lunedì 2 gennaio 2012
Walter Benjamin redivivus
Walter Benjamin: Scritti politici, a cura di Massimo Palma e Gabriele Pedullà, Editori Internazionali Riuniti, pagg. 380, euro 26
Raccogliere per la prima volta gli scritti politici di Benjamin (dal periodo della maturità, fino alle tesi finali Sul concetto di storia), che finora si potevano trovare solo disseminati e sottotraccia nei voluminosi tomi delle Opere complete, significa compiere una scelta importante: quella di riportare al centro del discorso la rilevanza della politica e la valenza militante di uno dei più grandi pensatori del prima metà del XX secolo. Un aspetto, questo, non certo secondario della sua opera, curiosamente lasciato in secondo piano, se non occultato, dall’immagine vulgata che di Benjamin è stata trasmessa e privilegiata e in cui avuto un peso senz’altro rilevante la sua biografia e il suicidio a Port-Bou, che ha fatto assumere a Benjamin, come scrive Pedullà nell’Introduzione, «lo statuto di vittima per eccellenza della filosofia novecentesca: una sorta di Socrate dei tempi moderni, nel cui supplizio il ruolo del carnefice, che fu delle democrazia ateniese, è occupato ora dal totalitarismo nazista». Ripoliticizzare Benjamin vuol dire preludere a un nuovo confronto con la sua opera, storicizzarlo e restituire al suo pensiero tutta l’ecletticità legata alle tradizioni filosofiche più diverse, riscoprendo il volto sfaccettato di un filosofo dell’atto e dell’azione, di un pensatore coinvolto nelle passioni della propria epoca, «anche a costo di scoprire che, al di là del maggiore o minore successo di alcune formule, [...] gran parte delle sue ipotesi operative sono oggi inutilizzabili».
di Marcello Veneziani - il Giornale 02 gennaio 2012
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