lunedì 17 ottobre 2011

Roberto Esposito recensisce il libro di Ugo Mattei sui cosiddetti "beni comuni"

L'impressione è che dietro la retorica dei "beni comuni", del "comune" e via dicendo ci sia soprattutto la prosecuzione della delegittimazione dello Stato e della proprietà pubblica con altri mezzi. Un modo per terminare in maniera addolcita il lavoro sporco cominciato dal neoliberismo  [SGA].

Ugo Mattei: Beni comuni. Un manifesto, Laterza

Dalla lotta per l'acqua, l'università e la scuola pubblica a quella per l'informazione critica; dalle battaglie contro il precariato e per un lavoro di qualità a quelle contro lo scempio e il consumo del territorio; dalla lotta contro la privatizzazione della rete internet a quella contro le grandi opere: i beni comuni non sono una merce declinabile in chiave di avere. Sono una pratica politica e culturale che appartiene all'orizzonte dell'esistere insieme.
Questo volume, scritto nella forma agile del manifesto, teorizza i beni comuni come riconquista di spazi pubblici democratici, fondati sulla qualità dei rapporti e non sulla quantità dell'accumulo.

ROBERTO ESPOSITO, LA REPUBBLICA del 14/10/2011 a pag. 50/51

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