lunedì 16 gennaio 2012

Una storia della Grande Depressione americana

Amity Shlaes: L'uomo dimenticato. Una nuova storia della grande depressione, Feltrinelli

Sfatando alcuni miti dell’interpretazione storica convenzionale della Grande Depressione, Amity Shlaes, autorevole commentatrice economica negli Stati Uniti, ne presenta una suggestiva e originale rilettura. Dimostra come né il presidente repubblicano Herbert Hoover né il democratico Franklin Delano Roosevelt abbiano saputo comprendere la prosperità degli anni venti, imponendo al paese pesanti oneri che hanno finito per annullare i benefici del New Deal. Dal 1929 al 1940 l’intervento federale ha contribuito infatti a rendere grande la Depressione, anche per aver dimenticato tanti uomini e donne che cercavano di tirare avanti con le loro forze, gente comune che ha pagato sulla propria pelle il costo della politica economica statunitense. Sono queste persone al centro dell’acuta interpretazione di uno dei momenti cruciali del ventesimo secolo fatta da Shlaes che, se riconosce i meriti del New Deal, ne sottolinea anche limiti e difetti. Alcuni personaggi erano noti allora, come il segretario al Tesoro Andrew Mellon o l’imprenditore di Chicago Sam Insull, che divennero poi capri espiatori; tanti altri, che a loro modo risposero alle difficoltà dell’epoca, sono oggi ignoti, quali la famiglia di macellai Schechter di Brooklyn, il fondatore degli Alcolisti Anonimi Bill W., il carismatico leader nero padre Divine, o il tredicenne William Troeller che si impiccò per non dover elemosinare da mangiare nel 1937. “L’uomo dimenticato” è un’inedita storia della depressione economica che, con autorevolezza e in maniera avvincente, mostra come l’intervento politico in economia abbia contribuito a peggiorare le cose e a far durare più a lungo la crisi: offre un vivace quadro dell’America degli anni trenta, ma anche notevoli spunti di riflessione per le scelte di politica economica attuali.

Alberto Mingardi Domenicale 15 gennaio 2012

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