martedì 3 aprile 2012

"Studi Storici" si sofferma sulla vita privata di Gramsci

Gli esperti di Gramsci sostengono che in realtà queste notizie erano conosciute da tempo [SGA].

Maria Luisa Righi: Gramsci a Mosca tra amori e politica (1922-1923), in «Studi Storici», ANNO 52 2011

Il triangolo amoroso di Gramsci, conteso tra le sorelle Schucht
di Antonio Carioti  Corriere della Sera 3.4.12 da Segnalazioni

È un piccolo giallo sentimentale: la soluzione era davanti agli occhi di tutti, ma camuffata in modo tale che per lunghi decenni nessuno se n'è accorto. Si parla di Antonio Gramsci e dei suoi rapporti con le sorelle Schucht. Il dirigente comunista sposò Giulia, la più bella, dalla quale ebbe due figli. Ma prima, qui è la novità, aveva avuto una relazione sentimentale intensa con la più anziana Eugenia, conosciuta in un sanatorio russo nell'estate del 1922.

Le prove sono affiorate durante il lavoro collettivo di preparazione della edizione nazionale delle opere di Gramsci, che comporta un attento riesame delle fonti originali. Ne riferisce la studiosa Maria Luisa Righi in un saggio sul fascicolo uscito in questi giorni di «Studi Storici», rivista della Fondazione Istituto Gramsci. Innanzitutto risulta errata la datazione di quella che finora era stata ritenuta la prima lettera di Antonio a Giulia Schucht, già trepidante d'interesse per la ragazza: fu spedita in agosto, come risulta dal testo, ma non nel 1922 — i due si conobbero nel settembre di quell'anno — bensì nel 1923. Inoltre due lettere di Gramsci datate 13 febbraio 1923, una formale e l'altra di carattere amoroso, non possono essere state spedite entrambe a Giulia, anche perché quella romantica fa riferimento a problemi di salute che la più giovane Schucht all'epoca non aveva. Ne soffriva invece la sorella Eugenia, che appare quindi la vera destinataria di ciò che Antonio chiama «il mio amore» e di frasi del tipo: «Ci vogliamo bene e questa è la più bella e più grande e più forte ragione del mondo».
Nessuna delle lettere chiama l'interlocutrice per nome, ma gli elementi filologici evidenziati da Maria Luisa Righi non lasciano dubbi. E inducono a concludere con ragionevole certezza che un'altra appassionata lettera di Gramsci (senza data ma risalente al gennaio 1923), in cui l'autore mostra rammarico per aver «fatto del male» alla donna cui si rivolge e le chiede di aiutarlo a superare «qualche ferita che sanguina, fin da quando ero bambino», fosse diretta non a Giulia, come si riteneva, ma a Eugenia. Lo stesso vale per una terza missiva, databile tra febbraio e marzo del 1923.
Antonio era giunto in Russia nel giugno 1922, ma aveva presto accusato forti malesseri, per cui era finito nello stesso sanatorio dove era ricoverata Eugenia, che conosceva bene la lingua italiana. Qui era nato il loro amore, durato probabilmente fino alla primavera dell'anno successivo. Poi però Gramsci aveva provato una crescente attrazione per Giulia, incontrata tramite la sorella: la relazione tra i due sbocciò nell'autunno del 1923 e nell'agosto 1924 nacque Delio, il loro primo figlio.
«Tutto ciò spiega il successivo comportamento di Eugenia», dichiara al «Corriere» Maria Luisa Righi. Per esempio si faceva chiamare «mamma» dal piccolo Delio. E quando tutti si trasferirono per qualche tempo in Italia, dove viveva Tania, altra sorella Schucht, Eugenia non volle che i due sposi andassero ad abitare insieme. «Finora si è ritenuto che Eugenia fosse segretamente innamorata di Antonio e gelosa di Giulia, invece provava il risentimento tipico di un'amante tradita», nota l'autrice del saggio.
D'altronde è significativo che le lettere incriminate rimangano a lungo ignote e vengano alla luce solo nel 1962 quando Eugenia e Giulia le consegnarono al segretario del Pci Palmiro Togliatti, sostenendo che Antonio le aveva scritte alla futura moglie. Viene da chiedersi però perché Eugenia non le tenne per sé. «Non possiamo sapere — risponde Maria Luisa Righi — quali meccanismi psicologici siano scattati in lei. Certo non voleva che la sua delusione amorosa fosse svelata, ma al tempo stesso forse desiderava che quelle parole, così belle e appassionate, fossero conosciute. Trovò così una soluzione ingegnosa, che ha consentito al suo segreto di resistere fino ad oggi».

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