giovedì 22 marzo 2012

Tradotte le memorie di Jacques Vergès, l'avvocato difensore dei resistenti algerini e di Milosevic


Jacques Vergès: Quant'erano belle le mie guerre!, TRADUZIONE DI SERENA SINIBALDI, LiberiLibri, Macerata 2012


«Caro Félix, caro Phuoc, caro Amokrane, io provo, quando paragono la mia sorte alla vostra, un profondo sentimento d’ingiustizia nei vostri confronti, nel vedere come la morte, impaziente con voi, sia paziente con me. […] La morte è per me un’amica, non un ghoul come lo fu per voi. Mi ha tenuto compagnia durante la Seconda guerra mondiale e poi nel corso della Guerra d’Algeria, e più tardi ancora, ma ha rispettato la mia indipendenza. Essa sa che un giorno ci ritroveremo, e mi fa credito.» 

È questa forse la più intensa e toccante opera di Jacques Vergès, nella quale l’irriducibile, destabilizzante Difensore dei “Già Dannati dal Grande Tribunale d’Occidente” (e, proprio per questo, della dignità di ogni essere umano), in sequenze play-back solo tessute dalla libera associazione della memoria si rivolge agli amici caduti nelle guerre contro la tirannia e l’oppressione. 
Ma ideali interlocutori di Maître Vergès sono anche alcuni celebri personaggi storici, crudeli dittatori, fanatici rivoluzionari, criminali di guerra, terroristi, e criminali comuni.
Un palcoscenico affollato da carnefici e vittime, da vincitori e vinti, da accusatori e accusati, da giudici e rei. E in questo drammatico copione, qual è dunque lo spazio che resta al Difensore? «Se egli riesce a far capire quanto di pericoloso c’è nell’uomo, se fa ammettere al giudice e ai giurati che anche in loro esiste tale minaccia, essi non tratteranno il criminale come qualcuno venuto da un altro mondo, come un marziano, come un essere nocivo: lo tratteranno come un loro simile passato agli estremi.»

Jacques Vergès (Ubon Ratchathani 1925)
Di padre francese e madre vietnamita, nasce in Thailandia. Si laurea in legge e in filosofia, studia storia e lingue orientali alla Sorbona. Nel 1942 si arruola nei reparti del generale De Gaulle; a partire dagli anni della guerra d’Algeria, nella veste di avvocato difensore di terroristi, esponenti di movimenti di liberazione, criminali nazisti e collaborazionisti, è protagonista di celebri processi (da ricordare quelli intentati all’eroina del FLN, Djamila Bouhired, al terrorista Carlos, a Klaus Barbie, il “macellaio di Lione”, a Milos¡evic´, e ai dittatori del Gabon, del Togo e del Ciad). La sua vita avventurosa e per molti aspetti inquietante si è svolta lungo poche coordinate essenziali: diritto inalienabile alla difesa anche per gli “indifendibili”; condanna pronunciabile solo ove la colpevolezza sia accertata al di là d’ogni ragionevole dubbio; necessità di rigorosa vigilanza sul “potere terribile del magistrato”.
Di Jacques Vergès Liberilibri ha già pubblicato Gli errori giudiziari (2011).
di Stefano Zurlo - 21 marzo 2012

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