lunedì 25 luglio 2011
Gli intellettuali italiani di fronte alla guerra mondiale nel libro di Liucci
Raffaele Liucci: SPETTATORI DI UN NAUFRAGIO. Gli intellettuali italiani nella seconda guerra mondiale, Einaudi, pp. X-237
Contraddizioni, compromessi, sottili ambiguità, disimpegno degli intellettuali italiani durante la guerra. Il titolo del volume si riferisce a una metafora centrale nella civiltà dell’Occidente, quella appunto del «naufragio con spettatore» in cui si riflette l’atteggiamento dell’uomo dinanzi alla vita e alla storia (una metafora proveniente dal secondo libro del “De rerum natura” di Lucrezio: «Dolce, quando i venti sul grande mare turbano le acque, / è guardare da terra il grande travaglio di un altro; / non perché dia gioia e piacere che uno s’affanni, / ma perché dolce è vedere da che tormenti sei immune». Qui gli spettatori sono gli intellettuali italiani, in particolare i letterati, di fronte alla Seconda guerra mondiale. Il volume racconta come molti di essi, forse la maggioranza, evitarono l’impegno politico-culturale diretto a favore di una varietà di forme di «disimpegno». Analizzando con attenzione e ricchezza di dettaglio molte figure fondamentali (da Pavese a Meneghello, da Capitini a Malaparte), Raffaele Liucci fa il punto su un argomento molto controverso, senza cadere nei luoghi comuni che abbondano in questo campo.
In questo spiazzante libro, fondato su un ricco spoglio di diari, romanzi, carteggi e riviste, Raffaele Liucci affronta un tema a lungo espunto dalla memoria ufficiale: la seconda guerra mondiale vissuta, raccontata e talvolta sofferta dagli intellettuali italiani, che sono rimasti a osservarla passivamente, o hanno tentato in tutti i modi di evitarla, perché estranei alla sua sfera ideologica.
Da Cesare Pavese a Piero Calamandrei, da Giovanni Comisso a Salvatore Satta, da Alberto Moravia a Tommaso Landolfi, non pochi sono stati gli uomini di cultura che hanno cercato di esiliarsi nella loro «casa in collina », dalla quale osservare la catastrofe, senza esserne travolti, talora ripiegando in un soliloquio estetizzante.
Ricostruire le loro vicende, dalla fine degli anni Trenta al secondo dopoguerra e oltre, significa gettare una nuova luce sull'identità della Repubblica, «nata dalla Resistenza», ma figlia anche del disimpegno civile e del rifiuto della Storia.
Intellettuali e guerra Tra il 1940 e il 1943 latitante una «letteratura dell’intervento»
LORENZO MONDO, Tuttolibri, 23 luglio 2011
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