giovedì 22 settembre 2011

Un nuovo libro su Hegel

Carla Maria Fabiani: APORIE DEL MODERNO. Riconoscimento e plebe nella Filosofia del diritto di G.W.F. Hegel, Pensa Multimedia, Roma 2011

Plebe e Riconoscimento: due nozioni squisitamente hegeliane, ma apparentemente distanti l’una dall’altra. La plebe compare nella Filosofia del diritto del 1821; la tematica dell’Anerkennung risale piuttosto agli anni di Jena e poi, soprattutto, alla Fenomenologia dello spirito. Con il nostro lavoro abbiamo voluto accentuare il legame che le tiene assieme: un legame forse non proprio esplicitato da Hegel; e quindi un legame che intendiamo rilevare analiticamente, dalla lettura dei testi hegeliani. Pöbel e Anerkennung presentano nel loro percorso esiti aporetici là dove si vengono problematicamente a incrociare. L’incrocio, se individuato, mostra caratteristiche storicamente determinate: l’età moderna, la società civile moderna e lo Stato politico moderno. L’ambito teorico in cui ci muoviamo, e in cui si muovono i testi di Hegel, è prevalentemente filosofico-politico; calato sul terreno dell’età moderna. Età in cui la logica e la dinamica del riconoscimento sussistono come Anerkanntsein, riconoscimento operante, e tuttavia, su quello stesso terreno, viene riprodotta una forma di soggettività che eccede ex-ante tale dinamica, una soggettività che non ingaggia alcuna lotta per essere riconosciuta. Il mondo dell’economia politica con le sue leggi, cioè il sistema dei bisogni, si presenta come “seconda natura” inorganica nei confronti dello spirito, la plebe come figura priva di spirito. Il principio del riconoscimento presenta perciò, all’altezza dello spirito oggettivo, un margine di incompiutezza, che non rende però debole la sua logica interna – e cioè il fatto che viga l’essere-riconosciuto –, ma lo derubrica a dover-essere attribuendogli carattere prescrittivo, di principio e non pienamente di fatto. Il moderno non realizza sempre e comunque ciò che proclama come suo principio universale. In questo senso, il riconoscimento – che in Hegel si presenta almeno sotto tre diverse accezioni – è un universale concreto: non è cioè un formalismo della ragione, una condizione a priori dell’agire e del vivere sociale, ma è ciò che si realizza effettivamente. È la realizzazione dell’ethos moderno, a un livello di razionalità assai elevata ma, nonostante ciò, abitata da incoerenze, contraddizioni, aporie che ne mettono in luce il carattere essenzialmente finito. È d’altra parte proprio sulla base di questo “problema aperto” che solamente possiamo riattualizzare la filosofia politica hegeliana.

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