giovedì 7 giugno 2012
Frammenti di un'Europa inattesa
William Blacker: Lungo la via incantata, traduzione di Mariagrazia Gini, Adelphi
Risvolto
Non
è strano che Patrick Leigh Fermor dicesse di tenere questo libro
«vicinissimo al cuore». All'inizio degli anni Trenta Leigh Fermor aveva
infatti attraversato, diretto a Costantinopoli, la Transilvania,
ricavandone la materia forse più calda per il suo grande libro di
viaggi, Tra i boschi e l'acqua. Per William Blacker, tuttavia,
quella stessa regione dell'attuale Romania sembra essere non la meta di
un viaggio, quanto piuttosto uno stato della mente, o degli occhi.
Blacker la visita quasi per caso poco dopo la caduta del Muro e,
incantato da tutto ciò che vede, decide di stabilirsi nel suo distretto
più remoto, il Maramureş, adeguandosi a uno stile di vita immutato da
secoli. Ma il demone dell'irrequietezza lo attrae presto più a sud,
dove le montagne digradano nelle colline della Terra dei Sassoni. Qui
Blacker trova un mondo completamente diverso, e assai più movimentato. I
lindi e inappuntabili sassoni sono in gran parte emigrati in Germania, e
nelle loro case si è insediato il popolo degli zingari, la cui capacità
di inventare storie, per poi impersonarle, colpisce almeno quanto
l'incapacità di districarsene. Da qui in poi – da quando cioè nella
vita di Blacker entrano Natalia e Marishka, due sorelle diversissime, e
ugualmente indimenticabili – quella che era cominciata come una serena
elegia su un'Europa scomparsa si trasforma in una rapsodia zigana: a
volte languida, a volte scatenata, ma alla quale in ogni caso è
impossibile non abbandonarsi. Il risultato è un libro che viene
istintivo definire «straordinario, diverso da ogni altro, una storia a
sé». Come cioè Tom Maschler anni fa definì il manoscritto di un altro
erede diretto di Leigh Fermor, uno sconosciuto ragazzo inglese che alla
fine di un lungo viaggio aveva deciso di reinventarsi una terra quasi
inesplorata: la Patagonia.
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