mercoledì 15 febbraio 2012

Le illusioni di chi ha creduto nella via digitale al comunismo sono dure a morire

Il compianto Franco Carlini, ormai molti anni fa, aveva già riportato con i piedi per terra chi dalla rete si aspettava la democrazia diretta istantanea ma si è trovato la vita quotidiana controllata in tempo reale dalle grandi corporation. Ben poco di nuovo è stato aggiunto da allora [SGA].

Siva Vaidhyanathan: La Grande G. Come Google domina il mondo e perché dovremmo preoccuparci, Rizzoli

All'inizio c'era il World Wide Web, eccitante e aperto fino all'anarchia, una miniera enorme e un po' inquietante di caos creativo non indicizzato. Poi venne Google con la sua impressionante missione: organizzare le informazioni a livello mondiale e renderle universalmente accessibili e fruibili. Oggi Google sembra onnisciente, onnipotente e onnipresente. E sostiene anche di essere un'azienda benevola. Non sorprende perciò che la rispettiamo quasi come una divinità. Ma che cosa guadagniamo o perdiamo permettendole di essere la lente attraverso cui vediamo il mondo? Stiamo muovendoci lungo una strada che porta a un'era più illuminata o ci stiamo avvicinando a un futuro di controllo e sorveglianza sociale? E che effetto potrà avere l'egemonia del motore di ricerca sullo sviluppo della nostra cultura? Per rispondere a queste e altre domande, Siva Vaidhyanathan - tra i più quotati analisti ed esperti di Internet -, esamina in profondità l'influenza spesso insidiosa di Google nella società e suggerisce che potremmo vivere meglio imparando a vederla come una semplice azienda invece che come una forza del bene, prendendo atto che noi con le nostre fantasie, feticci, predilezioni e preferenze - non siamo i suoi clienti ma il prodotto che vende agli inserzionisti.

DENTRO E FUORI LA RETE
«La Grande G» dello studioso Siva Vaidhyanathan edito da Rizzoli affronta il potere di Google su Internet. Ne denuncia l'«imperialismo» del modello produttivo e il pericolo che rappresenta per la democrazia, invocando l'avvento di una sfera pubblica globale
Benedetto Vecchi il manifesto 2012.02.15 - 10

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