sabato 4 febbraio 2012

Negrismi postlaburisti

Federico Chicci e Emanuele Leonardi:Lavoro in frantumi. Condizione precaria, nuovi conflitti e regime neoliberista, Ombre corte, pp. 222, euro 20

Cosa resta oggi del lavoro che abbiamo conosciuto nella modernità industriale? Verosimilmente solo alcuni frammenti, che non è facile, e forse nemmeno utile, cercare di ricomporre. La moderna relazione tra lavoro e cittadinanza è oggi, infatti, rimessa completamente in discussione. Se da un lato essa è l'esito di una insistita strategia di deregolamentazione e umiliazione del lavoro, il cui effetto principale è una condizione di precarietà generalizzata, dall'altro occorre trovare, all'interno e contro di essa, una via di fuga capace di favorire l'emergere di quella montante eccedenza di soggettività che la fine del lavoro fordista lascia intravvedere. Per comprendere il fenomeno nella sua complessità occorre allora evitare di ridurre l'analisi della condizione del lavoro all'interno di un tanto necessario quanto insufficiente paradigma dell'afflizione, e studiare invece il rapporto che nel capitalismo postfordista e biopolitico viene a instaurarsi tra lavoro, produzione sociale e appropriazione della ricchezza. Il volume propone in particolare una riflessione transdisciplinare sul modo in cui le diverse forme del lavoro si inscrivono nel nuovo processo di creazione del valore fondato, ormai in modo sempre più diretto, sull'intero tempo di vita e sulla cooperazione sociale. L'intento è quello di indagarne la frantumazione e la precarizzazione come uno degli elementi cardine, accanto ai processi di finanziarizzazione, del nuovo regime di accumulazione capitalistico. Solo mettendo in relazione quest'ultimo con le resistenze che lo attraversano è possibile cogliere gli elementi che carattarezzano le nostre società e le forze che ne possono mutare il corso.
LAVORO IN FRANTUMI
Frammentata, dispersa e con i diritti al minimo. Un sentiero di lettura sulla precarietà nell'era dei «tecnici» che vogliono compiere l'ultimo tratto della lunga marcia della deregulation in nome dell'interesse generale
Benedetto Vecchi il manifesto 2012.02.01 - 10 CULTURA

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