lunedì 18 aprile 2011
Tradotti i corsi di Martin Heidegger del 1933/34
La fascinazione per il pensiero heideggeriano persiste, noncurante della realtà dei fatti (più volte acclarata dagli studiosi). Armando Torno interpreta il brano riprodotto qui sotto come una prova dell'antinazismo di Heidegger. In realtà, esattamente all'opposto, Heidegger - che si collocava nell'ala oltranzista di quel movimento - sta invitando il nazismo a proseguire la "rivoluzione", paventandone un precoce imborghesimento [SGA].
Martin Heidegger: Che cos'è la verità?, trad. it. di C. Götz, Marinotti
Il volume comprende i due corsi che Martin Heidegger tenne all'Università di Friburgo durante l'anno di rettorato: il primo, intitolato Die Grundfrage der Philosophie, si svolse, nel semestre estivo 1933; il secondo, Vom Wesen der Wahrheit, nel semestre invernale 1933/34.
Nelle lezioni del ' 33 il filosofo avviò lo strappo da Hitler
ARMANDO TORNO, CORRIERE DELLA SERA del 16/4/2011 a pag. 56
Anticipazione. Le accuse allo scrittore che fondava su basi biologiche le nazionalità
L' attacco al nazista Kolbenheyer
Ogni epoca e ogni popolo hanno la loro caverna e gli annessi abitanti della caverna. Anche noi oggi. E un caso esemplare di un odierno abitante della caverna, con il suo annesso plaudente seguito, è ad esempio il filosofo popolare e politico della cultura Kolbenheyer, che ieri si è esibito qui. Non mi riferisco al poeta Kolbenheyer, di cui ammiriamo il Paracelsus. Egli è vincolato alle ombre e le considera l' unica concretezza e l' unico mondo determinante; cioè pensa e parla nello schema di una biologia che ha conosciuto trent' anni fa - in un tempo in cui era di moda produrre visioni del mondo biologiche, cfr. Bölsche e i libri sul cosmo. Kolbenheyer non vede, non è capace di vedere e non vuole vedere: 1. che quella biologia del 1900 si fonda sull' impostazione di fondo del darwinismo e che questa dottrina darwinistica della vita non è qualcosa di assoluto, e nemmeno di biologico; piuttosto essa è determinata genituralmente dalla concezione liberale dell' uomo e della società umana, che dominava nel positivismo inglese nel secolo XIX; 2. che la sua biologia del plasma e della struttura cellulare e dell' organismo è radicalmente superata e che oggi viene alla luce una formulazione interamente nuova, fondamentalmente più profonda, della questione concernente la «vita». - Scardinamento del concetto di organismo, che è soltanto una propaggine dell' «Idealismo», soggetto singolare, «Io», e soggetto biologico. Tempra di fondo: relazione con l' ambiente, e questa non è una conseguenza dell' adattamento, bensì al contrario la condizione d' attendibilità per esso; 3. che, sebbene la costitutiva determinazione della vita sia più originaria e più appropriata di quella del secolo XIX, anche in questo caso la vita (modo d' essere di pianta e animale) non costituisce la sovrana sfera d' integrità della concretezza; 4. che, sebbene, in una certa forma, la vita umano-fisica sia il fondo portante dell' umano essere e della sua successione di generazioni raccolte in stirpi, con ciò non è ancora provato che il fondo portante debba e anche soltanto possa essere anche il fondo determinante (...). 5. In fondo questo modo di pensare non si differenzia in niente dalla psicoanalisi di Freud e dalle sue consorterie. In fondo nemmeno dal marxismo, che prende il tratto genitural-spirituale come funzione del processo di produzione economico (...). 6. Sulla base della cecità di questo biologismo rispetto alla geniturale ed esistenziale concretezza di fondo dell' uomo o di un popolo, Kolbenheyer è incapace di vedere genuinamente e di comprendere l' odierna concretezza politico-geniturale tedesca; infatti, nella conferenza non ve ne è traccia - al contrario: la rivoluzione è stata falsificata come mera azienda organizzativa. 7. Qui monta il tipico atteggiamento di un borghese reazionario nazionale e popolaresco. Per quest' ultimo la «politica» è un' ignobile, fatale sfera che si lascia nelle mani di certe persone, che poi per esempio fanno la rivoluzione. Il borghese aspetta finché questo processo è finito perché arrivi nuovamente il suo turno; qui con il compito di fornire infine, ex post, lo spirito alla rivoluzione. Naturalmente per questa tattica ci si appella ad un motto del Führer: finita la rivoluzione, inizia l' evoluzione. Suvvia - non indugiamo in falsificazioni. Evoluzione - certamente, ma appunto dove la rivoluzione è finita.
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1 commento:
Sulla questione "Heidegger e il nazismo" mi permetto di segnalare il Libro bianco pubblicato da eudia.org e accesibile online: http://www.eudia.org/index.php/libro-bianco
Un cordiale saluto
mborghi@eudia.org
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