sabato 9 giugno 2012
Vengo anch'io! Dalla Fiom a Diliberto passando per il Mistico di Terlizzi, tutti in fila per gettarsi nella trappola di Bersani e Baffino
Rottura con l'Idv: «E Vendola si decida» Nei piani il sì alla lista civica «anti-Grillo»
E in Sicilia le prove dell'alleanza con Casinidi Maria Teresa Meli Corriere 9.6.12
“Tonino peggio di Grillo”. Bordata di Prodi: suicidio sulle nomine
di Giovanna Casadio Repubblica 9.6.12
Primarie disperate
Cercando la credibilità perduta i partiti maggiori annunciano consultazioni che li terrorizzano
di Wanda Marra il Fatto 9.6.12
Partito democratico
“Gazebo e liste civiche” Dai big Pd ok a Bersani
Il piano in vista del 2013: mollare Di Pietro e al governo con Casini
Prima di arrivare al voto il segretario Pd lancerà un appello ai moderati per allargare l’alleanza a urne chiusedi Carlo Bertini
La Stampa 9.6.12 da Segnalazioni
ROMA
La tensione si taglia a fette, ma finisce con un ok unanime alla
candidatura di Bersani in «primarie aperte entro l’anno» la Direzione
del Pd convocata per ratificare «la sfida». E la vera «conta» è rinviata
all’assemblea nazionale di luglio. Quando si dovranno votare le deroghe
allo Statuto per gli altri candidati del Pd come Renzi a correre nei
gazebo e l’ordine del giorno dei rottamatori alla Civati sul limite dei
tre mandati in Parlamento. Che, se approvato, chiuderebbe le porte a big
come D’Alema, Veltroni, Finocchiaro, Melandri e a decine di altri
dirigenti di tutte le correnti. Tanto che Bersani frena: porte
spalancate ai giovani competenti «che non ci mancano, ma con buon senso,
non si rinuncia al presidio di esperienze preziose per il partito».
Tradotto in sala, come tana libera a tutte le deroghe possibili. Un tema
che scotta, visti gli applausi alla bordata della prodiana Sandra
Zampa, che fa notare come il Professore «è l’unico a non essere qui,
quindi è venuto il momento del rinnovamento».
E il missile lanciato
da Prodi sulla «spinta al suicidio del Pd» per la vicenda delle
authority, dimostra che la tensione corre oltre il recinto di un summit
che riserva siparietti frizzanti. Come quando Fassino
(duro al pari
di Orfini e Gentiloni sulla vicenda delle nomine) rimbecca la Bindi che
lo sollecita a chiudere l’intervento. «Ci vuole pazienza», sospira la
presidente. «Con te ne abbiamo avuta tanta», reagisce stizzito lui e la
Bindi esce dalla sala. O come quando Bersani stoppa i «giovani turchi»
Fassina e Orfini sul voto a ottobre, avvertendoli che «fuori di qui
nessuna sbavatura, le critiche restino entro i limiti dell’instabilità
di governo, non possiamo levare le castagne dal fuoco alla destra». O
come lo scontro tra Fioroni, Veltroni e Gentiloni sulla legge
elettorale. Bersani la considera una priorità, «non ci terremo il
porcellum», chiedendo di astenersi da accuse «di aver venduto l’anima al
diavolo» se si trovasse una mediazione diversa dal doppio turno. Letta
propone un patto costituente offrendo l’elezione di presidenti delle
camere bipartisan per sbloccare l’accordo sulla legge elettorale.
«Quando la tela di Penelope - dice Fioroni - non avrà prodotto nulla, si
cambi una parola al porcellum: non più eletti secondo l’ordine di
lista, ma secondo ordine di preferenze». Altolà di Veltroni, «la cosa
peggiore è il porcellum con le preferenze». «No, la peggiore è il
porcellum con le primarie», rilancia Gentiloni.
E’ solo una delle
perplessità sulla sfida lanciata da Bersani. «Prima c’è il progetto per
l’Italia e poi le primarie, altrimenti si riduce tutto alla scelta del
capo, è l’ordine giusto», è la benedizione condizionata di D’Alema.
Bersani chiarisce che il messaggio di fondo «è guardare le gente negli
occhi, riunire progressisti e democratici per un patto di governo e poi
le primarie per recuperare un rapporto tra politica e cittadini». Con
una staffilata a Di Pietro che «lancia insulti peggiori di Grillo: se
vuole un accordo la smetta».
Ma c’è un piano in vista del 2013 dietro
questo scontro e cioè mollare l’ex pm, che ormai strizza l’occhio a
Grillo, tenersi Vendola al fianco e tentare un patto con Casini. Di
questo tenore: prima del voto Bersani lancerà un appello ai moderati per
allargare l’alleanza di governo oltre i confini di quella sinistra che
magari uscirà vincente dalle urne. Per una «ricostruzione del paese» che
ha bisogno di una ampia maggioranza e di una pax sociale per affrontare
la traversata nel deserto della crisi. «Tonino crede di intercettare i
voti di Grillo e sbaglia: per quel mondo lì, anche lui fa parte del
vecchio. E non si può costruire nulla con chi ti spara addosso ogni
giorno», dicono dalle parti di Bersani. «Oggi il benservito a Di Pietro.
Era ora», gongola Follini su twitter. Non è un caso poi che il leader
Pd disegni «un centrosinistra di governo aperto a un patto di
legislatura con forze democratiche e civiche moderate». Perché le porte
sono aperte per quelle liste civiche che Veltroni invita a non vivere
come una minaccia per un Pd a vocazione maggioritaria.
E la
prospettiva di un Idv fuori dalla porta è la condizione che Casini pone
per siglare un eventuale accordo di governo a urne chiuse. Si dice che
il laboratorio di questo accordo nascerà in Sicilia. Dove ci sarebbe già
un’intesa in fase avanzata per far correre l’Udc D’Alia candidato
presidente alla Regione, con la benedizione del Pd e dei vendoliani.
Aut aut a Di Pietro: rispetto reciproco
La sfida di Bersani «Patto di governo e primarie aperte entro l’anno»
Mandato pieno per cambiare legge elettorale
Il segretario del Pd pensa a cessioni di sovranità tra alleati per garantire l’intesa e saldo ancoraggio istituzionaledi Simone Collini
l’Unità 9.6.12 da Segnalazioni
Si
candida a premier, annuncia primarie aperte, propone un patto di
legislatura a tutte le forze democratiche e lancia un aut aut a Di
Pietro. Bersani delinea il percorso che dovrà portare alle elezioni del
2013 e incassa un voto all’unanimità da parte della Direzione del suo
partito. Al centro del ragionamento che fa il leader del Pd di fronte al
resto del gruppo dirigente c’è la necessità di lavorare per una
«ricucitura tra politica e cittadini». Il che vuol dire cambiare la
legge elettorale, costruire un’alleanza che non sia un’«ammucchiata» e
anzi garantisca governabilità, chiamare gli elettori a decidere chi
dovrà essere il candidato premier alle prossime politiche. Che dovranno
svolgersi la prossima primavera perché il Pd, come ribadisce il
segretario, assicura lealtà al governo, a cui però chiede «un approccio
meno ragionieristico» e non più annunci ma «qualche segno concreto» per
fermare la crisi.
SUPERARE IL PORCELLUM
Per Bersani la priorità a
cui devono dedicarsi i partiti, al di là del lavoro sulle questioni
economiche e sociali, è superare il Porcellum, perché è chiaro che o un
accordo viene trovato prima dell’estate oppure si tornerà alle urne con
questo sistema di voto. Contatti tra il segretario del Pd e Alfano per
far ripartire su un diverso binario la discussione sulla legge
elettorale ci sono stati. Venti giorni è il lasso di tempo che si sono
dati i leader di Pd e Pdl per convergere su un determinato modello.
Bersani alla Direzione ha chiesto, e ottenuto, un pieno mandato a
discutere partendo dalla proposta del doppio turno di collegio, ma con
la disponibilità a cercare una possibile mediazione.
PATTO DI LEGISLATURA
Dipenderà
in parte dal trovato o mancato accordo sul sistema di voto il modo in
cui il Pd andrà alle urne, cioè se da solo o all’interno di una
coalizione. Ma Bersani mette in chiaro fin d’ora che non intende
impegnare il partito in un sistema di alleanze ad ogni costo. «Tocca al
Pd prendere la guida del percorso di alternativa. Noi la proposta
politica l’abbiamo da tempo e la teniamo ferma, centrosinistra di
governo aperto a un patto di legislatura con forze democratiche e
civiche moderate. Un patto di legislatura tra progressisti e moderati
per la ricostruzione del Paese». L’idea di Bersani, nel far riferimento a
un «centrosinistra di governo», è di chiedere agli eventuali alleati un
«accordo di governabilità e una parziale cessione di sovranità». Ancora
più in concreto significa che in caso di controversie fondamentali, i
gruppi parlamentari decideranno a maggioranza, in una riunione
congiunta, come votare in Aula. E non finisce qui. Fin d’ora Bersani
mette non solo in chiaro che l’offerta è rivolta tanto ai partiti quanto
ad associazioni, movimenti, amministratori e singole personalità del
mondo della cultura e dell’impresa (già sono state fissate in agenda per
dopo l’estate due iniziative per stringere i rapporti con questi
mondi).
AUT AUT A DI PIETRO
Il leader del Pd precisa infatti che
non tutti i partiti tradizionalmente alleati faranno parte anche questa
volta della partita. «Al collega Di Pietro dico che c’è una ovvia
condizione di base, il ri-
spetto reciproco e il saldo ancoraggio
istituzionale. Veda un po’ se vuole insultarci o fare l’accordo, mancare
di rispetto alle istituzioni della Repubblica o fare l’accordo. Le due
cose assieme non possono stare. O l’una o l’altra». Il leader dell’Idv
replica a distanza dicendo che vuole capire quale sia il programma del
Pd «perché non intendiamo cadere nel tranello delle ipocrisie e della
vendita di fumo». Parole che non piacciono a Bersani, che nella replica
finale della Direzione rincara la dose: «Ci sono dichiarazioni di Di
Pietro irraggiungibili per Grillo. C’è un limite a tutto».
PRIMARIE APERTE IN AUTUNNO
Oggi
Bersani e Di Pietro saranno insieme, come anche Vendola, a un convegno
organizzato dalla Fiom-Cgil sui temi del lavoro (ieri un gruppo di
rappresentanti sindacali guidato da Ferrando del Partito comunista dei
lavoratori è andato a contestare davanti alla sede del Pd al grido di
«l’articolo 18 non si tocca»). Qui si capirà se la separazione tra Pd e
Idv si può dare per assodata e anche se Vendola sfiderà Bersani alle
primarie (manca l’ufficialità ma non ci sono dubbi). Il leader del Pd ha
rotto gli indugi annunciando non solo che si candida alla premiership
ma anche che entro l’anno si faranno primarie aperte per «far decidere
ai cittadini» chi dovrà guidare la coalizione «dei progressisti e dei
democratici»: «So di chiedere al mio partito un atto di generosità e il
coraggio di una sfida. Conosco bene le contraddizioni, i problemi che
dovremo affrontare. Ma ho sempre pensato che metterci al servizio di un
processo più grande di noi non riduce né il ruolo né la forza del nostro
partito». Diversi dirigenti del Pd, sia nei colloqui riservati che
negli interventi, non hanno nascosto perplessità per la decisione del
segretario. Ma Bersani è convinto che questa sia la scelta giusta: «Alla
fine la democrazia è guardare la gente negli occhi e farla scegliere
liberamente. Si dimostrerà che questo lo facciamo solo noi».
Gazebo per aprire il campo dei riformisti e scegliere il premier, poi patto di legislatura coi moderati
Rudy Francesco Calvo Europa 9 giugno 2012
A Roma Landini riunisce il centrosinistra per un dibattito. Si discute di cose serie: diritti e manomissione dell'articolo 18, programmi. Oggi l'incontro con tutti i big di partito. Di Pietro studia il piano B con Grillo
MATTEO BARTOCCI il manifesto 09.06.2012
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento