lunedì 11 aprile 2011
Storie di automi e di modernità
TOM STANDAGE: IL TURCO, IN APPENDICE "IL GIOCATORE DI SCACCHI" DI MAELZEL, Nutrimenti
Per tre quarti di secolo, dal 1770, quando esordì al cospetto dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, fino all'incendio che lo ridusse in cenere a Filadelfia nel 1854, un automa in abito da turco sfidò in Europa e negli Stati Uniti tutti i maggiori scacchisti e i più influenti personaggi politici del tempo. Tra i suoi avversari si annoverano certamente Benjamin Franklin e Napoleone, altri aggiungono alla lista Federico il Grande, Caterina di Russia, Luigi XV, Giorgio III d'Inghilterra. Persino Ludwig van Beethoven incrociò la sua strada con quella del Turco. Ma l'automa sfidò soprattutto le menti analitiche che accorrevano alle sue esibizioni: dov'era il trucco? All'interno della cattedra che il Turco dominava come un profeta biblico, c'era forse nascosto, tra mille ingranaggi, un bambino sapiente? un nano esperto? un polacco ufficiale di cavalleria privo delle gambe? O l'automa veniva comandato da improbabili congegni magnetici? Tra i molti che scrissero di lui, suggerendo le più astruse soluzioni della truffa, vi fu, nel 1836, un giovane Edgar Allan Poe. L'articolo nel quale confutava la mera meccanicità del congegno e la determinante presenza dell'azione umana - Il giocatore di scacchi di Maelzel - è uno dei primi testi dati a stampa dallo scrittore americano. In quelle brevi pagine - che si possono leggere in appendice - Poe rimase stregato dallo sguardo che aveva gettato sull'abisso, scrutando il fondo oscuro dell'inganno e quello abbagliante della sua fascinazione.
Tom Standage è editor dell’Economist, per il quale si occupa di nuove tecnologie. Suoi articoli sono stati pubblicati anche dal Guardian, dal Daily Telegraph, dal New York Times e da Wired. È autore di cinque libri sulla storia della scienza e del progresso, di cui due tradotti in Italia, Una storia del mondo in sei bicchieri (2008) e Una storia commestibile dell’umanità (2010), entrambi per Codice Edizioni.
Alessandro Barbero, Sole 24 Ore, 10 aprile 2011
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