giovedì 17 novembre 2011

Un convegno su Jung

Karl Gustav Jung
Lo psicologo dell’Anima Mondo
Un convegno sul grande analista zurighese a cinquant’anni dalla sua morte. L’attualità della nozione di inconscio collettivo per curare il disagio emotivo nell’epoca delle ingiustizie economiche globali
di Romano Màdera l’Unità 17.11.11
A 50 anni dalla morte di Jung un Congresso internazionale organizzato da Aipa e Cipa ( le due associazioni più importanti degli analisti junghiani in italia) per confrontarsi, fuori dagli studi analitici, con esperti di altre discipline sulle questioni centrali per la vita della città planetaria: ecologia, transculturalità, forme della conoscenza, meticciato delle teorie, valori e disvalori, nuove patologie....



Chissà cosa ne direbbe il maestro svizzero? Si racconta che non avesse per niente cari i tentativi di costruire istituti che portassero il suo nome: pare che abbia accettato di fondare, nel 1948, lo Jung-Institut a Zurigo, solo perché pressato da allievi e seguaci. «Un patto con il diavolo», sarebbero state le sue parole. Cosa voleva dire? Forse che fondare scuole e formare altri analisti è un’impresa faustiana, il cui successo costa la perdita dell’anima? Il personaggio non era privo di rudezze e non amava compiacere gli interlocutori. Ma il mondo lo interessava e non si entra nel mondo da soli, senza accettare il gioco pericoloso dell’istituzionalizzazione. Il volume decimo, in due tomi, delle sue opere, è dedicato alla Civiltà in transizione, il secondo porta come sottotitolo: Dopo la catastrofe. Jung ha cercato di capire qualcosa del tremendo impasto psichico che sobbolle ed esplode quando la storia politico-sociale del nostro tempo ne dà occasione. E questo è un compito al quale la psicologia che da lui trae origine non può tralasciare. D’altra parte, nell’analisi individuale, l’approccio junghiano ricostruisce il passato familiare insieme al paziente, cercando di intravvedere, nei sogni e nelle fantasie, quello che sta nascendo come intenzione ancora inconscia, come possibilità di nuove prospettive sul disagio e come potenzialità creative messe in moto dall’immaginazione.


LA STORIA DEL TEMPO


Dai tempi della separazione da Freud, dalla fine del primo decennio del Novecento, Jung ha cercato di equilibrare l’attenzione portata alla storia infantile remota e alle origini familiari, con uno sguardo teso a scrutare le aperture al futuro, gli scenari intenzionali che si dischiudono se si ascoltano altre voci dell’inconscio. A Jung la storia del tempo appariva dilaniata tragicamente tanto all’esterno il confronto dei due blocchi attorno agli Usa e all’Urss, dopo le due Grandi Guerre Mondiali quanto all’interno, nella psiche apparentemente moderna e razionale, scossa inconsciamente dalla volontà cieca di sterminare il «male» proiettato paranoicamente sul «nemico» nazionale, razziale, ideologico che fosse. Il doppio movimento personale e storico di presa di coscienza delle scissioni e di costruzione di ponti fra disposizioni opposte, è probabilmente il centro dell’operare junghiano, ancora oggi fertile. Cambiati i fattori la cortina di ferro è caduta il risultato non cambia. La contrapposizione dei blocchi ha lasciato allo scoperto, senza più possibilità di prendersela con il nemico, il crudo spettacolo di un’umanità stratificata in una piramide che assegna posti decenti al 20% (per essere ottimisti), lasciando l’80% in condizioni precarie o addirittura infernali. E la gara per rimanere a galla tra quelli del venti per cento è anch’essa faticosissima, molto spesso insensata e deprimente. O nel corpo o nell’anima, o in entrambi, la sofferenza dilaga: il progresso innegabile dei secoli della modernità sembra circoscritto a pochi indicatori materiali, e non a tutti quelli essenziali. È chiaro che non sta alla psicologia il compito di salvare il mondo. Jung era dolorosamente consapevole della tragicità della condizione umana, non cercava sconti a buon mercato e scriveva: «Lo scopo principale della psicoterapia non è quello di portare il paziente a un impossibile stato di felicità, bensì di insegnargli a raggiungere stabilità e pazienza filosofica nel sopportare il dolore. Il compimento e la pienezza della vita richiedono equilibrio tra dolore e gioia; essendo il dolore sgradevole, è naturale tuttavia che si preferisca non misurare mai a quanti timori e affanni sia destinato l’uomo». Stabilità e pazienza filosofica sono virtù del tutto desuete, certo


neppure auspicabili se le si intendessero come virtù di sola accettazione passiva, ma andrebbe ricordato che Tommaso d’Aquino accomunava la pazienza al coraggio perché ne rappresenta la parte potenziale, la capacità di costruire e attendere senza deflettere dallo scopo. Nel nostro mondo, nel macro e nel microcosmo, divampa la febbre della soddisfazione immediata, dell’instabilità celebrata come virtù, dell’assenza di limite come ideale. La fragilità del contesto sociale e delle personalità disturbate, costruite a shock e spot a immagine e somiglianza del contesto che le plasma, unita all’epidemia del ripiegamento narcicistico, richiedono una compensazione fatta di maggior equilibrio e di più plastica capacità di reagire alle inevitabili frustrazioni. A questa impresa comune gli eredi di Jung portano il contributo di una psicologia aperta, antidogmatica, che da decenni si esercita nel tenere insieme gli opposti, nel trovare una forma vivibile ai conflitti e alle contraddizioni.

l’Unità 17.11.11
Arriva anche in Italia il suo studio su Nietzsche
Intanto in libreria arriva «Lo Zarathustra di Nietzsche» di C.V.Jung (pp. 484, euro 45, Bollati Boringhieri), per la prima volta tradotto in italiano, che raccoglie il materiale scaturito da un seminario sulle opere di Nietzsche, avviato nel 1934 e conclusosi nel ’39. È il suo uditorio a chiedergli di mettere a tema proprio quell’autore, spacciato come profeta del superuomo dal nazismo.

Un congresso internazionale a Roma per ricordare Carl Gustav Jung

Un confronto tra la psicologia analitica e il mondo contemporaneo che richiama nella capitale alcuni dei migliori specialisti del settore
di Redazione - il Giornale 19 novembre 2011

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