mercoledì 8 dicembre 2010

Vincenzo Cuoco: Nunzio Dell'Erba risponde a Christopher Duggan


CHRISTOPHER DUGGAN, CORRIERE DELLA SERA del 4/12/2010 a pag. 21

L'articolo di Christopher Duggan ("Corriere", 4 dicembre) presenta un quadro poco lineare della Repubblica partenopea e della vicenda intellettuale di Vincenzo Cuoco. La sua opera "Saggio storico sulla rivoluzione napoletana del 1799" apparve anonima in tre tomi, sui frontespizi dei quali non compaiono gli anni 1800 o 1801; ma l'indicazione precisa, da cui si può ricavare la datazione, è l'anno IX repubblicano, che in effetti va dal 23 settembre 1800 al 22 settembre 1801 (cfr. A. Cappelli, Cronologia e calendario perpetuo, Milano, Hoepli, 1906, pag. 250).
Il primo dovette uscire nel 1800, mentre gli altri due nell'anno successivo. Inoltre il "Giornale italiano" cominciò ad essere pubblicato il 2 gennaio 1804 e non "nel 1803". Stabilita una precisa datazione, su cui uno storico non può commettere errori temporali, bisogna sottolineare che l'interpretazione dello studioso inglese sul "divario culturale tra i capi della rivoluzione e le masse" è stata ormai superata dagli studi più recenti sulla scia di un giudizio analitico, secondo cui il "Saggio" rappresenta la sintesi più lucida della concezione storica del XIX secolo. Il distacco fra i patrioti e il popolo non fu considerato da Cuoco come la causa fondamentale del fallimento della Rivoluzione napoletana, ma piuttosto fu determinato dall'influsso della cultura straniera, a cui il ceto colto si era rivolto per trarne beneficio a favore dell'unità nazionale. La tesi della rivoluzione passiva, intesa nel senso di una negazione delle masse al movimento rivoluzionario, non è sostenibile, perché in molte parti dell'Italia meridionale esse rivelarono una disponibilità a "fare come i francesi": una tesi già sostenuta da un grande storico, che rilevò questo moto di simpatia, anche se non paragonabile all'insurrezione della Vandea o alla guerriglia degli "chouans" in Bretagna (cfr. G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna, vol. I: Le origini del Risorgimento, Feltrinelli, Milano 1975, pp. 286 e 287).
Riguardo al romanzo "Platone in Italia", dedicato a Bernardino Telesio "primo fra gl'investigatori dell'antichissima filosofia degli Italiani", è fuorviante definirlo "un romanzo alquanto astruso e sconclusionato", perché si tratta di un libro di grande valore per l'accento che egli pone sull'aspirazione degli Italiani all'unità politica di tutto il territorio nazionale. Così egli, sulle orme di Vico, coniuga la filosofia antica fiorita nella Magna Grecia con la civiltà italica per l'acquisizione di una coscienza politica del popolo, senza che questo appiattisca la sterile esaltazione di glorie del passato.
Nunzio Dell'Erba, Università di Torino

Nessun commento: