domenica 12 febbraio 2012

Editoria 2

Il dominio del discount book
La tendenza non è nuova, ma sta nel dna dell’industria che lega le sue fortune non tanto alla qualità quanto alla possibilità di rendere accessibili i testi a una platea più larga
I rischi nascono dal fatto che il prezzo basso viene associato al concetto di "facile e non impegnativo". Un tipo di etichetta commerciale che genera l´effetto "grande distribuzione"di Gian Arturo Ferrari Repubblica 12.2.12

Un tempo era possibile il sogno di una biblioteca universale Oggi, invece, viene pubblicato un titolo ogni mezzo minuto
Breve storia dell’entropia editoriale
di Jesùs Marchamalo Repubblica 12.2.12 da Segnalazioni


Mi ha molto colpito leggere, tempo fa, che nei primi cento anni dopo l´invenzione della stampa furono pubblicati circa trentacinquemila titoli, praticamente un libro al giorno. Ci fu, dunque, un momento in cui non era pazzesca l´idea di impadronirsi di tutti i libri esistenti al mondo. E in effetti un collezionista, un certo Hernando de Colón, ci provò e, alla sua morte, lasciò agli eredi poco più di sedicimila esemplari: la metà dei libri stampati allora esistenti.
Per secoli, scrittori, lettori, autorità di tutte le discipline, hanno dovuto accontentarsi, potendo disporre di un numero veramente limitato, piccolo, di libri. Velázquez, per esempio, uno dei più grandi lettori del suo tempo, riuscì a metterne insieme, in tutta la sua vita, più di 150 esemplari, che conservava nel suo studio. Negli ultimi cinquant´anni, invece, l´umanità ha pubblicato quasi quaranta milioni di libri (un nuovo titolo ogni mezzo minuto, 120 all´ora, 2800 al giorno). Come se avessimo continuamente tante cose importanti da raccontare. In Spagna si pubblicano, ogni anno, circa settantamila titoli. Qualche riedizione, alcuni libri tecnici, ristampe, e il resto, novità.
Più di un amico libraio – soffocato da questo eccesso angosciante di libri – mi ha spiegato che il mercato costringe a un´incessante rotazione sul banco delle novità. Una battaglia non sempre incruenta, nella quale i libri devono difendere ogni centimetro quadrato di superficie come in una spietata battaglia. Ci sono libri che rimangono esposti solo qualche giorno prima di essere espulsi, con la spada fiammeggiante, per finire negli scaffali se non direttamente nelle scatole dei resi. Mai la promessa di un minuto di gloria fu così strettamente letterale.
Una produzione tanto elevata di titoli obbliga, necessariamente, a un calo delle tirature. Non è strano, né eccezionale, che un libro non venda più di qualche centinaio di esemplari. Venderne tre o quattromila è diventare, praticamente, un best-seller.
Quindi, la possibilità di incontrare casualmente un proprio lettore è tanto remota quanto quella di essere investiti da un meteorite. A me è successo solo una volta, quando su un autobus vidi una persona che leggeva un mio libro. E non seppi che fare, né che cosa dire. È un male che ci siano tanti libri? Non lo so. Una volta, ho sentito dire a Jorge Herralde, uno dei più importanti editori indipendenti spagnoli, che, in fin dei conti, sono loro che, pubblicando, rischiano i propri soldi e, quindi, solo loro deve essere la responsabilità di decidere con quanti titoli si vogliono rovinare.
Non so se a noi scrittori converrebbe un mercato editoriale più piccolo, più razionale e, probabilmente, più guidato da criteri commerciali. Sospetto che i grandi best-seller non sarebbero danneggiati da un mercato di questo tipo. Forse gli scrittori che non vendono tanto, sì. In ogni caso, fa venire le vertigini pensare che ogni volta che compriamo un libro, e che ce lo incartano, stiamo rinunciando a comprare i rimanenti sessantanovemila, sempre osservando il cielo, del resto, se mai dovesse anche caderci addosso il meteorite.
(traduzione di Luis E. Moriones)

Nessun commento: