lunedì 19 settembre 2011

I reportage di Evelyn Waugh dalla guerra d'Etiopia

Evelyn Waugh: In Abissinia Traduzione di Luciana Pansini Verga Biblioteca Adelphi 2011, pp. 240

Questo libro avrebbe dovuto chiamarsi War in Abyssinia. Buon titolo: asciutto, fattuale, esotico. Dell’Abissinia nel 1935 nessuno sapeva nulla, anche se il paese era l’unico stato africano cooptato nella Lega delle Nazioni e il suo giovane despota era un pupillo dei media – Uomo dell’Anno per «Time». Ma adesso di quell’immensa piantagione di caffè stava per impadronirsi l’ultima arrivata nel circolo delle potenze coloniali: sì, la Grande Proletaria di Mussolini si preparava a invadere, e per ciò stesso a scatenare, nei timori di molte cancellerie, un conflitto globale. Ottima ragione per spedire sul posto un esercito di inviati – pericoloso quanto e più di quelli in armi, però, specie se forzato all’inazione. I centocinquanta embedded al seguito dell’esercito italiano erano infatti costretti a passare le veline dello Stato Maggiore, o riferire voci incontrollabili (i duemila morti nel bombardamento di Adua, che a villaggio raggiunto si sarebbero rivelati sei). Quanto a quelli aggregati agli etiopi, se ne occupava un irreprensibile addetto stampa indigeno, che fin dal primo giorno aveva promesso notizie di due soli tipi: false, o tendenziose. Dopo qualche settimana gli inviati erano accampati in pianta stabile ai tavolini da bridge. Tutti, tranne il corrispondente dello «Evening Standard», Evelyn Waugh. Povero Waugh, mette a segno addirittura uno scoop, e ne è talmente geloso da scrivere il pezzo in latino, certo che i colleghi non lo mastichino. Così in effetti è, ma neanche i redattori a Londra hanno un curriculum classico all’altezza, e l’articolo passa dalla telescrivente al cestino. Conseguenze: la minaccia di un immediato richiamo in patria, ma anche l’improvvisa certezza che spostando l’attenzione da un fronte improbabile al circo delle retrovie il libro di cui sopra si scriverà da sé. Poi basterà trovargli un titolo nuovo, più aderente al suo non imitabile contenuto. In Abissinia, ad esempio.

VENEZIANI GIANLUCA, LIBERO del 18/9/2011 a pag. 30

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