domenica 29 gennaio 2012

Una rilettura del Gattopardo

Salvatore S. Nigro: Il principe fulvo, Sellerio

Questo «racconto di un romanzo» si apre alla storia dell’arte, e mette le vicende del Gattopardo a stretto contatto con le opere scultoree, pittoriche e architettoniche della Palermo ottocentesca; e svela, del romanzo di Tomasi di Lampedusa, segreti mai sospettati.
Il Principe fulvo è un saggio sulla vita e le opere di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che vuole essere letto come un racconto. Si avvale di molti documenti inediti, che permettono di ricostruire gli avventurosi anni giovanili dello scrittore in giro per le capitali europee: la sua vocazione burlesca, le sue passioni artistiche, i suoi rapporti con la politica, i suoi tentativi per salvare degli amici ebrei dopo la promulgazione delle leggi razziali. Il libro mette in correlazione la scrittura del Gattopardo con le opere della biblioteca dell’autore. Per questa via, Il Gattopardo viene raccontato non come un romanzo storico ma come un romanzo fantastico e allegorico, dentro il quale si muovono animali imprecanti e statue animate legate alla simbologia borbonica. Anche le architetture, gli affreschi, i quadri e le suppellettili tutte, hanno funzione di «personaggi»: agiscono nel romanzo, e fanno sentire la loro «voce».
 
Questo «racconto di un romanzo» si apre alla storia dell’arte, e mette le vicende del Gattopardo a stretto contatto con le opere scultoree, pittoriche e architettoniche della Palermo ottocentesca; e svela, del romanzo di Tomasi di Lampedusa, segreti mai sospettati.

Salvatore Silvano Nigro ha la cattedra di Letteratura italiana alla iulm di Milano. Ha insegnato alla Sorbonne, all’École Normale Supérieure di Parigi, alla New York University, alla Indiana University, alla Yale, alla Scuola Normale di Pisa. Nel 2002 la Chicago University gli ha conferito una laurea honoris causa. I suoi libri (sulla novellistica del Quattrocento, sulla scrittura diaristica di Pontormo, sulla cultura barocca, su Manzoni, Soldati, Bassani, Sciascia, Manganelli, Camilleri) sono tradotti in varie lingue. Scrive sul Domenicale del «Sole-24 Ore».
FRANCESCO ERBANI, LA REPUBBLICA del 26/1/2012 a pag. 46/47

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