venerdì 10 dicembre 2010

La crisi del regime zarista e l'avvento del bolscevismo nel diario di viaggio di Ossendowski

Ferdinand A. Ossendowski: L'Ombra dell'Oriente tenebroso, Arethusa 2010

L'ombra dell 'Oriente tenebroso, pubblicato per la prima volta a Varsavia nel 1923, è un'affascinante e sorprendente raccolta di appunti di viaggio sulla vita delle popolazioni della Russia estremo-orientale e su quegli elementi misteriosi che determinarono il crollo dell'Impero zarista e della società civile tutta.
L'occultista Papus, il vescovo Pimen, l'ipnotista Ivan di Kronstadt, il monaco Heliodor, la veggente Daryushka, l'enigmatico Rode e soprattutto Rasputin, l'ambiguo consigliere della zarina, sono solo alcuni dei personaggi che hanno svolto, nell'ombra, un ruolo importante nella storia di questo Paese.
Una storia cupa, enigmatica e piena di risvolti oscuri. Una storia dove superstizione, misticismo, ancestrali ritualità, tradizioni pagane e credenze popolari hanno esercitato una subdola influenza su tutti gli strati della società russa: dai più umili contadini delle lande desolate della Siberia ai cacciatori nomadi della Mongolia, dai salotti della borghesia moscovita alle alte sfere dell'aristocrazia che gravitavano attorno alla Corte dello zar.
In questo saggio Ferdinand Antoni Os-sendowski, quale acuto osservatore della realtà, cerca di penetrare la complessa natura dell'animo russo con la curiosità e il distacco necessari di chi, come lui, è solo uno straniero in cammino fra i meandri di una popolazione sempre in bilico tra paganesimo e misticismo cristiano, sciamane-simo e razionalità, idealismo filosofico e bestialità.
Con estrema chiarezza e accurato rigore analitico, sprazzi di sarcasmo e una misurata dose di ironia, l'Autore ci fornisce un'inedita chiave di lettura su quelle circostanze che permisero ai semi della Rivoluzione bolscevica di insinuarsi facilmente nel tessuto sociale di una Russia ormai segnata da insanabili e radicate contraddizioni.

Ferdinand Antoni Ossendowski nacque a Vitebsk (Polonia) il 27 maggio 1876; dopo aver terminato con profitto i corsi di chimica e fisica alla Sorbona, gli fu offerto di sovrintendere la sezione di chimica all’Esposizione Universale del 1900. I suoi studi di mineralogia lo fecero conoscere all’entourage scientifico europeo come autorità indiscussa del campo; fu perciò incaricato dalle autorità russe di svolgere ricerche nelle miniere d’oro siberiane. Negli anni turbolenti della guerra russo – giapponese svolse ricerche per conto del consiglio superiore della Marina e nella successiva prima guerra mondiale gli furono commissionati studi e prospezioni da parte delle massime autorità statali.
Durante la guerra fu inviato in Mongolia, paese di cui apprese la lingua e le tradizioni locali ma nel 1917, in piena rivoluzione bolscevica fu chiamato a insegnare nella città di Omsk dall’ammiraglio Alexandr Vasil'evich Kolchak, (il vecchio comandante della flotta russa sul Mar Nero). Kolchak aveva ai suoi ordini un esercito controrivoluzionario che gli permise di creare un piccolo governo autonomo e inviso al governo centrale di Mosca, esteso dagli Urali alla Siberia. Ossendowski lavorò per il ministero del governo Kolchak fino al 1920, quando fu costretto dalle truppe regolari russe ad una fuga precipitosa e rocambolesca che lo portò in Siberia, Tibet, Mongolia e Manciuria.
Nel giugno del 1921 riuscì finalmente a raggiungere Pechino e da qui la Polonia. Appena giunto nella terra natia cominciò a riordinare i suoi appunti di viaggio che formarono il nucleo di Bestie, Uomini, Dei, un eccezionale reportage sulle culture asiatiche con cui era venuto in contatto. Continuò ad insegnare in Polonia e viaggiò ancora in Africa e altri paesi mentre le sue opere acquisivano fama europea e venivano tradotte in più lingue. Morì a Zolwin nel 1945, mentre la Polonia si scrollava di dosso il terribile fardello nazista per scivolare sotto il controllo del governo di Mosca. 
I misteri di della Russia degli anni 20

L'Ombra dell'Oriente tenebroso
Una lettura ancora interessante
di Serena Chiarion da voceditalia.it

GLI INDEMONIATI HANNO APERTO AI SOVIET
ANDREA COLOMBO, LIBERO del 9/12/2010 a pag. 35

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