giovedì 30 giugno 2011
Tradotta la storia semiseria di Ney York di Washington Irving
Washington Irving: C'era una volta New York, Donzelli, Roma 2011
«Chi l’ha visto?» Così recitava l’annuncio apparso il 26 ottobre del 1809 sull’«Evening Post» di New York, in cui il proprietario del Columbus Hotel, denunciava la scomparsa di un suo pensionante, svanito nel nulla senza pagare il conto. Lo scomparso si chiamava Knickerbocker, «un signore attempato con un cappotto nero e un cappello a tricorno.., non del tutto sano di mente». Un secondo annuncio, qualche giorno dopo, riportava la scoperta di «un manoscritto alquanto bizzarro» sul quale lo scomparso Knickerbocker aveva lasciato un appunto per il proprietario della locanda: «Se dovesse accadermi qual cosa, disponga pure del mio libro, per ripagarsi del mio debito per il vitto e l’alloggio». Meno di due mesi più tardi, vedeva la luce Una storia di New York. L’autore, Diedrich Knickerbocker, si dichiarava «storico e discendente della Stirpe Olandese», e proclamava «la missione di sottrarre all’oblio le origini di questa antica e veneranda città».
«Il nome originale di questa bella isola è oggetto di varie dispute. Il più diffuso è Manhattan, che si dice derivi da un’usanza delle squaw o dal grande spirito indiano Manitù, il quale avrebbe eletto l’isola a sua dimora preferita per via delle tante e rare delizie. Ma l’autorità più venerabile, che ci offre un nome melodioso, poetico e ricco di significato, è il diario di bordo del grande Hudson, il quale la chiama MANNA-HATA, l’isola della Manna; o, in altre parole, “il paese della cuccagna”».
C’era una volta Cristovallo Colon, «volgarmente detto Colombo». C’era una volta una meravigliosa arca che dall’Olanda approdò in una baia incontaminata oltreoceano per fondare Nuova Amsterdam. C’erano una volta gli Indiani, «molto propensi ai lunghi discorsi, e gli olandesi ai lunghi silenzi; dunque perfetti gli uni per gli altri». E poi Walter il Dubbioso, William il Bizzoso, Peter Testadura, i primi tre gloriosi governatori della provincia. Erano tempi in cui imperversavano le faide, come quella scoppiata tra i Dieci Brache e i Braca Tosta, novelli Montecchi e Capuleti, per decidere l’assetto urbanistico della futura New York: una città di canali, come Amsterdam e Venezia, o un insediamento su palafitte? Tempi in cui le donne più ambite erano quelle più in carne, e con un bel numero di sottane addosso, purché corte; e gli uomini non facevano altro che fumare pipe e ingozzarsi di ciambelle fritte. È la vera storia della New York delle origini, quella narrata in queste pagine, o una bella favola? O forse una gigantesca burla, in cui un giovanissimo Washington Irving sotto mentite spoglie, attraverso le strambe abitudini dei progenitori olandesi, intende colpire i vizi dei newyorchesi a lui contemporanei? Dietro la maschera di Diedrich Knickerbocker – sedicente storico di origini olandesi misteriosamente scomparso e di cui rimane solo un manoscritto –, Irving offre un resoconto semiserio delle vicende della leggendaria Nuova Amsterdam. In una girandola di citazioni vere e di altre inventate di sana pianta, in un vortice di personaggi del tutto verosimili e di altri assolutamente improbabili, in un guazzabuglio di fatti realmente accaduti e pure creazioni della fantasia, uno dei più grandi scrittori americani ci conduce in un viaggio nel tempo alle origini mitiche della città. Il libro riscuote subito uno strepitoso successo, su entrambe le sponde dell’Atlantico, al punto che, nato per scherzo, Knickerbocker si trasforma presto in un simbolo inossidabile: dalla birra alle compagnie di trasporti, il nome del saccente narratore è diventato l’etichetta di un’infinita gamma di prodotti autenticamente newyorchesi. Fino a incarnare lo stesso newyorchese DOC, che nella storia raccontata da Irving – talmente falsa da risultare vera – riconosce il luogo fondativo dell’identità americana.
Washington Irving nasce a New York nel 1783. Figlio di un ricco commerciante, intraprende gli studi giuridici, ma ben presto si dedica all’attività letteraria. Autore di racconti, saggista, poeta e giornalista, nel 1818 si trasferisce in Europa, dove resterà per diciassette anni, vivendo tra Dresda, Londra e Parigi. Amico di Wordsworth, intrattiene a lungo una relazione con Mary Shelley. Rientrato in America nel 1832, viene definitivamente riconosciuto come il primo scrittore americano di fama internazionale. Muore a New York nel 1859. Di Irving la Donzelli editore ha pubblicato Racconti fantastici (2003) e Il mistero del Cavaliere senza testa (2010, con le illustrazioni di Arthur Rackham).
CLAUDIO GORLIER, LA STAMPA del 28/6/2011 a pag. 34
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