Politica e guerra civile, Carocci

Nel luglio 1936 l’attenzione mondiale si concentra sulla Spagna: un golpe militare fallisce a Barcellona, a Madrid e in metà del Paese sopra tutto per il valore di sindacati e partiti popolari (armati dal governo repubblicano) e di pochi reparti rimasti fedeli. È sbarrata la strada al fascismo che aveva trionfato in Italia, Germania e in altri Stati europei dopo aver dominato già una volta la Spagna (1923-1930) e minacciato la Francia nel 1934. In aiuto della Repubblica, animata da preesistenti pulsioni rivoluzionarie (anarchiche in Catalogna), accorrono da tutto il mondo migliaia di antifascisti compresi alcuni comunisti che anticipano sull’orientamento dell’Urss (ottobre 1936). Da subito Germania e Italia fasciste invece rafforzano con arsenali e reparti militari gli ammutinati fra i quali primeggia Franco. Il contegno delle altre potenze è un incrocio di astuzie e timori intonati più che alla vicenda spagnola alle preoccupazioni per la minaccia del riarmo tedesco. L’aiuto sovietico (vendite di armi, consiglieri, brigate internazionali) tende altresì a spegnere derive rivoluzionarie per timore di giocarsi l’appoggio franco-inglese contro l’aggressività hitleriana. Il “non intervento” dei governi occidentali rientra nella politica di appeasement (placare i dittatori e deviarne altrove il dinamismo) e prosegue dopo l’affermarsi in Spagna anche per volontà dei comunisti, di un governo di coalizione dove socialisti moderati come Nergrín e Prieto insieme col presidente della Repubblica Azaña, frenano i rivolgimenti sociali e garantirebbero la continuità democratica se fossero appoggiati da Londra e Parigi. Invece Negrín, rimasto col solo aiuto dell’Urss, ne pagherà i duri prezzi politici nella speranza di resistere sino all’imminente guerra europea antifascista per mescolarsi ad essa.

CESARE SEGRE, CORRIERE DELLA SERA del 8/11/2010 a pag. 33

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